Conoscete la realtà dei bunker antiatomici svizzeri?

8.6 milioni di abitanti e 8.6 milioni di posti all’interno di rifugi antiatomici: la popolazione è coperta al 100%. Stiamo parlando della Svizzera, dove, dal 1960 è in vigore una legge che ha reso obbligatoria la costruzione di bunker all’interno o nei pressi di ogni edificio abitato.

A seguito della II Guerra Mondiale, infatti, paventando la minaccia nucleare, gli svizzeri sono corsi ai ripari iniziando a costruire non solo rifugi privati ma anche pubblici, arrivando così a coprire tutta la popolazione. Tutt’oggi per costruire una casa a norma è obbligatorio includere nel proprio progetto un bunker ad essa annesso. La legge in questione è riportata negli articoli 45 e 46 della Legge Federale e specifica che un eventuale esonero è previsto solo nei casi in cui nelle vicinanze vi siano già sufficienti posti per far fronte a una mancata costruzione.

Fonte: Luino Notizie

In alcuni casi, infatti, a causa dell’originaria progettazione strutturale, è stato difficile annettere dei bunker alle abitazioni, motivo per cui bunker vicini o rifugi pubblici sono tenuti ad accogliere chi non ha potuto costruirsi il proprio. Il prezzo da pagare in questi casi è di un canone annuo di 676 euro che garantisce “la presenza di un luogo sicuro nelle strutture di emergenza”.

E ‘importante evidenziare che l’organizzazione dei bunker privati differisce dai rifugi pubblici: i primi assomigliano a cantine e nei condomini sono condivisi con gli altri inquilini del palazzo, i secondi sono perfettamente mimetizzati con l’ambiente urbano e sono dotati di letti e cucine. Per quanto riguarda gli ospedali ed alcuni rifugi, ci sono vere e proprie città sotterranee che, in caso di emergenza, accolgono cittadini e pazienti: terapie, impianti di filtraggio dell’aria, scorte di acqua ed energia. Il tutto gestito tramite un’area di comando inaccessibile alla popolazione.

A chi accusa la Svizzera di essere un paese neutrale la risposta che riceverà è “La neutralità non garantisce contro la radioattività”.

Alberto Fioretti

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