Come sta gestendo il nostro Paese il massiccio arrivo di profughi di guerra?

Dal primo attacco Russo sono passati cinque giorni e l’arrivo di pullman provenienti dall’Ucraina e zone limitrofe nei territori dell’Ue si è intensificato. L’Italia, per la sua posizione geografica e politica si presta ad essere uno dei principali paesi di accoglienza e, in quanto tale, si sta organizzando. Alcune stime prevedono un espatrio di 5 milioni di persone.

Sul territorio italiano la strategia governativa verterà su una coordinazione delle risorse disponibili anziché sulla frammentazione delle responsabilità di accoglienza. Ad ora lo scopo delle forze schierate è di procurare beni e cure: se i servizi verranno erogati al confine polacco o in loco verrà deciso in questi giorni.

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Fonte: Il Fatto Quotidiano

Mentre il Governo pondera le scelte, le organizzazioni indipendenti si sono offerte di contribuire con servizi di traghettamento e, anch’esse, con la distribuzione di beni. Nel caso in cui il governo riuscisse a dare delle indicazioni precise e celeri l’auspicio sarebbe quello di riuscire a coordinare queste organizzazioni in modo da rendere l’accoglienza più efficiente, seguendo un regolamento preciso.

La ministra dell’Interno ha dichiarato che per gli arrivi verrà applicato il principio di redistribuzione dei richiedenti asilo in strutture facenti parte del sistema SAI. Vitto, alloggio e assistenza verranno garantiti assieme alla possibilità di un permesso di soggiorno per i ricongiungimenti rilasciato per motivi umanitari. Come ogni fenomeno di accoglienza su larga scala è necessario però inserire l’Italia all’interno dell’apparato Europeo.

L’UE sta infatti discutendo l’applicazione di un nuovo provvedimento: la concessione del permesso di soggiorno a tutti i cittadini Ucraini. Il permesso in questione avrà la valenza di un anno e vigerà in tutti gli stati membri, in nome della protezione temporanea.

Il fine ultimo delle consultazioni di questi giorni è dunque quello di ridurre, almeno nel nostro territorio, le sofferenze delle vittime di guerra.

Alberto Fioretti

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