Ci sono film capaci di muoversi agevolmente all’interno di storie un po’ delicate, così da farci superare quell’imbarazzo che a prima vista sembrerebbe inevitabile

Ci sono film che riescono a muoversi agevolmente anche all’interno di storie un po’ delicate, se vogliamo chiamarle così, con un tratto elegante che ci fa superare quell’imbarazzo che a prima vista sembrerebbe inevitabile. Chissà a che film sta pensando, immagino che vi chiediate e, in effetti, ora sono io a sentirmi goffo, forse anche un po’ ridicolo se vi dico a quale pellicola mi riferisco.

Dunque, nel 1978 escono film importanti come Il cacciatore, Un mercoledì da leoni, Il paradiso può attendere e tanti altri. Ora però, al di là dell’indiscusso valore delle opere sopra citate, la pellicola che ha vagamente spiazzato il pubblico per il contenuto in un certo senso non politically correct ma estremamente divertente, in quell’anno è la riduzione cinematografica di una piece teatrale francese di grande successo: La Cage aux folles, in italiano Il vizietto.

Fonte: passione super 8

Oggi ci fa sorridere che un film che parla di omosessualità, di travestiti, insomma di persone impropriamente considerate “diverse”, possa lasciare nello spettatore una sorta di imbarazzo. In effetti a veder bene, non credo che anche all’epoca nessuno si sia scandalizzato; tuttavia, se le cose sono andate in questo modo è proprio per la leggerezza e l’eleganza con le quali il regista Eduard Molinaro ha costruito questa deliziosa pellicola dalla comicità irresistibile. Ma veniamo alla trama.

Renato e Albin sono una coppia omosessuale che vive a Saint-Tropez dove gestisce la Cage aux folles, un locale in cui si esibiscono drag quin e artisti travestiti. Gli spettacoli hanno un grande successo anche per merito di Albin che, con il nome di Zazà Napoli, è la stella di punta.

Fonte: Mediacritica

Renato e Albin, rispettivamente Ugo Tognazzi e Michel Serrault, sono molto legati ed il loro rapporto dura da oltre vent’anni. Proprio vent’anni prima, però, Renato in una serata particolare ha avuto una brevissima relazione eterosessuale dalla quale è nato Laurent. Il ragazzo ha sempre vissuto con il padre ed Albin ma ora abita a Parigi dove frequenta l’università.

Una sera Laurent torna a Saint-Tropez e comunica a Renato che è in procinto di sposare una ragazza della buona borghesia francese, figlia di un deputato membro del partito ultraconservatore. Fin qui niente di particolare se non fosse che la famiglia della promesa sposa sta per arrivare a Saint-Tropez per incontrare i futuri consuoceri.

La situazione si paventa a dir poco drammatica con l’aggravante che Laurent, non potendo dire di che cosa si occupano “sua mamma e suo papà”, ha raccontato che Renato è addetto culturale all’ambasciata italiana. Ora non starò qui a spoilerare ciò che succederà, ma vi assicuro che l’incontro tra i genitori della ragazza e Albin e Renato raggiunge momenti di ilarità straordinari trascinando lo spettatore in un vortice di risate irrefrenabile.

Il film ebbe un successo straordinario che portò la produzione a sfornare un secondo capitolo: Il vizietto 2. Come dicevamo la pellicola è tratta da La cage aux folles una piece teatrale di Jean Poiret messa in scena nel 1973 e replicata per cinque anni consecutivi al Palais Royal di Parigi.

Fonte: Amazon.it

Un riconoscimento speciale va a tutti gli attori, in particolare a Michel Serrault che aveva interpretato il ruolo di Albin anche nella commedia originale e ad uno straordinario Ugo Tognazzi, perfetto nel caratterizzare un personaggio in bilico tra il macho virile e il compagno innamorato di Albin.

Da ricordare l’ottima scenografia di Carlo Gervasi che si coniuga perfettamente con i meravigliosi costumi del grande Piero Tosi.

Il film ebbe diversi riconoscimenti, tra i quali un Golden Globe, un Davide di Donatello e un César, oltre a tre nomination agli Oscar.

Insomma, se non lo avete visto correte a recuperare il dvd e piazzatevi davanti al televisore con un pacco di pop korn. E questa volta il consiglio vale anche per chi come me ebbe la fortuna di vederlo all’epoca. 

Lello Mingione

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