Breve riflessione sui giovani e la voglia di lavorare che per molti non avrebbero

Ormai da anni impazza nel mondo mediatico la retorica dei giovani che non vogliono lavorare. Ne parla la Tv, se ne parla al bar (per chi assiduamente li frequenta), lo si capisce dal quantitativo di meme sui Social. Il problema, però, al di là delle rappresentazioni goliardiche, esiste veramente: convince la rappresentazione del “giovane sfaticato”, in preda alle sue deliranti voglie, che non si adopera per apportare braccia fresche al sistema economico. Ma la situazione è davvero questa?

Il fenomeno si è notevolmente accentuato proprio con la crisi del Covid, con le imprese (perlopiù quelle turistiche e ricettive) che si lamentavano di non riuscire a trovare personale. La giustificazione addotta risiederebbe nel fatto che i giovani si sono ampiamente abituati e adagiati sui sussidi statali, alcuni dei quali come il reddito di cittadinanza da pochi mesi cancellato per la maggior parte dei precedenti aventi diritto, in modo particolare per i giovani che avrebbero la possibilità teorica di lavorare. Qui occorrerebbe, eventualmente, domandarsi il perché. Perché sì, è possibile che i giovani si siano lasciati cullare dai sussidi, ma è anche possibile, anzi sembrerebbe proprio così, che questo fatto sia dovuto a un mercato del lavoro che non ha offerto ai giovani alcuna tutela.

Fonte: BIN Italia

Fenomeni quali i contratti pirata, i mini-stipendi, l’elusione totale della minima paga oraria e dell’assicurazione lavorativa obbligatoria divampano ormai da anni, perpetrati in maniera rilevante proprio da quelle imprese, quali quelle del turismo, che adesso più di tutte lamentano la scarsità di offerta di lavoro. Per non parlare, poi, delle condizioni dei lavoratori stagionali, da anni oggetto di discussione, ma da sempre tacciate di ogni nefandezza con vergognosa acquiescenza da gran parte delle forze politiche e del sistema dell’informazione.

Da ultimo, sì, è vero, non è rassicurante uno Stato che, anziché produrre lavoro, offre sussidi a profusione. Ma non è ancor meno tollerabile una così completa inerzia sociale e legislativa su un problema lampante, quale quello del lavoro giovanile. La logica del puntare il dito è semplice e come tutte le semplificazioni esageratamente approssimativa.

Alberto Fioretti

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