Se un’intera classe ride per un comportamento delinquenziale, significa che la società ha fallito sotto tutti i punti di vista

È successo nuovamente! Vittima di una piaga sociale che rischia di sfuggire di mano, un’insegnante dell’Istituto Tecnico “Viola Marchesini” di Rovigo, che è stata colpita, nel corso dell’ora di lezione, da più pallini sparati da una pistola ad aria compressa.

Uno studente, si è presentato in classe con quest’arma e, nel corso della spiegazione, in accordo col resto della classe, ha pensato di colpire alla testa l’insegnante, consapevole che il gesto sarebbe stato ripreso con il cellulare di un compagno.

Nel video si vede chiaramente la professoressa che, toccandosi la testa e sommersa dalle risate di tutti gli studenti, cerca di capire chi sia stato. In questo breve arco di tempo, ecco arrivare il secondo e poi il terzo pallino.

Fonte: Il Mattino di Padova

La Preside dell’istituto, Isabella Sgarbi, ha dichiarato che “si tratta di una pistola spara pallini ad aria compressa. Noi abbiamo fatto la nostra indagine e siamo risaliti agli autori, che sono quattro: il ragazzo che ha sparato, colui che ha ripreso il video, il proprietario della pistola e un altro complice”.

Come spesso accade in queste circostanze, tutto era stato preparato nei dettagli. Il quartetto si era diviso i compiti: c’era chi aveva il compito di riprendere, chi doveva portare la pistola, chi ricopriva il ruolo di tiratore e chi faceva da complice. E poi lei, la vittima sessantunenne.

“Lunedì – ha continuato la Preside – sono state irrogate le sanzioni: sospensione di 5 giorni con obbligo di frequenza per 4 ragazzi: il giovane che ha sparato, l’autore del video, il proprietario della pistola e un quarto complice. È un comportamento irresponsabile, anche per la derisione della docente, che si riserva di prendere provvedimenti. Il fatto è stato inoltre segnalato alla Questura e per tutta la classe ora è prevista la formazione di una giornata sul tema dell’educazione civica ed un colloquio con una psicologa”.

Partendo da questo ennesimo episodio di bullismo, proviamo a fare un ragionamento su quanto sta avvenendo nella nostra società e, nello specifico, nella Scuola, la fucina dove gli uomini e le donne di domani, vengono “forgiati” nel sapere e nel rispetto…o almeno così dovrebbe essere.

Un tempo, quando l’insegnante entrava in classe, tutti erano tenuti a mettersi in piedi per una forma di rispetto verso colui/colei che, in quell’ambito, rappresentava l’autorità. Da qui, tutta una serie di atteggiamenti volti a crescere nella considerazione di chi, su una scala gerarchica, è sopra di noi.

Oggi, questi atteggiamenti che sembrano fascisti e, in chiave letteraria, degni del Libro “Cuore”, vengono sostituiti da azioni diametralmente contrarie, volte a sbeffeggiare il docente con minacce, insulti, aggressioni verbali e fisiche; la cosa, poi, non rimane circoscritta in ambito scolastico ma si estende anche all’interno delle mura domestiche. Non è raro, infatti, vedere genitori che si presentano in Presidenza per minacciare Dirigente scolastico e Docente, sommando violenza a violenza.

Alla luce di questi atti di bullismo, occorre applicare punizioni esemplari, volte a far comprendere ai giovani quale sia il loro posto ed il rispetto verso l’Autorità. Del resto, affinché un piccolo albero possa crescere dritto, è necessario che venga legato ad un bastone che lo guidi in modo retto. Il bastone può essere rappresentato da punizioni volte ad insegnare il rispetto e l’educazione.

Entrare in classe con una pistola ad aria compressa non è normale; usare cellulari in classe per sbeffeggiare in rete la vittima non può essere ammesso. Se un’intera classe ride per un comportamento delinquenziale, significa che la società ha fallito sotto tutti i punti di vista.

Hanno fallito le famiglie, le istituzioni, la scuola e, fondamentalmente, questo buonismo malato che da troppi anni lobotomizza i cervelli di giovani e adulti.

Stefano Boeris

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