Il 93% dei professionisti italiani darebbe una chance a un’esperienza lavorativa da remoto per un’azienda estera

Sono oltre 35 milioni in tutto il mondo, secondo le ultime stime, e in aumento: il fenomeno dei nomadi digitali è sempre più diffuso e sempre più desiderato, tanto che il 93% dei professionisti italiani darebbe una chance a un’esperienza lavorativa da remoto per un’azienda estera. Non sono, però, solo luci: 3 su 10, infatti, esprimono l’esigenza di convenzioni con professionisti, organizzazioni o istituzioni che li aiutino a orientarsi nel dedalo fiscale, legale, amministrativo e assicurativo.

“L’idea di lavorare da remoto entusiasma moltissimi professionisti, che però poi si scontrano quasi subito con le complessità che si porta dietro gestire una situazione non ancora totalmente regolata dal punto di vista normativo – spiega Gianluca Tirri, Managing Director di Quickfisco – la startup italiana che sta rivoluzionando la gestione contabile e fiscale delle Partite IVA in Italia. Con Quickfisco aiutiamo sia i professionisti italiani che lavorano con l’estero in P.IVA, sia i sempre più numerosi professionisti stranieri che scelgono l’Italia come base per lavorare con aziende internazionali. Per entrambi, il disorientamento è la condizione dominante nell’approcciare il lavoro da remoto”.

Fonte: Corriere.it

A partire dal 2015, il governo italiano ha rafforzato le misure per favorire il ritorno in Italia di professionisti e ricercatori con cittadinanza italiana che si erano trasferiti all’estero per motivi di lavoro. Negli ultimi anni “docenti e ricercatori” e “lavoratori impatriati” che decidevano di rientrare in Italia hanno goduto di sgravi fiscali che hanno portato a una detassazione dei propri redditi del 70% e in alcuni casi del 90%.

Nella recente riforma fiscale, ad oggi in approvazione, è però stata introdotta una proposta che prevede un sostanziale ridimensionamento di questo beneficio già a partire da gennaio 2024. “Il quadro normativo per i Nomadi Digitali è ancora non definito, tanto a livello italiano quanto a livello europeo, soprattutto da un punto di vista fiscale – commenta Antonino Rindone, CEO di Quickfisco – In Italia la figura giuridica del “nomade digitale” è stata inserita nel Decreto Sostegni-ter, che regola tuttavia principalmente i casi di lavoratori stranieri che scelgono l’Italia per lavorare con aziende straniere, agevolandone gli adempimenti burocratici come permesso di soggiorno e nulla osta al lavoro. C’è ancora molto da fare, invece, per i cittadini italiani che scelgono di passare fuori confine tutto o buona parte del proprio tempo, lavorando con aziende italiane o estere”.

Jacopo Gasparetti

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