L’autonomista William Lai Ching-te, 64 anni, è il vincitore delle elezioni presidenziali a Taiwan dello scorso 13 gennaio. Gli elettori si sono espressi per lui nella misura del 40 per cento

Con il nome inglese che ha scelto per semplificare le cose, William Lai da ragazzo fu mandato dalla mamma a studiare negli Stati Uniti per diventare medico specialista di midollo spinale (riabilitazione motoria).

La sua assomiglia a una storia da libro Cuore, visto dove è arrivato, e quando William la racconta, non riesce a non commuoversi. Il fatto è che ha perso il padre da piccolo, in un brutto incidente in miniera (suo papà, semplice operaio, rimase soffocato dal gas) ed è stata quindi la mamma a tirare su lui e gli altri fratellini.

Della sua vita privata si sa soltanto che è sposato e che la coppia ha due figli.

Tornato a Taiwan, in uno dei distretti di Nuova Taipei, sua città natale, William Lai si appassionò all’idea di dare il suo contributo in politica. Eletto deputato nello Yuan legislativo (il parlamento) per il DPP (Partito progressista democratico) e poi sindaco di Tainan (la quarta città più popolosa che è il fortino del suo bacino di voti), dopo avere ricoperto l’incarico di primo ministro, nel maggio del 2020 è stato scelto dalla presidente taiwanese uscente Tsai Ing-wen come vicepresidente.

Il passaggio del testimone fra i due leader del DPP è previsto a maggio 2024, alla scadenza del mandato di Tsai Ing-wen.

Durante un incontro pre-elettorale al Club dei corrispondenti esteri di Taipei, William Lai aveva assicurato che se fosse stato eletto presidente avrebbe guidato Taiwan verso “una nuova era di diplomazia basata sui valori democratici“. Inoltre, aveva anche specificato: “Taiwan ha la responsabilità di condividere la sua esperienza di democratizzazione con il mondo e l’Indopacifico“. Propositi sufficienti, i suoi, per irritare al massimo Pechino.  

Il neoeletto presidente William Lai ha scelto come vice Hsiao Bi-khim, 52 anni, ex rappresentante diplomatica di Taiwan negli Stati Uniti, nonché fautrice di un certo consolidamento delle relazioni con Washington. Chiamata la “gatta guerriera” della diplomazia taiwanese, Hsiao Bi-khim è nata in Giappone e cresciuta in America. Pechino la considera una pericolosa separatista, quindi non gradita.

William Lai Ching-te, il neo presidente di Taiwan – Fonte: AP (Associated Press)

A sole 24 ore dal risultato elettorale del 13 gennaio scorso, la presidente uscente di Taiwan, Tsai Ing-wen, ha dato il benvenuto a una delegazione americana, definita non ufficiale, recatasi in visita per incontrare politici di alto livello, tra cui anche William Lai che, lo ricordiamo, fino a maggio ricopre ancora la carica di vicepresidente. Ai delegati americani, ovvero l’ex consigliere per la Sicurezza nazionale Stephen Hadley, l’ex vicesegretario di Stato James Steinberg e la presidente dell’American Institute in Taiwan (rappresentanza diplomatica statunitense di fatto) Laura Rosenberger, William Lai si è detto “grato per il forte sostegno Usa alla democrazia di Taiwan”.

Finora questa la cronaca. A ben vedere, tuttavia, il mandato presidenziale che premia il Partito Progressista Democratico nel segno della continuità e della sua impostazione autonomista per mantenere lo status quo di Taiwan nei confronti di Pechino potrà trovarsi presto di fronte a una situazione di stallo parlamentare. Infatti, le elezioni del 13 gennaio scorso hanno depauperato il DPP per numero di seggi, il che significa che non potrà più contare sulla maggioranza assoluta in Parlamento. Problemino non da poco per il prossimo governo di Taiwan, oltre a tutto il resto.

Daniela BLU

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