La vista angelica non conosce propriamente la durata della contemplazione, ma il colpo d’occhio che si esprime in un’unica occhiata
L’angelologia moderna ci ha insegnato che gli angeli più alti, quali modelli di vita contemplativa, non chiudono mai gli occhi, hanno occhi senza palpebre né ciglia, li tengono sempre aperti, eppure vedono una sola immagine. Il più alto dei serafini ha una sola immagine negli occhi, tutto quello che gli altri angeli, sotto di lui, concepiscono nella molteplicità, egli lo comprende nell’istante, tale da guardare con un unico sguardo a tutte le cose e a ciascuna, ma le pupille sono rivolte all’interno; perciò, la visione non avviene attraverso il senso delle cose collocate nello spazio, ma collocate nelle pupille stesse.
La vista angelica non conosce propriamente la durata della contemplazione, ma il colpo d’occhio che si esprime in un’unica occhiata. Gli angeli meno perfetti vedono mediante un numero maggiore di sguardi, mentre i più perfetti vedono con un numero inferiore di occhiate, fino ad arrivare a un solo colpo d’occhio in un battito di ciglia. Un cherubino comprende con un solo sguardo da un secolo all’altro: più è perfetto, minori sono le occhiate che dà.

Fonte: F.Z.
Proprio perché non deve essere attualizzata dalla percezione del mondo esterno, la vista dell’angelo conosce le cose attraverso immagini. Le creature angeliche videro tutte le cose (cieli, acque, boschi) prima che fossero create, in questo senso attinsero alla conoscenza mattutina: nella prima alba del mondo videro in un colpo d’occhio le figure delle cose che sarebbero state poi create la sera; vedevano nella sua prima condizione la figura del mondo prima che il mondo fosse materialmente formato. Quando il mondo ancora non c’era, lo vedevano tuttavia attraverso una somiglianza, conoscevano un’imitazione della Natura precedente la creazione della Natura. Il raddoppiarsi della Natura nell’immagine riflessa racchiude il mistero della perdita dell’unicità e la dispersione nella regione della somiglianza. Pertanto, ogni atto rispecchiante è un’azione che disgiunge l’unità. Lo specchio serve come la pittura a verificare questa scissione della Natura tra cosa e riflesso, realtà e impronta. Il vantaggio della pittura rispetto allo specchio è che non ha bisogno che l’oggetto riflesso resti presente.
Ogni quadro è uno specchio che stabilisce in sé l’immagine riflessa, e anche se l’oggetto postovi davanti è stato tolto, l’immagine vi permane a prescindere dal mondo. La pittura deve essere vista da un solo occhio, anziché da due occhi, perché elimina la dualità di realtà e riflesso. Nella perfezione dell’unità angelica vi è un solo occhio, perciò la vera pittura deve essere pittura per un solo occhio. Ciò significa il precetto di pitturare e di guardare la pittura coprendosi un occhio, in quanto la migliore pittura è per un occhio. La distinzione è tra opere per due occhi e opere per un solo occhio (Gregorio di Nissa, Omelie sul Cantico dei Cantici, 4, 9). È fondamentale l’ufficio di guardare le cose con uno solo dei due occhi per mezzo del quale si può vedere ciò che è unico, superando l’ambiguità della visione a due occhi. La migliore pittura dovrebbe essere pittura per un solo occhio e per una sola occhiata della durata di un battito di ciglia.
Idealmente le menti angeliche possono conoscere le realtà esterne nella loro traduzione pittorica, separata dalla materia, possono vedere il nostro mondo per mezzo di una somiglianza del mondo, partecipando di un’imitazione senza un originale, non giungono a questa visione per conoscenza naturale ma attraverso una somiglianza desunta dalla creazione. La visione con la quale l’angelo vede il mondo è simile alla visione con la quale un uomo, attraverso la somiglianza di un dipinto, vede un altro uomo. Gli angeli che vedono esteriormente vedono il mondo attraverso la pittura, conoscono del mondo ciò che l’umanità dipinge del mondo, così come le cose si mostrano in un dipinto. La conoscenza angelica della realtà esterna è una conoscenza esclusivamente pittorica, è sempre un dipinto l’oggetto della visione. La vista angelica vespertina non conosce direttamente il mondo, ma del mondo conosce solo ciò che viene dipinto; pertanto, gli angeli hanno nozione della terra solo attraverso la nostra pittura, non hanno mai visto un uomo o un albero dal vivo né mai lo vedranno dal vero.
Gianni Garrera
Galleria d’Arte Purificato.Zero
Francesco Zero 3481800776
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