Le pene vanno applicate ma cerchiamo di avere un senso di giustizia che sia a tutto tondo e che non si palesi solo quando ci fa più comodo

Lo sappiamo: parlare di mezzi pubblici a Roma significa accendere gli animi della cittadinanza e dar vita ad una serie di commenti che, spesso e volentieri, sono carichi di rabbia, insulti e condanne. Tutto giusto, tutto valido anche perché non è una calunnia che le attese alle fermate siano eccessive o che i mezzi di trasporto siano sporchi e spesso assai vecchi per garantire quella sicurezza necessaria agli utenti.

Ultima, in ordine di tempo, la polemica legata ad un autista che, in maniera assolutamente deplorevole, ha pensato bene di posizionare lo schermo del proprio dispositivo elettronico (presumibilmente un tablet, almeno stando alle foto pubblicate) e di attivare la riproduzione di un video durante lo svolgimento delle sue mansioni, ovvero la guida del mezzo.

Come sempre accade in questi casi, un passeggero ha ripreso il comportamento condannabile del dipendente ATAC per poi pubblicarlo sui social a mo’ di denuncia.

La linea in questione è la 32 che serve la zona periferica di Saxa Rubra: “Sugli autobus di Roma è sempre più frequente osservare che il posto di guida è schermato alla buona da sguardi indiscreti. Così non si vede né il viso del conducente né il numero di vettura. Un espediente utile per evitare il riconoscimento in certi casi”, ha detto il solerte passeggero su Twitter. Ma il commento è andato oltre: “Durante la guida s’è guardato un film. Ho ripreso vari minuti di questo spettacolo, li posto per far conoscere al mondo la vergogna romana. Già consentire l’uscita di mezzi i cui conducenti, protetti da una cabina, sfuggono al controllo dei passeggeri (la cui sicurezza è nelle mani di una sola persona) la dice lunga sulle sue capacità di intervento”.

Fonte: Roma Today

Il nostro concittadino ha dichiarato, inoltre, di avere inviato, nel passato, numerose denunce per comportamenti analoghi a quello dell’autista in questione senza però ricevere risposta.

Ma quello della linea 32 non è l’unico caso: alcune settimane fa, un altro autista era stato colto in flagrante mente, alla guida del bus, giocava col cellulare; in un’altra occasione un colpo di sonno aveva “colpito” il conducente portando il mezzo a sbattere contro una palina. “Ho avuto un colpo di sonno che devo fa?”, aveva dichiarato l’autista.

L’azienda aveva comunicato la propria attivazione per rintracciare i dipendenti in questione e prendere provvedimenti disciplinari.

Alla luce di quanto è avvenuto va però messa in evidenza anche l’altra metà del cerchio, affinché si possa avere una visione a 360° di quanto avviene nel trasporto urbano.

Qualche tempo fa, Simona, autista ATAC era stata protagonista di un episodio che ha dato onore al suo essere persona, donna e conducente: un ragazzino era stato soverchiato da un gruppo di bulli. L’autista, mamma di una bambina e figlia di una professoressa di sostegno, aveva notato alcuni adolescenti che, in prossimità della fermata, stavano attaccando a parole (e non solo) un ragazzo e così, anziché voltare la testa dall’altra parte o tirare dritto, ha pensato di intervenire nei confronti dell’adolescente in evidente stato di difficoltà.

Fonte: nextQuotidiano

Nessuno dei passeggeri aveva mostrato coraggio e voglia di intervenire (ma del resto, tra le leggi in vigore e la paura di essere esposti ad iter giudiziari interminabili, il pensiero filosofico romano del “chi se fa l’affari sua, campa cent’anni” non avrebbe potuto che trovare terreno fertile).

Arrestato il bus alla fermata successiva, con la scusa di controllare la porta posteriore del mezzo, la nostra autista è scesa avvicinandosi ai ragazzi e rivolgendosi affettuosamente al minore impaurito, lo ha invitato a seguirla. A quel punto il branco di vigliacchi ha assistito alla scena ammutolito. La donna e l’adolescente sono saliti sul mezzo e hanno proseguito insieme la corsa.

Eppure, in questo come in altri casi in cui il conducente viene aggredito a parole e fisicamente, nessuno dei presenti ha preso il proprio cellulare e ha filmato l’atto di coraggio o l’aggressione. Poiché sono tanti, troppi i casi in cui l’autista da irresponsabile diventa vittima, appare impensabile che non ci sia mai nessuno pronto a riprendere quanto accade. Forse, è molto più comodo colpire la categoria quando sbaglia anziché quando subisce soprusi.

Le pene vanno applicate e chi sbaglia deve sì pagare ma cerchiamo di avere un senso di giustizia che sia a tutto tondo e che non si palesi solo quando ci fa più comodo.

Stefano Boeris

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