Cosa è davvero il putinismo e quanto è diffuso nei vari paesi del mondo

ll putinismo si è ormai consolidato come un nuovo modello politico e il fatto che si contraddistingua per delle caratteristiche ben precise lo rende facilmente imitabile dai leader degli altri paesi. In qualunque modo si dovesse concludere la guerra in Ucraina, è certo infatti che lo stile politico di Putin non scomparirà facilmente. I colloqui tra Viktor Orban e Vladimir Putin, poco precedenti all’invasione russa in Ucraina, si erano aperti a suon di “sorrisetti” e battute d’intesa.

Il premier ungherese aveva affermato durante l’incontro di trovarsi in buona compagnia, nonostante i tempi duri che correvano. Aveva ribadito inoltre la sua volontà di rimanere al potere, volontà che è stata confermata il 3 aprile 2022, giorno nel quale il suo partito, Fidesz, ha vinto nuovamente le elezioni. Orban, quindi, vede in Putin un esempio da seguire, del quale imita l’indole da “uomo forte”, nonostante l’Ungheria sia stata in passato definita come democrazia occidentale consolidata.

L’esempio ungherese spiega alla perfezione l’effetto che il putinismo e in generale il nuovo autoritarismo ha avuto sulle democrazie liberali. Dal 2000 infatti si sono sempre più affermate personalità “forti” che hanno finito per modificare radicalmente la politica mondiale. La data che effettivamente ha fatto da spartiacque tra la terza ondata di democratizzazione e l’inizio dell’epoca dell’uomo “forte” è stata il 31 dicembre 1999, giorno in cui Vladimir Putin è divenuto presidente della Russia.

Fonte: Wikipedia

Il fatto che il capo del Cremlino abbia preso il potere all’inizio del ventunesimo secolo è estremamente significativo, la sua ascesa infatti ha ridisegnato lo scenario internazionale. Le caratteristiche degli “uomini forti”, se analizzate con attenzione, sembrano coincidere con quelle dei leader populisti, non è un caso, infatti, che la nuova ondata di autoritarismi sia coincisa con l’intensificarsi del fenomeno populista.

Il leader autoritario è spesso nazionalista e conservatore, e mostra scarsa tolleranza per le minoranze e per gli stranieri. In patria sostiene di difendere i comuni cittadini dalle élite. All’estero invece vanta il primato della propria nazione. Con la fine della guerra fredda il confine tra leadership autoritaria e democratica sembrava essere ben evidente.

Per decenni l’obiettivo degli “uomini forti” è stato quello di rendere questo confine sempre più sottile fino a farlo scomparire. Gli analisti ritengono che i risultati poco soddisfacenti derivanti dalla guerra in Ucraina abbiano indebolito la credibilità politica di Putin, è vero anche però che molti esponenti del “gruppo degli uomini forti” sono rimasti neutrali sulla guerra, rifiutandosi di condannare Putin e di adottare sanzioni. Tra loro ci sono il presidente indiano Narendra Modi, il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, il principe ereditario saudita e lo stesso Trump.

L’esito di questa nuova ondata di autoritarismi è evidentemente incerto e imprevedibile. Alcuni pensano che sia solo un momento di passaggio verso un consolidamento delle democrazie occidentali, altri invece che sia l’inizio di un’affermazione duratura dei governi autocratici.  

Alberto Fioretti

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