Non si fanno ancora, quasi per niente, seri sforzi per spiegare la vittoria di Trump

In pochi si sono sinceramente sforzati di capire il fenomeno Trump. Invece di tentare di risalire alle reali motivazioni, che, al di là delle solite fumisterie e ridicolaggini del neoeletto presidente americano, le quali non sono peraltro affatto appannaggio del leader dei Repubblicani, potessero spiegare la vittoria dei GOP in questa ultima tornata elettorale, ci si è, esattamente come accaduto nel 2016, concentrati su aspetti inessenziali della questione e ci si è limitati alla banale demonizzazione della figura in questione.

Le tematiche centrali della campagna elettorale, a dispetto dei desiderata della galassia che gravitava intorno al Partito Democratico, sono infatti state le tematiche economiche e quelle dell’immigrazione e della sicurezza. Queste preoccupazioni di una larghissima fetta della popolazione non hanno trovato nessuna risposta credibile nelle ricette proposte dal partito che esprimeva la candidatura di Kamala Harris.

Fonte: Corriere Tv – Corriere della Sera

Trump è infatti riuscito a rassicurare un’America che si sentiva sempre più depauperata e precarizzata e che percepiva nell’immigrazione illegale, la quale sicuramente ha toccato numeri ragguardevoli durante la Presidenza Biden, specialmente se paragonata ai quattro anni precedenti, e nei crimini delle gang, immondo particolare in alcune grandi metropoli, un pericolo esiziale per la loro esistenza e per la tenuta stessa del sistema americano. Un altro ruolo cruciale è stato giocato dalla cosiddetta “wokeness” e dalla “cancel culture”, ovvero dalla mentalità di alcune delle frange più radicali del progressismo di oltreoceano, che, predicando cose estreme su tutti i fronti, dai diritti LGBTQ al femminismo, dall’ambientalismo all’antirazzismo, dall’animalismo a un certo tipo di socialismo radicale, hanno terribilmente inquietato la coscienza profonda della società americana. Lo snobismo e l’odore di etilismo di tanta parte del mondo democratico, la criminalizzazione di chiunque esprimesse anche il minimo dubbio di fronte alla prospettiva di votare Kamala Harris, il fatto che si sia presentato questa elezione come la battaglia finale escatologica fra bene e male ha fatto il resto, facendo guadagnare alla nativa della California use antipatie di diversi strati dell’elettorato.

Fonte: Geopop

Da ultimo la scarsissima serietà e la pochezza delle proposte economiche e delle altre soluzioni ventilate in ambito immigrazione e in tutti gli altri fondamentali dalla neocandidata Harris, dopo l’umiliante defenestrazione di Biden, causa manifesto decadimento delle facoltà cognitive, hanno definitivamente spostato l’ago della bilancia negli stati decisivi a favore del nativo del Queens.

Alberto Fioretti

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