Le sole parole non sono in grado di dare una rappresentazione adeguata. Ecco perché si è pensato ad una mostra per sviluppare un’idea sull’Amore

Dal 19 ottobre 2023 si apre al pubblico la mostra “De rebus amoris”, curata ed ospitata dalla Fondazione Opera Lucifero di Roma.

Nel trattare il tema dell’amore, al quale ognuno può attribuire il significato che vuole, le parole, da sole, non sono in grado di dare una rappresentazione adeguata e quindi si è pensato ad una mostra in cui la combinazione testo-immagine, nell’elaborazione di un pensiero su questo tema, libera dentro di noi quelle facoltà interpretative individuali utili per riflettere e sviluppare un’idea propria su di esso.

La mostra presenta una successione di scenari, all’interno dei quali sono state collocate le opere, che ci fanno considerare con occhi nuovi le nostre esperienze in campo sentimentale ed affettivo.

Oltre 200 opere d’arte di varie epoche e provenienze, anche non esplicitamente attinenti all’amore, ma che ne suscitano l’immaginazione ed inducono ad un facile processo di immedesimazione, dato il tema.

Si va da lavori del terzo millennio a.C. fino all’arte contemporanea rappresentata da oltre 60 artisti. I nomi più importanti, tra i contemporanei sono Jeff Koos, Hermann Nitsch, Paul Delvaux, Pablo Picasso, Massimo Campigli, Enrico Castellani, Giosetta Fioroni, mentre tra quelli del Settecento, Ottocento e primi del Novecento abbiamo: Félicien Rops, Francesco Paolo Michetti, Filippo Falciatore, Bartolomeo Pinelli ed altri.

Fonte: Fondazione Opera Lucifero

Per quanto riguarda i pezzi archeologici oltre alle 9 Veneri paleolitiche, verranno presentate cinque sculture del Gandhara di II secolo d.C.

Una panoramica alternativa alla visione stereotipata ed omologante di un sentimento attualmente vissuto con scarsa consapevolezza.

La mostra è divisa in quattro sezioni:

1) una collezione di Veneri paleolitiche che ci riporta all’idea di amore e bellezza nelle culture arcaiche dei tre continenti, Asia, Europa ed America;

2) un viaggio attraverso l’amore vissuto in altre culture in cui prevale la tradizione come Giappone, India e Cina;

3) un percorso interiore sul rapporto significante-significato delle varie declinazioni della parola amore attraverso 21 parole chiave;

4) una piccola galleria dedicata all’ideale di amore romantico nell’Europa tra Settecento e Ottocento.

Tutte le sezioni prevedono una interazione attiva del visitatore che potrà dare il proprio contributo all’idea di amore attraverso una serie di espedienti appositamente studiati.

Il rapporto tra le opere, così diverse per epoca e cultura di provenienza, evoca un altro mondo il cui filo conduttore genera una sorta di lettura unitaria del Sistema Amore.

Un’opportunità per la Fondazione Opera Lucifero di esibire una parte della sua collezione d’arte costituita da oltre 7.000 opere.

La rassegna culturale legata all’evento è formata da concerti, spettacoli teatrali, performances, presentazioni di libri, conferenze e, contestualmente, ci saranno una serie di tematiche prese dalla mostra che verranno declinate utilizzando tre parole chiave per ogni mese:

Novembre: Bellezza, Attrazione, Infatuazione;

Dicembre: Coinvolgimento, Complicità, Intimità;

Gennaio: Morbosità, Possesso, Paura;

Febbraio: Esplorazione, Temerarietà, Compartecipazione;

Marzo: Dedizione, Premura, Continuità;

Aprile: Ascesi, Devozione, Fede;

Maggio: Mito, Passione, Illusione.

Attori, registi, musicisti, creativi sono stati invitati a fare proposte secondo questo schema permettendoci di costruire un programma denso, inedito e pieno di sorprese che verrà presentato all’inaugurazione della mostra.

L’esposizione si avvale della pubblicazione di un catalogo edito da La Lepre Editore di 260 pagine in formato album con 64 tavole a colori, arricchito di testi di 18 autori tra esperti d’arte contemporanea, psicologi e antropologi che hanno sviluppato gli stessi temi della mostra abbinando criteri scientifici a dissertazioni di carattere letterario, non senza punte di ironia.

Per informazioni: fondazioneoperalucifero@gmail.com

Roberto Begnini

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