Il Leader della CGIL si può permettere di istigare all’eversione non meritando neanche un trafiletto in prima pagina

In Italia, fin dal dopoguerra, abbiamo assistito a scontri politici durissimi. Una parte della nazione governava, all’interno degli accordi di Yalta, ed un’altra voleva il comunismo. Abbiamo assistito all’eversione delle stragi, alle organizzazioni alla “Gladio”, alle Brigate Rosse, ma mai, dico mai, si era sentito un sindacato, un corpo intermedio dello Stato, istigare alla “rivolta sociale”.

Il Sig. Landini dovrebbe ricordare due cose molto importanti: la prima è che l’Italia ha il numero di contratti collettivi (oltre 200, che coinvolgono circa il 96 % dei lavoratori) più alti del mondo. Dovrebbe ricordare che quei contratti negli ultimi trent’anni, trent’anni nei quali lui è stato a vario titolo un Leader sindacale, li ha firmati in primis la sua organizzazione e che quindi i bassi salari, la precarietà che il governo sta difficoltosamente ma concretamente riducendo, l’ha avallata lui.

La seconda cosa molto, molto importante, è che, quando Luciano Lama, l’uomo che costituiva e rappresentava la cinghia di trasmissione tra CGIL e Partito Comunista (uomo di ben altro spessore del povero Landini) ha pensato di sfidare la Fiat e, soprattutto, la borghesia italiana, ha portato a casa la peggiore delle sconfitte sindacali ed il più forte ridimensionamento della CGIL.

Fonte: la Repubblica

Che il P.C.I.  dell’epoca giocasse, come oggi gioca il PD, al tanto peggio tanto meglio insieme alla CGIL è storia, ma mai nessuno, e dico nessuno, si è permesso di incitare alla “rivolta sociale”. Sapete bene cosa significa, se ne potrebbe disquisire a lungo, ma nella sostanza stiamo parlando della fine dello Stato e della convivenza civile.

Di tutto questo, accaduto l’otto novembre, sui principali quotidiani (Corriere – Repubblica – Stampa – Il fatto quotidiano) non c’è traccia in prima pagina. Quindi sorge il dubbio che, secondo i rispettivi direttori, la CGIL nei fatti non rappresenti più granché e quindi è una non notizia, oppure, la Landiniana idea è talmente condivisibile che non c’è tanto da discutere.                    

Ed anche, ed è più grave, sui giornali definibili di destra, poca roba, quasi nulla. Così la polemica politica si sposta sulle frasi della Premier che definisce la sinistra chic e al caviale e la Shlein che risponde che lei il caviale non l’ha mai mangiato. Credo che una persona abituata a vestirsi con l’armocromista se non ha mai mangiato il caviale è solo perché non le piace, avrà mangiato il ben noto tartufo d’Alba. Ma è la risposta della destra, del sistema destra che manca, dalla Premier ai giornali.

La Premier, davanti al Leader del principale corpo intermedio dello Stato che bestemmia la Costituzione come ha fatto Landini dovrebbe avvertire che non avrà più al suo tavolo la CGIL fin quando il suo segretario non sarà sostituito. Dovrebbe avvertire la cittadinanza che questa sua decisione comporterà scioperi e disagi, ma che saremo costretti a sopportarli perché un eversivo, chiamato ad essere eversivo, a copertura di trent’anni di palesi insuccessi, non può coprire la carica di Leader del principale sindacato italiano.

Fonte: Open

Non è accettabile questa debolezza che si riscontra in tutta la destra di governo. Si vada pure allo scontro facendo solo attenzione a stare dalla parte della ragione.

Per un Ministro che ingenuamente si innamorava di una donna e che al dunque preferiva mettere tutto in piazza, con danni enormi sia professionali che istituzionali che familiari, pur di non concedere una consulenza ministeriale “gratuita” si è parlato per mesi. Mentre il Leader della CGIL si può permettere di istigare all’eversione non meritando neanche un trafiletto in prima pagina. Dov’è il giornalismo?  

A conferma della debolezza mediatica della destra di governo lo scorso lunedì andava in onda su Rete 4 la puntata di “Quarta Repubblica” alla quale partecipava, in qualità di intervistato, il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, che, con una saccenteria al limite della nausea, difendeva, definendole ineluttabili, le sentenze dei suoi colleghi sull’immigrazione e sulla questione Albania. Tutto dipende dall’impossibilità di trattenere e respingere i provenienti da paesi anche parzialmente insicuri e dalla relativa sentenza della Giustizia Europea, giustizia evidentemente sovraordinata a quella italiana.

Gli sono state rivolte domande su domande, alle quali ha agevolmente risposto con un’arroganza ed una prosopopea inarrivabili. Ma la domanda principe non gli è stata fatta. Perché Tedeschi, Francesi, Spagnoli e tutti gli altri trattengono e respingono senza se e senza ma? La sentenza vale solo per noi ed i giudici di questi paesi amministrano l’illegalità?

Niente preoccupazione, la risposta la conosciamo, ma a noi restano altri dubbi: perché non glielo abbiamo chiesto? Forse perché, se glielo avessimo chiesto non sarebbe andato in trasmissione?

Ferruccio Zappacosta

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