Incidente mortale a seguito di una challenge sui social; dove stiamo andando?

Il drammatico incidente automobilistico avvenuto a Casal Palocco il 14 giungo scorso continua a far discutere molto. A distanza di vari giorni dall’accaduto, infatti, nei talk show e giornali non si riesce a smettere di parlare di questa dolorosa vicenda che ha toccato inevitabilmente chiunque.

Tra indiscrezioni e retroscena che affiorano giorno dopo giorno, su cui francamente non ci sembra il caso di soffermarci, l’opinione pubblica è giustamente ancora alle prese con un caso che rivela qualcosa di profondamente sbagliato nella società in cui viviamo. La sensazione è che l’incidente di Casal Palocco non sia uno di quei tanti, troppi casi di incidenti stradali che quotidianamente si portano via la vita di molte persone.

Lo scontro mortale di mercoledì scorso, in cui ha perso la vita un bambino di cinque anni ed in cui sono rimasti gravemente feriti la madre e la sorellina, dà tutta l’idea di essere la conseguenza del marcio che la società contemporanea sta producendo.

Fonte: Motorionline

Varie sono le ombre che ancora oggi rimangono sul caso, e su molti aspetti sta indagando la procura per verificare ogni responsabilità nell’accaduto. Ma su due temi è indispensabile riflettere per evitare che disgrazie del genere possano avvenire ancora in futuro.

La prima questione da analizzare, al netto di reati che non spetta a noi stabilire, è la facilità con cui dei ragazzi ventenni hanno potuto noleggiare un’auto di così alta cilindrata come la Lamborghini Urus. Secondo l’attuale codice della strada basta possedere la patente di guida da un solo anno per mettersi al volante di un’autovettura di tale potenza e dalle velocità elevatissime.

Molto probabilmente il conducente di quella Lamborghini aveva tutti i requisiti per noleggiarla, o almeno così ha dichiarato il titolare dell’agenzia di noleggio da cui spesso i ragazzi si recavano per il servizio. Ciò che risulta strano, o quantomeno criticabile, è che l’agenzia non prevedesse divieti di età per il noleggio di macchine a grandissima cilindrata, se non un piccolo sovraprezzo da dover pagare al ritiro (di cui nemmeno si specifica l’entità).

Insomma, nonostante sembri tuto lecito in questa vicenda, forse è il momento di riflettere sull’attuazione di norme più rigide in materia stradale.

L’altro aspetto, ancora più preoccupante e per certi versi pauroso, concerne le cause che hanno condotto allo schianto tra le due vetture. Da quanto emerso nei giorni scorsi, anche grazie a dei video realizzati dagli stessi ragazzi, i 4 giovani di “The Borderline” avevano noleggiato il suv per realizzare un challenge intitolata “Vivo 50 ore in macchina” da postare su YouTube.

L’obiettivo, ovviamente, era guadagnare like e soldi con cui pagarsi la prossima sfida. L’esito, purtroppo, è quello che tutti conosciamo. Ma d’altronde, non era poi del tutto imprevedibile.

Al di là del fatto che secondo alcuni testimoni l’auto sfrecciasse nella zona già dal giorno precedente a velocità elevate, era la sfida in sé ad essere pericolosissima. Stare in una macchina per più di due giorni, dormirci dentro (sempre che siano riusciti a dormire) basta ad alterare quella prontezza di riflessi e lucidità che sono indispensabili alla guida. E i primi ad ammetterlo sono proprio loro: “Sono distrutto” diceva il conducente dopo ore e ore al volante.

Fonte: Il Mattino

Il punto su cui bisogna veramente interrogarsi è, ad avviso di chi scrive, non tanto il facile ed ingente guadagno che si ricava dai video pubblicati sulle varie piattaforme o sui social media. La vera piaga sociale è che alla folle ricerca di fare un like in più si faccia ormai gara a chi dimostra di essere più imbecille.

Vige la legge del più idiota: più sei demenziale e più piaci, più piaci e più guadagni. È esattamente questa la dinamica distorta e malata che porta le persone persino a mettere in pericolo la propria vita e quella degli altri.

E poi finisce come a Casal Palocco, tra le macerie delle macchine distrutte ed il dolore per una vita strappata in questo modo.

Giulio Picchia

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