Come nel 1914, quando il mondo ritrovò immerso in una guerra globale non voluta da nessuno, oggi assistiamo allo stesso scenario

L’ira di Vladimir Putin non ha atteso neanche quarantotto ore dall’attentato sul ponte di Kerch per abbattersi sull’Ucraina. Da giorni, infatti, tutto il Paese è oggetto di una feroce rappresaglia ordinata dal Cremlino. Una vendetta che non sta risparmiando nessuno e che ha già suscitato sdegno nella comunità internazionale. L’Onu, per la prima volta dall’inizio del conflitto, ha parlato apertamente di crimini di guerra e contro l’umanità. Specialmente, dopo che i missili russi hanno colpito obiettivi civili nella regione fra Leopoli e Kiev.

Bombardamenti che stanno, tuttora, proseguendo a nord di Zaporizhzhia, dove le bombe russe hanno danneggiato la rete elettrica che alimenta la centrale atomica più grande d’Europa. Un fatto eminentemente grave, come sottolineato anche dall’Aiea, e che rischia di portare il mondo sempre più vicino a un disastro nucleare globale. Tali accuse sono state ribadite alla Russia anche nel corso del G7 di martedì.

A tal riguardo, i grandi della Terra hanno promesso a Zelensky, che ha partecipato alla riunione, nuove armi per difendersi dall’aggressione russa. Fra questi l’invio di sistemi d’arma antiaerei, che costituirebbero un primo passo per dichiarare la chiusura dei cieli sull’Ucraina.

Il presidente ucraino ha, quindi, ringraziato gli alleati occidentali e ha ripetuto la sua posizione contro la Russia. In particolare, che non si siederà mai al tavolo dei negoziati con Putin. Zelensky ha poi accusato il leader russo di volere a tutti i costi la Terza Guerra Mondiale.

Uno scenario che rischia di avverarsi seriamente a seguito delle pesanti sconfitte subite dalle truppe di Mosca nelle ultime settimane. Perdite che hanno indotto il presidente russo a compiere alcuni errori nella gestione del conflitto. A partire dalla nomina del generale Surovkin a comandante delle operazioni, che si aggiunge alla passerella di generali mandati al fronte e prontamente destituiti. Un chiaro indice questo delle difficoltà, logistiche prima che strategiche, incontrate dall’esercito russo sul campo di battaglia, il quale non riesce ad avere ragione della tenace resistenza ucraina.

O, ancora, la mobilitazione parziale dei riservisti che, a quanto pare, ha indignato pure alcuni oligarchi vicini al Cremlino. Un disagio che sta aumentando negli ambienti vicini al potere russo, le cui basi iniziano a vacillare paurosamente. Si parla, infatti, di un Putin sempre più irrazionale, vittima dei nefasti consigli dei “falchi” e persuaso dall’utilizzo dell’arma atomica.

Una minaccia che è tornata viva successivamente al referendum farsa del 27 settembre, celebratosi in Donbass e che ha visto l’annessione forzata alla Russia di quattro province ucraine. In tale occasione, Vladimir Putin ha accusato l’Occidente di rifornire Kiev di armi di potenza non inferiore a quelle possedute da Mosca.

Fonte: Formiche.net

Un chiaro riferimento, dunque, alle armi atomiche che, tuttavia, Putin non avrebbe ancora intenzione di utilizzare.

Gli Stati Uniti, infatti, hanno nuovamente avvertito il leader russo sulle conseguenze di un conflitto atomico che non potrebbe essere vinto da nessuno. Ciò ha riaperto, seppur timidamente, qualche spiraglio dal punto di vista dei negoziati. Joe Biden non ha escluso un suo incontro con Vladimir Putin al vertice del G20 di novembre. Il Capo della Casa Bianca ha definito Putin una persona razionale, ma che ha sbagliato i calcoli in Ucraina, lasciando intendere che adesso l’unica strada per evitare un’escalation è quella di consentire a Putin una via d’uscita da questo vespaio.

Parole non commentate dal diretto interessato, ma che ormai non rifiuta più il ricorso alla via diplomatica per risolvere la contesa. Una strada che in questi giorni sta battendo anche la Turchia. Il presidente turco Erdogan ha sempre affermato che è meglio ottenere una pace effimera che continuare questa guerra insensata. Un invito al dialogo, quello fatto da Erdogan, che è stato raccolto anche da Papa Francesco. Ricordando la figura del suo predecessore Giovanni XXIII, il Pontefice ha ribadito i pericoli che corre il mondo oggi e ha chiesto ai leader mondiali di far tesoro delle lezioni della storia. Un appello che, però, molti sembrano ignorare.

Tanto il Cremlino quanto la NATO si stanno, invece, prodigando in senso opposto, alzando ogni giorno di più il livello dello scontro. Esattamente come è avvenuto nel 1914, allorché il mondo si è ritrovato immerso in una guerra globale non voluta da nessuno. Meno che meno dai popoli, uniche vere vittime della follia omicida della guerra.

Gianmarco Pucci

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