Un risultato che è sotto gli occhi di tutti e che difficilmente non sfocerà in un pesante conflitto sociale

È drammatico raccontare l’attuale situazione francese, ma è ancor più triste vedere quanto la stessa destabilizzerà l’Europa. Situazioni tutte logiche e conseguenti a decenni di incapacità politica che danno adito oggi, agli stessi artefici che le hanno volute, di criticare gli attuali protagonisti della storia. Francia: 113 % di debito sul pil e sforamento dei conti pubblici di oltre il 6 %. Un disastro cui qualcuno dovrà mettere mano, ma chi?  

L’abilissimo Macron, con azzardo con scarsi precedenti, solo alcuni mesi fa occultando la tempesta all’orizzonte, indiceva elezioni politiche dove i partiti, giocavano contro la destra, dominante nei sondaggi, al tutti contro uno. Con questa manovra si evitava lo sfondamento e la conquista del potere da parte di Le Pen e accoliti. Poi, entrati in parlamento, si pensava di isolare la Sinistra, vera vincitrice del voto, e si trovava logico mettere su un governicchio di minoranza che potesse gestire una situazione difficilmente risolvibile anche se la compagine al potere avesse avuto una forte investitura popolare.

Fonte: RaiNews

È chiaro che ai francesi i nostri democristiani non hanno insegnato nulla. Invece di dialogare con la destra scegliendone la parte moderata e portandola al potere si è pensato di poter emarginare, tra desta estrema e sinistra radicale, il sessanta percento dell’elettorato e creare un governo uguale ai precedenti. In sostanza si è tentato di far finta di nulla e non solo per convinzioni politiche ma per l’evidente interesse personale di mantenere saldo il potere nelle mani del Presidente, nelle mani di Macron.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti ed è difficile pensare che la situazione non sfocerà in un pesante conflitto sociale. L’Europa, per la miope costruzione e gestione voluta per lo più da popolari e socialisti, pagherà il conto negli stessi termini dei francesi. Anche in Germania si isola la destra, maggioranza relativa del paese, si governa contrastandone i sentimenti e non si cerca un dialogo per estrarre da quella parte della popolazione che così la pensa la sezione moderata e più atta a dialogare.

Fonte: Vatican News

Il calo del pil francese, i drammatici errori voluti dalla ideologia green che hanno destabilizzato il mercato automobilistico tedesco verranno pagati dall’intero continente aderente all’euro. Un’unica moneta per poteri politici diversi e spesso concorrenti e confliggenti. Così l’aumento dei tassi in Francia limiterà fortemente la riduzione degli interessi sul debito pubblico italiano conseguente ad un governo, discutibile sì, ma stabile.

Tutto questo in un momento storico in cui siamo obbligati a scelte difficili, a fronteggiare guerre e massacri, in un momento in cui i nostri avversari, quelli che a Pechino dichiaratamente si riuniscono per scalzarci dal governo del mondo, decidono in un secondo con sistemi autocratici e dittatoriali.

E così questa Europa paralizzata dalla propria asfissiante burocrazia deve anche sorbirsi i rimbrotti di vecchi tromboni, da Prodi a Monti e dintorni, che questa Europa hanno creato. Chi ha voluto se non loro una comunità a 27 stati ognuno dei quali, anche il più piccolo, ha potere di veto su tutto?  Chi ha voluto un parlamento europeo impegnato a creare regole su regole, burocrazia su burocrazia, perdendo il 50 % del pil in confronto agli Stati Uniti in pochi anni ed accettando comunque di importare dagli USA tutto il degrado sociale e culturale possibile tramite i Tik Tok e gli Instagram e l’intero mondo dei social? Tutti strumenti che ci hanno colonizzato culturalmente ed economicamente con il silenzioso assenzo del parlamento europeo, troppo impegnato a misurare il diametro delle mele.

Fonte: Euronews

“Il mondo ha bisogno di più Europa. Per ricostruire la centralità del diritto internazionale che è stata strappata. Per rilanciare la prospettiva di un multilateralismo cooperativo. Per regole che riconducano al bene comune lo straripante peso delle corporazioni globali, quasi nuove Compagnie delle Indie, che si arrogano l’assunzione di poteri che si pretende che Stati e Organizzazioni internazionali non abbiano ad esercitare”. Parole di Mattarella. Parole assolutamente vuote innanzi agli accadimenti internazionali che dimostrano l’assoluta marginalità dell’Europa, l’inesistenza e l’insussistenza del diritto internazionale, lo strapotere delle “nuove Compagnie delle Indie”, che la vecchia politica italiana ed europea, di cui evidentemente il nostro Presidente è stato protagonista, è riuscita, con un impegno nefasto quanto profondo e con scarsa prospettiva politica a realizzare.

Una forte dose di autocritica sarebbe molto più gradita e lascerebbe spazio a nuove interpretazioni e nuovi protagonisti che correrebbero un rischio molto basso di far peggio dei loro predecessori.    

Ferruccio Zappacosta