All’Ucraina servono subito 500mila nuovi soldati per compensare morti e feriti e così la nuova legge sulla mobilitazione generale potrebbe colpire anche i connazionali espatriati

I dati sui soldati ucraini morti e feriti in guerra a partire dell’aggressione russa del febbraio 2022 sono tabù, ossia un segreto di stato. Stime presunte, assolutamente non ufficiali, riferiscono però da centomila a 150mila. Per quanto riguarda i soldati russi, invece, la Cnn, che cita una fonte dell’intelligence americana, riporta che i militari entrati in Ucraina, rimasti uccisi o feriti, sarebbero 360mila, frapersonale a contratto e di leva. Come sappiamo, i russi sono impegnati in diverse operazioni militari di terra per mantenere occupati i territori ucraini invasi, questo è il motivo per cui le perdite sono maggiori. Mosca ne dichiara persi 315mila sul campo di battaglia, quindi all’incirca i conti tornano.

Attacchi e contrattacchi sono entrati ormai a far parte della quotidianità della popolazione ucraina e solo a Kiev, sotto un pesante bombardamento russo, a dicembre 2023 sono morte 23 persone (bilancio presunto). Dal punto di vista della sicurezza nella gran parte delle città ucraine continua il coprifuoco. Alle 22 e 30 si fermano i trasporti pubblici e dopo la mezzanotte nessuno deve circolare per strada.

Ufficialmente non si parla di escalation, nemmeno nel caso della risposta ucraina su Belgorod (provincia e omonima città della Russia, a 30 chilometri dal confine con l’Ucraina), e questo perché di solito Kiev non rivendica gli attacchi sul suolo russo. Non lo ha fatto neppure questa volta anche se nei canali Telegram legati alle forze armate circolavano diversi video che celebravano la dura risposta ucraina. Dopo di che l’attenzione si è poi spostata su quanto accaduto nella regione ucraina di Kherson, bombardata fra il 5 e il 6 gennaio 2024 112 volte dai russi in sole 24 ore.

Quanto all’urgenza che ha Kiev di reclutare nuovi soldati ecco uno stralcio dall’articolo su Repubblica della corrispondente da Berlino Tonia Mastrobuoni: “Una mattina di novembre, verso le otto, Romain Mille si è sentito precipitare in un pessimo film d’azione. Mentre stava camminando per andare al lavoro, un minivan bianco ha inchiodato accanto a lui. La portiera scorrevole si è spalancata e due ceffi in mimetica sono saltati fuori e hanno cercato di trascinarlo nel veicolo: «Mi sono salvato soltanto perché ho tirato fuori il passaporto francese», ci racconta l’uomo al telefono”.

È così. Kiev ha bisogno di soldati, per consentire fra l’altro anche un po’ di rotazione con quelli già in servizio. Non sono da sottovalutare poi anche i tempi per formare e addestrare un soldato combattente, per questo il governo ha presentato una nuova legge sulla mobilitazione generale che impone un giro di vite. Su tutto questo fioccano le critiche. Nel mirino, in particolare, i casi di corruzione (per evitare il fronte si arrivano a pagare tangenti fino a 30mila euro), ma anche le tattiche usate da alcuni ufficiali, incaricati del reclutamento, che arruolano con la forza chi non può o non vuole combattere, hanno provocato in Ucraina vistose manifestazioni.

Madri e mogli ucraine protestano per l’arruolamento forzato dei loro uomini – Fonte: Afp

In un servizio da Odessa degli inviati della Rsi (Radiotelevisione svizzera), Thomas Paggini e Emilio Romeo (videomaker) si sente però commentare:

«Quello che vediamo dai sondaggi è che gran parte della popolazione è pronta ad accettare il sacrificio di andare a combattere. L’unica questione è che la gente vuole giustizia sociale, che tutti gli strati della società siano ugualmente coinvolti dalla mobilitazione. Che tutti, indipendentemente dalla ricchezza o dalla posizione sociale, vadano nell’esercito senza esclusione. È soprattutto un dibattito di giustizia sociale». A dirlo è Petro Burkovskiy, politologo della Democratic Initiatives Foundation di Kiev.

Un muro commemorativo a Kiev per ricordare i tanti soldati ucraini morti in guerra – Fonte: Rsi (Radiotelevisione svizzera)

L’età della leva obbligatoria ora è compresa tra i 18 e i 60 anni, ma come hanno fatto notare il comandante delle forze armate ucraine, il generale Valerij Zaluzhny e altri alti gradi militari, i soldati più anziani non possono svolgere tutti i compiti richiesti, perché non hanno la stessa resistenza di quelli più giovani, e poi molti soldati non vogliono prestare servizio al fronte.

Un’altra ipotesi, di cui si sta parlando con sempre più insistenza, è quella di coinvolgere nella leva obbligatoria anche gli ucraini espatriati in nazioni limitrofe.

Nel caso della Germania, però, la legge tedesca non consente di estradare uomini di nazionalità ucraina fuggiti in Germania per non partecipare alla mobilitazione militare nel loro paese. E’ quanto emerge dalle parole del ministro tedesco della Giustizia, Marco Buschmann. Come riporta il quotidiano Welt am Sonntag, il ministro ha detto di capire “l’impulso del governo ucraino nel richiamare gli uomini all’estero per il servizio militare”, ma poi ha aggiunto: «La chiamata è legittima. Tuttavia, noi non potremo costringere nessuno in Germania a prestare servizio militare all’estero».

Nell’intervista il ministro tedesco ha poi evidenziato i motivi per cui in Germania dal 2012 la leva non è più obbligatoria: «Sono contrario al servizio militare obbligatorio anche perché se lo ripristinassimo e richiamassimo centinaia di migliaia di giovani per amore della giustizia, li toglieremmo dal mercato del lavoro. La carenza di lavoratori è già un fattore frenante per l’economia. Quindi questo ci indebolirebbe economicamente». Per poi concludere con una stoccata verso il governo ucraino: «Infine, come liberale, provo anche un enorme senso di fastidio quando lo stato interviene in modo così massiccio nella vita dei giovani».

Controlli capillari alle frontiere – Fonte: Avvenire

Il reclutamento forzato, come si può osservare, potrebbe avere implicazioni politiche negative per la leadership ucraina, soprattutto se Kiev premesse sugli stati europei affinché molti ucraini renitenti alla leva, che ora si trovano in Europa, venissero fatti estradare in patria.

Tetiana Fefchak è una donna avvocato che lavora lontano da Kiev con altri 30 legali e spesso riesce a opporsi a quelle che definisce “pratiche anticostituzionali” che avvengono fuori dalla capitale. Racconta di persone fermate mentre andavano al lavoro e reclutate a viva forza in alcuni distretti, nonostante mostrino esenzioni o disabilità. «Con la legge di mobilitazione nazionale si stanno verificando situazioni che ricordano il Medioevo per essere blandi, perché non è che le persone vengono prese per strada e portate via di forza in modo legale. Gli uffici territoriali non hanno compiti di mobilitazione, dovrebbero reclutare solamente i volontari. Cioé, dovrebbero andare dalla gente e convincerla a partire. Poi se vuoi arruolarti e a quali condizioni dovrebbe essere una tua scelta» sostiene la Fefchak.

Il caso di un soldato ucraino che invece si è arruolato volontariamente è quello di Bohdan Yavorsky. Fino a qualche settimana fa era dronista nella regione di Zaporizha. «Sono d’accordo con la mobilitazione, il dato di fatto è che non ci sono abbastanza soldati. In alcune unità la mancanza di personale è critica. Ma i metodi dovrebbero essere diversi. Dovrebbero fare campagna, convincere, non costringere. Nei paesi civili si fa così. Poi, bisogna pensare alla reputazione delle forze armate, io porto un’uniforme, e a volte la gente mi guarda con sospetto, perché pensano che io sia un reclutatore. C’è bisogno di mobilitare, ma le persone devono venire volontariamente, non sotto minaccia, altrimenti non sarebbero altro che guerrieri deboli».

Ma come si fa a vincere la paura di poter essere uccisi in guerra? Bohdan risponde che al fronte si impara quantomeno a convivere con la paura. L’Ucraina non può aspettare, aggiunge, ma non nasconde che delle feste di fine anno per lui la priorità è stata quella di godersi finalmente solo la sua famiglia.

Daniela BLU

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