Analizziamo gli effetti socio-culturali del conflitto in corso in queste settimane in Ucraina

L’atteggiamento di chiusura, evidentemente frutto di una totale impreparazione, assunto dalle diverse classi politiche europee nei confronti dell’invasione russa dell’Ucraina colpisce anche l’informazione. Oltre alle numerose, e certamente discutibili, sanzioni economiche imposte nei confronti della Russia, la commissione europea ha pensato bene, con l’intenzione di ridimensionare il potere della Federazione, di porre dei limiti a quella che dovrebbe essere la libertà di espressione.

Uno degli avvenimenti più recenti in questo senso è la chiusura, nell’area dell’UE, delle due testate giornalistiche Sputnik e Russia Today, tacciate di propaganda filorussa. Oltre che riflettere sulla reale efficacia di tale provvedimento, colpisce il fatto che all’interno dei confini europei si decida deliberatamente di limitare la libertà di stampa, atteggiamento che risulta essere ben lungi da quell’idea di democrazia e confronto su cui la stessa UE si fonda. Il fenomeno della caccia alle streghe sembra essere tornato in voga all’interno delle agende politiche degli stati occidentali, investendo, attraverso l’informazione, buona parte dell’opinione pubblica.

La libertà di espressione è l'unica arma delle minoranze - Linkiesta.it
Fonte: Linkiesta

Tali politiche, scaturite senz’altro dal fervore dell’ultimo minuto, partecipano all’instaurazione di quel clima d’odio che risulta estremamente dannoso per i rapporti che caratterizzano la società e la cultura. A risentire fortemente dell’illogica propaganda antirussa, oltre ai cittadini russi residenti all’estero, è stato l’ambiente accademico italiano e, più in generale, europeo. Recente è l’affronto nei confronti del professor Nori, a cui era stato vietato di tenere un corso universitario sullo scrittore russo Dostoevskij.

Non solo la letteratura, ma anche le scienze. Basti pensare ai molti progetti di ricerca in ambito spaziale che da anni vedono collaborare scienziati russi con scienziati europei e che, ad oggi, rischiano di essere interrotti a causa della becera propaganda che interessa il nostro continente, il quale dovrebbe discostarsi da tali pratiche che poco si differenziano dall’agire dell’autocratica Russia.

Alberto Fioretti

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