Un’America che noi europei conosciamo poco perché la narrazione ci trasferisce quello che succede nelle grandi città e nei ceti sociali che non vivono i problemi della gente comune

Questa volta la presidenza Trump lascerà un segno nel destino del mondo. A differenza dell’altra volta, la vittoria netta che ha conseguito, gli assegna un consenso popolare indubbio e la maggioranza sia della Camera che del Senato. Potrà quindi attuare senza problemi il suo programma elettorale e già, il primo giorno, ha firmato 100 decreti che danno una indicazione netta di quella che sarà’ l’America nei prossimi anni. La sua vittoria è frutto di una sintonia con gli americani che non fanno parte dell’elite, con gli americani dimenticati che vivono nel corpaccione dell’America, che non vive nelle grandi città ed è più interessata ai problemi primari degli individui.

Quell’America che noi europei conosciamo poco perché la narrazione ci trasferisce quello che succede nelle grandi città, nelle università e nei ceti sociali che non vivono i problemi della gente comune. Trump ha conquistato addirittura il consenso degli ispanici, degli immigrati stanchi del disinteresse dei democratici nei loro confronti. Forte di questo supporto, Trump ha già cominciato a far capire quello che vuole. Lasciamo ad altro momento una riflessione su quali saranno i riflessi sulla vita degli americani e occupiamoci dei riflessi che il trumpismo avrà sul mondo.

Fonte: Internazionale

Plauso alla Meloni che è riuscita a stabilire un contatto con Trump e Musk, osannato quando sosteneva il partito democratico e demonizzato adesso filo repubblicano, contatto che ha contribuito a risolvere il rapimento di Cecilia Sala e che ha messo le premesse per un rapporto costruttivo utile all’Italia e all’ Europa. La Meloni è nelle condizioni di poter svolgere un ruolo fondamentale nel rapporto Stati Uniti-Europa, un po’ come la Merkel ha fatto per anni, condizionando la politica di tutti i Paesi europei e portando utilità alla Germania.

L’Europa. È noto che Trump non ha simpatie per il nostro continente. La vuole destrutturare e mettere in difficoltà imponendo dazi e ulteriori, gravosi investimenti per gli armamenti. È il momento che tutte le incertezze di questi anni, che non hanno fatto fare passi avanti nell’azione per definire l’Europa che serve, si trasformino in un deciso e urgente cambio di passo, pena un inarrestabile declino. Se l’Europa non si sveglia verrà schiacciata dai colossi americano e cinese che si giocheranno la nuova spartizione del mondo. Credo sia l’ultima chiamata per un sussulto di dignità e per la salvezza del continente.
Trump lascia intendere che non farà sconti a nessuno, tutta la sua politica è finalizzata al rilancio dell’America e i primi provvedimenti vanno in questa direzione, sia internamente con l’abbassamento delle tasse e con politiche protezionistiche tese all’aumento della domanda interna, sia per l’esterno con l’applicazione dei dazi.

Insomma, Trump ribadisce l’American First e questa volta la risposta dell’Europa deve essere decisa e forte. Il punto debole sta nel fatto che sta cambiando il mondo e che i vecchi equilibri stanno cambiando e, la tragedia, è che si fa finta di non vedere che gli interessi sono cambiati e che la destra populista sta conquistando il consenso di tanti cittadini.

Per venire alla nostra Italia, mentre in campo internazionale la Meloni ha conquistato il centrocampo e la sua solidità e reputazione accresce sempre più, in Italia il Governo fatica di più a realizzare quelle riforme ineludibili per rendere questo Paese competitivo. La riforma della Giustizia è in discussione e speriamo che presto l’Italia si sottragga all’odioso condizionamento della Magistratura che da mani pulite in poi indirizza gli equilibri politici italiani. Personalmente condivido un giudizio tiepido sul Governo composto da alcune persone inesperte, come inesperta è la classe politica della maggioranza di governo; d’altronde le classi dirigenti si formano negli anni e l’abitudine di un tempo, che portava a studiare i problemi prima di parlare, andrebbe rapidamente ripristinata, per aumentare la qualità della proposta politica.

Fonte: RaiNews

In queste ore monta la polemica per il rilascio di un criminale libico, il capo della polizia libica, che si è macchiato di orrendi crimini ed era ricercato dalla corte di giustizia internazionale. Arrestato in Italia e subito rilasciato e riportato in Libia, ha scatenato l’indignazione della sinistra e dei ben pensanti. Ovvio il disagio di questa vicenda. Rilasciare dei taglia gole e’ una decisione che pesa sulla coscienza di tutti ma la famosa ragion di Stato impone certe decisioni. Succede a Gaza, dove per una tregua vengono liberati più di 1000 terroristi di Hamas che, non credo tornino a lavorare ma immagino tornino a rinfoltire le truppe di terroristi di Hama. Succede quando si scambiano cittadini rapiti, di qualsiasi nazionalità, che vengono scambiati con delinquenti comuni o terroristi.

È successo e succede spesso e volentieri. In questo caso la decisione è stata presa per non compromettere gli accordi presi da un governo di sinistra, con l’ottimo Marco Minniti, per frenare il flusso dei clandestini. Immagino che il Governo abbia valutato questo elemento e ha fatto quello che doveva fare per non compromettere un accordo che in parte funziona. Quasi ripugna prendere queste decisioni ed è molto facile urlare ai 4 venti la propria indignazione, chissà, con il peso della responsabilità, se gli urlatori di oggi, prenderebbero decisioni diverse. È bene ricordare che Almasri ha girato indisturbato tra Londra, Bonn, Monaco senza che nessuno lo fermasse prima di arrivare a Torino dove la Digos lo ha arrestato. A pensar male si fa peccato ma…

Un’ultima considerazione. Le polemiche sui treni, la sanità, le pensioni e le chiacchiere da cortile che incombono su di noi, al cospetto della rivoluzione in atto fanno ridere, come fanno ridere questi attori della compagnia di giro che affolla i canali televisivi e che tra opinionisti in cerca di fama e politici che un tempo, al massimo portavano le borse, mettono a nudo la nostra mediocrità.

FRANGES

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