Una mutazione dell’Emblema del nostro Credo e dell’Urbe che pone degli interrogativi di natura tecnica

È senz’altro il Simbolo della Cristianità per eccellenza. Stiamo parlando della Cupola di San Pietro o, per dirla alla romana “der Cuppolone”. Una meraviglia di Ingegneria, Architettura, Arte e Storia che ha attraversato i secoli fino ai nostri giorni.

Correva l’anno 1588 quando i lavori iniziarono al fine di trasformare in realtà un progetto ambizioso, specialmente se pensiamo ai mezzi dell’epoca e ai nomi che ne seguirono lo sviluppo: dal Bramante a Raffaello; dal Sangallo a Michelangelo. Furono tre i pontefici legati a questo capolavoro della mente umana: Giulio II, Leone X e Clemente VIII. Un enorme dispiego di uomini e materiali che permise, con una celerità degna di nota, di arrivare al 1590 quando la struttura venne ormai definita. Tre anni più tardi, nel 1593, sotto papa Clemente VIII, fu posta la copertura della calotta esterna in lastre di piombo.

Ed è proprio su questo particolare che vorremmo focalizzare l’attenzione. Prima di addentrarci nell’argomento, però, riportiamo solo alcuni dati tecnici: oltre 130 metri di altezza, 41,5 metri di diametro interno e 58,9 di diametro massimo esterno, oltre a 551 scalini.

Nel 2022 sono iniziati i lavori di restauro di per salvaguardare questo Emblema. Le impalcature hanno ricoperto il cosiddetto “Tamburo” ovvero la “base” da cui parte, verso l’alto, la curva formante la Cupola. Le porzioni di travertino rovinate o disgregate sono state catalogate per ciascuno dei sedici settori in cui è suddiviso il Tamburo; ogni singola zona di intervento numerata, fotografata ed inquadrata dimensionalmente.

Fonte: Chiesa Oggi

Smog, tempo, agenti atmosferici avevano rovinato diverse parti mettendo a rischio anche la sicurezza degli innumerevoli visitatori che desiderano giungere al vertice della struttura. Sì, perché vi è un punto in cui è necessario uscire all’esterno per poi rientrare e salire i famosi gradini prima di ammirare un panorama unico al mondo.

E proprio in questo cortile, alla base del “Cuppolone” vi era il rischio di caduta materiali, motivo per cui la messa in sicurezza si era resa necessaria. Gli scalpellini, con grandissima maestria, hanno operato sulle parti, anche più piccole al fine di asportare il materiale contenente la parte rovinata e sagomare la forma della apertura così da incastonare il nuovo tassello di travertino.

Fonte: Chiesa Oggi

Al termine dei lavori la Cupola è apparsa ripulita, bianca (anche se alcune parti già si sono scurite per via dell’inquinamento) ma c’è un fenomeno che ha colpito (e colpisce) gli occhi dei romani e non solo: le lastre di piombo.

La struttura ha assunto, nella sua parte curva, un colore assolutamente inusuale. Le lastre sono diventate scure come se si fossero ossidate improvvisamente. Quel colore grigio chiaro, proprio delle cupole rinascimentali e barocche, che da secoli ha accompagnato il panorama di Roma, è improvvisamente scomparso dalla Cupola per eccellenza, assumendo un colore, all’occhio umano, quasi nero. Cosa è successo?

Fonte: TgTourism

Fonte: Repubblica Romana

Sarebbe interessante conoscere, attraverso un comunicato dei servizi tecnici vaticani, il motivo di tale “fenomeno” che ha cambiato radicalmente la visione tradizionale “der Cuppolone”.

Un segno dei tempi che mutano? Chissà se qualcuno potrà rispondere a tale quesito.

Stefano Boeris

Un pensiero su “LA CUPOLA DI SAN PIETRO SI TINGE DI NERO”

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