Di cosa si è discusso nell’ultima Cop27 nelle scorse settimane?
Dal 6 novembre fino al 18 si è svolta a Sharm el Sheikh la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, o anche Cop27. La conferenza di quest’anno, tra i tanti temi urgenti, si è concentrata su quello del “loss and damage”, fino ad ora trascurato a causa della sua difficile risoluzione.
È da tempo, infatti, che i Paesi vittime dell’inquinamento chiedono alle poche grandi potenze che, secondo gli organizzatori della conferenza, stanno producendo gran parte dell’inquinamento complessivo un risarcimento per i danni subiti, senza però ricevere alcuna risposta significativa.
L’attesa entrata di questo tema nell’agenda ufficiale della conferenza modificherà inevitabilmente gli equilibri della diplomazia climatica globale. Se l’accordo di Parigi, infatti, aveva unificato i diversi paesi di fronte alla catastrofe climatica, gli eventi degli ultimi anni e in particolare il tema in questione, rischiano di aggravare le relazioni tra i paesi ricchi e i paesi poveri.
L’urgenza di una risposta alla crisi climatica, infatti, complica inevitabilmente lo scenario internazionale, sollevando questioni non solo meramente pratiche ma anche morali, legate alla responsabilità storica dei paesi industrializzati.
Questi ultimi e in particolare gli Stati Uniti, tentano di allontanare il tema del clima da questo piano morale con lo scopo di evitare di pagare un risarcimento nei confronti dei paesi poveri che potrebbe rivelarsi assai ingente. Tale tentativo, però, si scontra con la concreta realtà dei continui disastri ambientali, come quello che ha colpito il Pakistan durante la stagione monsonica.
Molto probabilmente nemmeno questo ciclo di negoziati soddisferà le richieste dei paesi danneggiati ma il fatto che si sia finalmente iniziato a discutere di risarcimenti dimostra un timido e iniziale accordo tra grandi e piccole potenze.
Alberto Fioretti
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