Chi non ha avuto la possibilità di dotarsi di aria condizionata, si arrabatta con ventilatori che non ti fanno respirare meglio e questo non lascia scampo a reazioni di insofferenze incontrollate

Come ampiamente annunciato da esperti meteorologi è arrivata la stagione del grande caldo, quello opprimente, che ti toglie il respiro, che ti blocca a casa o in ufficio dove hai un po’ di sollievo se hai l’aria condizionata, appunto, se ce l’hai…

È la prima volta che i media esteri, in particolare quelli inglesi, danno tanto risalto ai nostri problemi climatici. Recentemente il Times di Londra titolava “Roma la città infernale” ed a seguire i soliti consigli di sopravvivenza a “Cerbero” per i turisti britannici.

Chi ha preso le ferie a luglio rimpiange di non aver aspettato il solito agosto, sempre caldo ma che porta l’idea di un miglioramento dopo Ferragosto perché da sempre è stato così, si tramanda questa speranza ma sono ormai anni che ci tocca aspettare almeno ottobre per stare un po’ meglio…

Chi ha dei figli piccoli ed un week end da affrontare, opta per un pomeriggio in un grande centro commerciale con giochi, bar, ristoranti, negozi ma soprattutto aria condizionata. La spiaggia con la cabina, due sdraie, pranzo e gelati vari non è più alla portata di tutti, un giorno al mare per una famiglia è diventato un investimento. E poi fa caldo, troppo caldo, anche l’acqua del mare sembra una brodaglia, la crema solare non è più un optional ma una necessità e la partitella a pallone bordo mare diventa un incubo.

Per gli anziani un clima così estremo condiziona totalmente la giornata. Niente passeggiata o caffè con gli amici al bar. La spesa ottimizzata al massimo per i pesi da portare e la scelta degli orari non c’è più. L’ unica opzione non pericolosa è andare presto, molto presto la mattina.

Ma il problema è casalingo. Chi non ha avuto la lungimiranza e la possibilità di dotarsi di aria condizionata, si arrabatta con ventilatori che, per quanto smuovano l’aria, non ti fanno respirare meglio e questo stanca, innervosisce, non lascia scampo a reazioni di insofferenze incontrollate tra moglie e marito, tra marito e suocera, tra genitori e figli.

Nella scelta delle destinazioni estive è salita di molto la percentuale di chi ha scelto la montagna pensando di trovare ad una certa altitudine un certo refrigerio. Non è così purtroppo. Anche in montagna si sono raggiunti in questi ultimi anni picchi di temperature estreme mai registrate prima e negli alberghi, non essendo mai stato installato un impianto di condizionamento, si dorme male con le finestre aperte assaliti dalle zanzare che ormai si sono trasferite anche in quota!

Fonte: Mpr Genova

C’è poi una categoria che il caldo lo subisce in modo particolare, quella dei tassisti. Mi capita per spostarmi in città di prendere frequentemente un taxi, devo dire che le reazioni alle attuali alte temperature sono molteplici… C’è il tassista che tiene il condizionatore al massimo, adeguato al turista americano.

L’altro giorno ad uno di questa categoria ho chiesto di abbassare un po’ l’aria fredda perché arrivando da 38 gradi esterni non mi avrebbe fatto proprio bene. La reazione è stata violenta. Non poteva farlo perché stando tutto il giorno in macchina doveva lavorare ad una temperatura costante altrimenti ne avrebbe risentito con la pressione. Con un tono più che perentorio escludeva di poter adeguare il condizionatore alle esigenze di ogni cliente, tanto per 10/15 minuti di corsa si poteva sopportare.

Un altro tassista mi ha accolto con i quattro finestrini completamente abbassati precisandomi che a lui l’aria fredda faceva male alla schiena e quindi non la usava. Alle disperate richieste dei clienti, anche mia, di accendere un po’ anche al minimo, mi confessa che di solito rispondeva che l’impianto era rotto…  

Ma un terzo supera per genialità anche i colleghi napoletani. Entro, temperatura polare! Fuori più di 35… Non dico niente memore di altre esperienze simili, lui mi scruta veloce dallo specchietto con l’aria di chi ormai ha visto di tutto e mi dice “dotto’ se ha freddo può usare la copertina che trova accanto a lei…”.

Raimondo Astarita

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