Continua lo scontro fra sostenitori del Reddito Minimo e i suoi oppositori. La voce di un Nobel Per l’economia

“To David Card for his empirical contributions to labour economics.” Così, qualche anno fa, la Royal Swedish Academy of Sciences ha attribuito metà del premio Nobel per l’economia al prof. David Card, autore, tra le altre, di pioneristiche ricerche sugli effetti dell’introduzione del salario minimo.

Ecco che, una volta ancora, si si potrebbe partire da questo riconoscimento per ravvivare il dibattito, piuttosto sterile fino ad ora, sull’attuazione di un salario minimo anche in Italia – unico paese europeo con Austria, Finlandia e Svezia privo di tale provvedimento – dove i suoi sostenitori si riconoscono nelle figure di Schlein e Conte, leader di quei partiti che proprio durante il governo giallo-rosso avevano portato avanti una simile istanza, senza però riuscire a concluderla.

Nello specifico, la proposta consisteva nel garantire un salario minimo pari a 9 euro che interesserebbe circa 4,6 milioni di lavoratori (29,7% del totale) oppure, in forma più edulcorata, 8 euro, coinvolgendo circa 2,6 milioni (16,8% del totale).

Fonte: Altalex

La letteratura accademica in merito è sconfinata, considerando uno degli studi più recenti della UCL relativo al salario minimo introdotto in Germania, i beneficiari della legge non solo hanno visto crescere il loro salario, ma sono stati anche spinti a intraprendere un percorso verso posizioni meglio retribuite.

D’altra parte, il tasso di occupazione, vera preoccupazione degli economisti neoclassici, detrattori della riforma, non ne ha risentito, anzi, citando G. Anzolin, ricercatrice del King’s College di Londra, “se aumentano gli stipendi le aziende sono incentivate a competere non più attraverso la compressione dei salari, ma investendo in tecnologia e sviluppo con un conseguente aumento della produttività.”

Gli oppositori, capeggiati dalla premier Meloni e dalla Lega di Matteo Salvini, rispondono che la manovra non sarebbe necessaria in quanto bisognerebbe chiamare in causa la contrattazione collettiva, che comunque già protegge largamente le fasce di reddito interessate dalla misura proposta.

Al di là dei tecnicismi, questo periodo di crisi deve essere affrontato con una spinta nuova, perché, con le parole del filosofo olandese Rutger Bregman, “la gente, motore della storia, è motivata in primis dalle idee che scardinano lo status quo; che però ora scarseggiano.”

Occorre dimostrare, dunque, con ricerche e dati concreti alla mano, che provvedimenti apparentemente utopici saranno, in realtà, la strada verso il futuro.

Alberto Fioretti

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