Qual è la situazione in cui versano le carceri italiane?

È ormai trascorso poco meno di due mesi dal 25 ottobre, giorno in cui il neoeletto presidente del consiglio, nel discorso alla camera per la fiducia al governo, citava i 71 casi di suicidi nelle carceri italiane. Oggi tale cifra è salita a 77, dato che fa guadagnare all’Italia il primo posto fra i paesi europei per numero di detenuti che nel 2022 hanno scelto di togliersi la vita.

A guardare le prime dichiarazione del neoministro della Giustizia, sembrava si fosse alla soglia di un tanto sperato cambio di passo nella gestione del sistema penitenziario nostrano.

In particolare, il ministro si era mostrato favorevole (prima del 25 ottobre) ad una velocizzazione della giustizia attraverso “una forte depenalizzazione” che insieme a una certezza della pena, a detta dello stesso Nordio non necessariamente detentiva e altresì umana, avrebbero conferito un impulso costruttivo in ambito di reinserimento.

Fonte: Quotidiano Piemontese

Le suddette affermazioni, che certamente avranno fatto ben sperare i detenuti e le associazioni che da tempo si battono per i loro diritti, si sono però scontrate con una diversa concezione della giustizia da parte della quasi totalità della maggioranza.

La stessa Meloni, già nel discorso di insediamento, mostrava reticenze rispetto alla sopracitata depenalizzazione asserendo che non si tratti del giusto approccio rispetto al problema del sovraffollamento. Quest’ultimo risulta essere il principale fattore di disagio tra la popolazione detenuta, oltre all’evidente fatiscenza di molti istituti penitenziari e alla scarsità di alternative alla reclusione in senso stretto. A tali criticità il nuovo esecutivo sembra voler rispondere con la costruzione di nuove carceri, dimostrando così di non comprendere le reali condizioni del sistema penitenziario italiano.

Si pensi soprattutto ai tanti detenuti costretti in carcere per reati minori, molto spesso provenienti da condizioni iniziali di estremo disagio come quella di immigrati o tossicodipendenti, senza prospettive di riscatto e in condizioni tutt’altro che umane.

Alberto Fioretti

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