Due prime donne, partite praticamente dal nulla, capaci di affermarsi a livello internazionale in un periodo storico assai arduo specialmente per il mondo femminile
È una storia tanto affascinante quanto lontana dal nostro modo di concepire l’Arte nelle sue sfaccettature. Eppure, decenni di distanza dal presente possono essere cancellati grazie alla maestria di far viaggiare il pubblico indietro nel tempo, riportandolo in un’epoca che nessuno di noi ha conosciuto, ma che le parole, le pause e la musica possono far rivivere come per incanto.
Parliamo della rappresentazione teatrale ‘Vedo il Sole’, scritta e diretta da Elisabetta Arianna Raoli che rievoca tre figure immense nel panorama teatrale e non solo: parliamo di Eleonora Duse, Sarah Bernhardt e Gabriele D’Annunzio.
Due prime donne, nel vero senso della parola che, partite praticamente dal nulla, furono in grado di affermarsi a livello internazionale in un periodo storico tutt’altro che semplice, specialmente per il mondo femminile. Una rivalità che vide, a un certo momento della loro vita, la presenza del Vate, ovvero Gabriele D’Annunzio (personaggio unico e irripetibile) che lasciò un segno profondo nella vita di entrambe le Dive.
Un racconto teatrale volto a rievocare la storia e la competizione tra la Duse e la Bernhardt, attraverso letture inerenti alla vita di ciascuna Attrice con attacchi neanche troppo velati verso la rivale; una voglia di emergere e di affermarsi, andando contro i pregiudizi dell’epoca e contro una macchina teatrale che diffidava delle loro capacità.

La Duse (interpretata da Elisabetta Arianna Raoli) narra le proprie origini, figlia di attori guitti con tanta voglia di esprimere l’Arte ma anche con tanta fame con cui fare i conti giorno dopo giorno. Un’infanzia segnata dal nomadismo e da palcoscenici inizialmente piccoli (debuttò a soli 4 anni nel ruolo di Cosetta in una versione teatrale de ‘I miserabili’) che poi, in età adolescenziale, divennero assai più grandi. A 15 anni, infatti, indossò i panni di Giulietta, nel Romeo e Giulietta di Shakespeare e da lì teatri sempre più importanti fino a superare i confini nazionali. Una donna/attrice capace di toccare tematiche fastidiose come il denaro, il sesso e il ruolo della donna in quell’epoca. Dalle sue rappresentazioni emergeva il ritratto di una società ipocrita, fatta di tanta apparenza e poca sostanza.
Sarah Bernhardt (col volto di Sandra Rossi) proviene, invece, da una realtà francese che la vide frequentare gli studi presso il ‘Conservatoire de Paris’ grazie alla protezione del Duca de Morny, fratellastro di Napoleone III nonché amante di sua zia e poi di sua madre. Il suo talento venne scoperto sulle scene di ‘Le Passant’ di François Coppée nel 1869 e trionfò come Maria di Neuburg nel ‘Ruy Blas’ di Victor Hugo nel 1872. Una donna, Sarah, forte e fragile al tempo stesso, capace di abbracciare il successo, difendendolo con le unghie e con i denti ma anche bisognosa di affetto con relazioni amorose spesso finite nel giro di pochissimo e in modo turbolento.

Fonte: Marcello Russo (Fotografo)
Eppure, queste due Dive furono legate da un denominatore comune: Gabriele D’Annunzio. Il Vate (interpretato da Marcello Aslan) fu ammaliato dalla bellezza delle due Donne diventandone l’amante e il più grande ammiratore. Ovviamente, considerato il personaggio, il fascino fu altrettanto forte da parte delle due Attrici. Con la Duse, D’Annunzio ebbe un rapporto “schietto” fin da subito: infatti, quando nel 1882 i due si incontrarono per la prima volta a Roma, il Poeta le propose, ‘tout court’, di andare a letto con lui. La Divina (come verrà chiamata dal Vate) lo congedò con sdegno, ma forse anche con un compiacimento velato. Il legame sentimentale e artistico tra i due durò per una decina d’anni. Ma il tempo, si sa, passa per tutti e così, nonostante la fama e il successo anche oltreoceano, nel 1896 la Duse vide sfumare la propria parte ne ‘La ville morte’ poiché il Vate preferì proprio Sarah Bernhardt per la prima rappresentazione francese.

Fonte: Marcello Russo (Fotografo)
L’attrice francese ebbe un intenso rapporto col Poeta. La loro relazione si interruppe allo scoppio della Prima Guerra Mondiale per riavvicinarsi, un’ultima volta a Parigi nel 1919. E questo filo amoroso fu anche il legame che, in termini storici, unì le due Regine del Palcoscenico.
Queste due storie così intense e affascinanti sono state perfettamente raccontate nello spettacolo ‘Vedo il Sole’ in cui un punto di grande forza narrativa è rappresentato dalla Musica attraverso la maestria di Antonio Demian Aprea (Pianoforte, Violino e Recitazione) e la voce di Maria Banaudi con brani di grande profondità. Un viaggio nel passato in cui lo spettatore è sempre attento e dove non si trovano rallentamenti o pesantezze di alcun tipo. Non è facile riuscire a catturare l’attenzione del pubblico, specialmente in uno spettacolo di lettura, ma la professionalità di tutti i presenti sul palco, ha reso questa performance unica nel suo genere.

Fonte: Marcello Russo (Fotografo)
Ci auguriamo che possa essere presto replicato e fatto conoscere ad un numero sempre più grande di persone. Ad Maiora Semper!
Stefano Boeris
