Qual è la situazione in cui versa la giustizia nel nostro paese all’indomani del voto sulla riforma Cartabia

Nel Belpaese, in questi giorni, non si parla che di giustizia. Il Referendum ha aperto le porte ed oggi, il Senato, le ha chiuse. Con 173 voti favorevoli, diventa infatti legge la riforma Cartabia.

Fonte: La Repubblica

La misura, di cui si parlava ormai da tempo, presenta delle forti innovazioni: viene introdotto il divieto di esercitare funzioni giurisdizionali e ricoprire, contemporaneamente, incarichi elettivi o governativi; è permesso un solo passaggio tra la funzione di requirente e giudicante (già punto focale del referendum, che non ammetteva alcun passaggio); verrà ridotto il limite di magistrati fuori ruolo; viene consentito l’accesso in magistratura già al conseguimento della laurea in Giurisprudenza (decade quindi l’obbligo di frequentazione delle scuole di specializzazione); i fascicoli personali di valutazione dei magistrati saranno aggiornati ogni anno e non più ogni quattro, come in precedenza; i membri del Csm torneranno ad essere 30; viene ammessa la possibilità di voto unitario degli avvocati nei consigli giudiziari sulla professionalità dei magistrati, ma su deliberazione del Consiglio dell’ordine; viene, infine, rivisto il processo elettivo del Consiglio superiore della magistratura. Insomma, una svolta storica per l’ordinamento giudiziario ma non condivisa da tutti.  La Lega vota a favore, ma rimane delusa (forse complice la forte bocciatura popolare al referendum), mentre Italia Viva si astiene, definendo la riforma “inutile”. Chissà se sia veramente utile, invece, l’astenersi senza proporre mai nulla di nuovo.

In ogni caso, in molti lo pensavano da tempo: l’enorme nuvola di silenzio che incombeva sul referendum, forse, sotto sotto, era una inelegante strategia politica per preferire la riforma Cartabia. Fatto sta che il Referendum c’è stato, ed è costato circa 400 milioni di euro ai contribuenti italiani.

Ciò detto, un minimo di informazione verso i cittadini, da preferire indubbiamente ad un silenzio pervasivo, prima di una consultazione referendaria, sarebbe stato sinonimo di responsabilità politica.

Ecco perché la Cartabia è legge, ma non vi è molto da plaudere. 

Alberto Fioretti

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