«Lavoro alla tenda riformista per allargare il campo largo e torno alle feste dell’Unità». Il leader di Italia Viva come il figliol prodigo ci riprova

Guarda al 2027 Matteo Renzi, che dalla 13a assemblea nazionale di Italia Viva del 5 luglio scorso a Genova, ha lanciato l’amo per ribadire che in quel cantiere aperto che si chiama ‘la tenda riformista’, il centro moderato è una risorsa importante. Citando Fabrizio De André per indicare la strada da percorrere, anche se stretta e ripida come una Creuza de ma, Renzi spiega dal palco della sala convegni dell’Acquario di Genova che il centrosinistra unito può tornare a vincere. Al suo fianco c’è Silvia Salis, la neosindaca del capoluogo ligure, eletta grazie a un’ampia coalizione di centrosinistra. Renzi guarda alle politiche del 2027 sul ‘modello Salis’, infatti, e sottolinea che è l’unico che ha funzionato e che può funzionare. «Non so se è matematica o fortuna – dice -, ma il dato è che politicamente se si sta tutti insieme si vince».

Il leader di Italia Viva con la sindaca di Genova Silvia Salis – Fonte: Social X di Matteo Renzi

Il problema di fondo è sempre lo stesso. «C’è una divisione della sinistra – spiega Renzi – che permette a Meloni di governare pur essendo minoranza». E allora l’appello all’unità, fin dalle prossime elezioni regionali, che sono come una specie di appuntamento di metà mandato per l’attuale governo.

Da Genova Renzi ricorda che la quotidianità è quella sfida che il ceto medio affronta tutti i giorni: «E’ aumentato il costo delle materie prime, il costo della vita e il carrello della spesa, e il 17 luglio saranno i mille giorni di governo del centrodestra. Noi, in tutto il territorio nazionale, presentiamo il volantone, come quelli dei supermercati, dal titolo: Giorgia, ma quanto ci costi?». L’idea è di mettere in evidenza quanto costavano determinati prodotti 999 giorni fa e quanto costano adesso, chiedendo al centrosinistra intero di andare in piazza, davanti a supermercati e stazioni della metro, a distribuire il volantone.

Renzi dal podio genovese dell’assemblea nazionale di Italia Viva – Fonte: Social X di Matteo Renzi

Ma la vera novità è un’altra: «Lavoro alla tenda riformista per allargare il campo insieme a chi ci sta e torno alle feste dell’Unità». Si scolpisce così, con un proclama che sa di marketing politico, la campagna dell’estate italiana 2025 del leader di Italia Viva, Matteo Renzi. Per costruire il campo largo servono tutti, ma per un “lanciatore” come lui, che ha guidato il Partito Democratico portandolo fino a governare, ma che poi l’ha lasciato per farsene uno tutto suo (Italia Viva), il ritorno alle feste dell’Unità sembra ricalcare in qualche modo la parabola del figliol prodigo.

La preposizione latina di ex per un tipo come lui si spreca: ex premier (dimissionario nel 2016 dopo la vittoria referendaria del no sulla riforma costituzionale Renzi-Boschi), ex segretario del Pd, ex alleato di Calenda. Ora la nuova piroetta, con l’annuncio della rimpatriata come ospite alle feste dell’Unità sparse per l’Italia, dopo una lunga fase di gelo siberiano nei suoi confronti.  

Renzi duetta il 17 luglio con il suo antico “avversario interno” Gianni Cuperlo in Lombardia, a seguire con Stefano Bonaccini in Emilia-Romagna, il 31 luglio in Toscana, a Reggello, con il governatore Giani, poi ancora l’11 settembre a Milano con l’europarlamentare dem Nicola Zingaretti. E sempre nel mese di settembre, quasi certamente in presenza anche alla Festa nazionale dell’Unità per celebrarne gli 80 anni. Un anniversario a cifra tonda, dalla nascita della Festa a guerra appena terminata, il 2 settembre 1945, in due comuni lombardi. La location è ancora da definire, si sa però che si svolgerà nelle prime due settimane di settembre, nella Fortezza da Basso a Firenze o al Mandela Forum o alle Cascine. 

Renzi minimizza lo stupore, provato da più d’uno, circa le sue ospitate all’insegna del mantra di Elly, “testardamente unitari”, e ci tiene a spiegarlo lui stesso, ancor prima che gli venga chiesto: «Quel che sta accadendo è semplice e riguarda il mio posizionamento. Mentre fino a un anno fa c’erano tanti dubbi, oggi sono spariti perché io sono quello che mena di più su Giorgia Meloni, sui cui fallimenti ho pure scritto un libro (L’influencer, n.d.r.)». Ecco fatto, tutto sistemato, potrebbe essersi perfino rimarginata la ferita di quando l’ex premier diede l’addio al Pd e nei suoi confronti girava l’epiteto di ‘figlioccio di Berlusconi’.

Il passato è passato: i mille giorni, le riforme, il Jobs Act, gli 80 euro, l’exploit alle Europee, un euro in difesa e uno nella scuola: i sassolini bianchi che Renzi ha lasciato sul suo cammino sono sparpagliati qui e là, quasi come i filorenziani lasciati di vedetta dentro il Pd. Intanto, per l’ultimo borsino dei leader divulgato dalla Dire-Tecné, Renzi sta al 13,4% dei consensi sul campione intervistato, contro il 46,1 della Meloni, il 26,9 di Salvini e il 19,7 di Calenda.

Daniela Binello