Dopo aver ascoltato il brano trionfatore e pur rispettando il verdetto, il dubbio che tale pezzo sia stato premiato solo per un discorso di “politicizzazione” e non per una reale bellezza dello stesso, è emerso in chi scrive in maniera assai evidente.

Anche in questo 2024 abbiamo assistito a quello che, forse, può essere considerato l’evento più importante dell’anno in ambito musicale: l’Eurovision Song Contest. La kermesse si è svolta in Svezia, poiché lo scorso anno, a risultare vincitrice della 67^ edizione era stata la cantante svedese Loreen con il brano “Tattoo”.

Quest’anno il microfono di cristallo (premio riservato al vincitore o alla vincitrice) è stato dato a Nemo, cantante svizzero col pezzo “The Code”. Per lo Stato federale si tratta della terza vittoria.

A rappresentare il nostro tricolore stavolta è toccato ad Angelina Mango, vincitrice del Festival di Sanremo con la canzone “La noia” che però, in ambito internazionale si è fermata al settimo posto. Non male per una ragazza di vent’anni ma, certo, dopo tutto il propellente messo per lanciarla in campo nazionale ed oltre (tra passaggi radiofonici, ospitate nei programmi di punta di RAI e Mediaset, copertine di rotocalchi e quant’altro), ci si sarebbe aspettati qualcosina di più, magari il podio.

Fonte: Corriere dello Sport

Va detto che, come da regolamento, all’Eurovision non è possibile votare il/la cantante della propria Nazione: chi chiamava dall’Italia, quindi, non avrebbe potuto votare per la figlia del grande Pino Mango ma la speranza era legata agli italiani all’estero che, evidentemente, non hanno avuto forza sufficiente per andare oltre il settimo piazzamento.

Al di là dei gusti personali e musicali, reputiamo opportuno fare alcune considerazioni, prendendo in prestito un commento di un Nome che tanto ha dato alla nostra musica leggera, Amedeo Minghi. Il cantautore romano, in un videomessaggio ha lanciato un proprio pensiero su questa edizione dell’Eurofestival, definendolo come uno show con tanta musica da vedere ma non da ascoltare e reputando una “nefandezza” il mostrarsi al pubblico con il proprio organo genitale (il riferimento è al duo finlandese Windows95Man e Henri Piispanen) e come anche la RAI non si sia opposta, in termini di messa in onda, a certe volgarità. “Sono tutto meno che bigotto – ha affermato il Maestro Minghi – e non mi fa nessun effetto il fatto dell’omosessualità ma non deve essere la condizione ideale per fare questo lavoro. Uno per cantare delle canzoni deve per forza andare in giro col p… di fuori? Anche la RAI non dovrebbe trasmettere queste nefandezze”.  E sulla performance della Mango ha commentato: “E’ arrivata settima. Vabbè, mi sembra molto più di quello che poteva accadere. Ha una carica incredibile. Potrebbe essere la nuova Rita Pavone e le faccio un complimento enorme perché Rita Pavone ha avuto un successo planetario quando non c’era la rete, non c’era internet ed ha venduto milioni di dischi come noccioline in tutto il pianeta perché era formidabile. Lei (la Mango n.d.r.) ha questa carica. Però, la Noia…che noia, che noia!”.

Fonte: Fanpage

Fonte: Corriere dello Sport

Ebbene, nonostante le parole di Amedeo Minghi abbiano suscitato critiche da quell’intellighènzia che può proferir parola su tutto e su tutti (e che poi è la prima a parlare di “dittatura”) chi scrive non può che essere d’accordo con tali affermazioni che oggi sembrano apparire come una “voce fuori dal coro”.

Partiamo da un dato che, per quanto scomodo, rappresenta la realtà: se vuoi avere più di qualche buona chance di visibilità in ambito artistico, devi dichiararti schierato secondo una determinata parte politica, omosessuale, propalestinese e a favore dell’accoglienza. Ingredienti, questi, di tutto rispetto se venissero circoscritti in un contesto puramente privato: le proprie idee politiche, il proprio orientamento sessuale, un’idea su un determinato conflitto o sul fenomeno dell’immigrazione fanno parte di un pensiero sul quale ci si può confrontare, anche pubblicamente, ma nei termini e negli spazi adeguati. Sinceramente, prendere una manifestazione in cui la Musica dovrebbe essere la sola protagonista per lanciare messaggi a sfondo politico, sessuale e/o sociale, approfittando dell’enorme impatto mediatico dell’evento, appare come una vera e propria forzatura che nulla ha a che vedere col pentagramma.

Vergognosi i fischi rivolti alla cantante israeliana Eden Golan proprio da coloro che parlano di Pace e di “non violenza”. Forse bisognerebbe spiegare ai contestatori che in quei Paesi che oggi vengono da loro difesi a spada tratta, non c’è posto per l’omosessualità, la parità di genere e la libertà di pensiero. Alla faccia!

E ancora, sempre in riferimento alle parole di Minghi: ma certe volgarità, possono essere accettate in nome di un ipocrita pluralismo? Buffonate come quella di presentarsi con l’organo genitale maschile davanti alle telecamere fanno veramente il bene della comunità omosessuale o, al contrario, sono boomerang che possono ritorcersi contro? Si è veramente convinti che certe trovate (come anche quella di presentarsi in gonnella, come ha fatto il vincitore di questa edizione 2024) siano così utili in termini di accettazione?

Fonte: XDA Developers

Dopo aver ascoltato il brano trionfatore e pur rispettando il verdetto, il dubbio che tale pezzo sia stato premiato solo per un discorso di “politicizzazione” e non per una reale bellezza dello stesso, è emerso in chi scrive in maniera assai evidente.

Dispiace per Angelina Mango che, indipendentemente dalla canzone, ha sicuramente talento e, a differenza di certi suoi colleghi anche nostrani, sa cantare. Ma a vent’anni si ha tutta la vita davanti e, chissà, probabilmente vi saranno altri Eurovison nel destino di Angelina che, speriamo, possano portarle maggiore fortuna, con un criterio di votazione che guardi più a quell’Arte chiamata Musica e sempre meno alla politica di bassa lega.

Stefano Boeris

2 pensiero su “EUROVISION SONG CONTEST: UN ESEMPIO DI DECADENZA MUSICALE E NON SOLO”

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