Convegno della Regione Lazio sulla diffusione del cyberbullismo e delle bande giovanili nelle scuole

Quello delle bande giovanili è, ormai, un fenomeno dilagante, in costante crescita da anni e sempre più preoccupante. Non si contano più, infatti, i casi di violenza compiuti da giovani ai danni di altri giovani, fuori e dentro le scuole. Una violenza cieca che, inoltre, avvalendosi sempre più spesso delle nuove tecnologie, valica gli spazi fisici, accrescendo così il proprio potenziale distruttivo. Da qui, la nascita di vere e proprie prigioni del disagio, patite dalle vittime e che sovente le conduce alla morte.

Il numero dei suicidi è, non a caso, in forte aumento. In particolare, nel Lazio, dove la piaga del cyberbullismo si sta lentamente trasformando in un’autentica emergenza sociale. Tanto da spingere la Regione a convocare un incontro, seguito da un dibattito sul tema, fra esperti del settore, insegnanti, istituzioni e studenti.

Fonte: Vesuvio Live

L’evento, tenutosi martedì 25 ottobre presso la Sala Mechelli, in Via della Pisana, è stato organizzato dal Consigliere regionale Fabio Capolei, Vicepresidente della Commissione Sanità, ed è stato moderato dalla dottoressa Pina Stabile. Nel corso del convegno si è cercato di analizzare le cause del fenomeno e di dare risposte al problema, partendo dal presupposto che su di esso si sa ancora troppo poco e che, soprattutto, manca una legislazione organica sul tema.

Un obiettivo che, ha affermato Capolei, sarà suo compito raggiungere, consentendo al Lazio di avere la prima legge ad hoc contro il cyberbullismo e le baby gang. La parola è, poi, passata agli altri convenuti, che hanno formulato proposte e finalità da conseguire. Secondo Luigi Iavarone, Docente universitario e Rappresentante Interessi presso la Camera dei deputati, sussiste fra gli adulti una persistente analfabetizzazione digitale, che li porta a non comprendere i problemi dei figli e a far fallire le politiche di prevenzione del fenomeno fin qui apprestate. Rilevante, secondo il Docente, è, poi, la grande quantità di tempo libero dei giovani, che li induce a delinquere per scongiurare la noia.

È, pertanto, necessario agire anche per aiutare il potenziale persecutore, vittima di un sistema che non comprende i suoi problemi e che lo invoglia a sviluppare un’aggressività totalmente irrazionale. Simona D’Eugenio, Docente di Cyber security e CTU presso la Procura di Roma, invece, hanno messo in risalto come circa il 20% dei giovani sia vittima di cyberbullismo (dati Unicef) e ha suggerito alle famiglie di rivolgersi agli psicologi per prevenire comportamenti potenzialmente criminosi dei propri figli, salvo curarne gli aspetti narcisistici del carattere. Sulla necessità di coinvolgere le famiglie in questo processo di rieducazione del bullo si è soffermato anche il dottor Giampiero Antonioli, esperto di Cyber security, che ha altresì posto l’accento sull’esigenza di fare a meno di certe astratte libertà per garantire la sicurezza dei ragazzi.

Il dottor Raffaele Focaroli, giudice esperto del Tribunale minorile di Roma, ha, dal canto suo, esposto analiticamente il punto di vista della magistratura sulla questione. Per Focaroli, negli oltre mille colloqui svolti da lui con i minori, nella stragrande maggioranza dei casi il ragazzo è indotto a delinquere in virtù di un’insana educazione familiare e del cattivo esempio proveniente dagli adulti. Un aspetto approfondito anche da Rosaria Salamone, avvocato cassazionista, scrittrice e autrice del libro “I pericoli del web”.

Fonte: L’Occhio di Salerno

Salamone mette proprio in evidenza il dovere di intervenire con più efficaci strumenti legislativi, volti alla regolamentazione dell’accesso ai social da parte dei minori e all’informazione sui pericoli che la rete nasconde. Una problematica, quest’ultima, che integra una lacuna nella fattispecie delineata dalla legge 71/2017 e che, molto spesso, nell’ignoranza della legge spinge i giovani a commettere reati senza rendersene conto (in specie per ciò che concerne la privacy).

Utilizzo consapevole dei social e cultura del dato personale digitale che è stato oggetto pure dell’intervento della dottoressa Simona Petrozzi, esperta di Web Reputation, che ha spiegato l’importanza, anche ai fini delle indagini forensi, del ruolo svolto dalle società di consulenza nel prevenire e individuare i responsabili di atti persecutori sul web. Prevenzione a cui ha fatto riferimento anche il rappresentante delle forze dell’ordine presente in sala, Felice Romano, Segretario del Siulp di Roma.

Romano ha ribadito quanto l’attività sinergica della polizia criminale e di quella postale si rivela essenziale nell’anticipare e contrastare gli episodi di violenza, senza compromettere le libertà costituzionali dei cittadini. Si segnala, infine, l’intervento della professoressa Carmen Costanzo, giornalista e insegnante, che ha raccontato la sua esperienza personale con i ragazzi e ha letto una poesia molto apprezzata dal pubblico.

A conclusione del convegno, a cui hanno partecipato varie associazioni (Associazione dei nonni, Associazione della Gioia-Ente del Terzo Settore e Associazione Pericoli del Web) i relatori hanno risposto alle domande degli studenti, coordinati dal Preside Francesco Zocchi, arricchendo il dibattito e rendendolo per loro oltremodo istruttivo.

Al termine dei lavori, è stato proiettato, a perfetta conclusione della giornata, il cortometraggio “Il seme della speranza” del regista Nando Motta, girato proprio con la finalità di abbattere quegli stereotipi di cui, il più delle volte, il bullismo è portatore sano.

Gianmarco Pucci

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