Il pomeriggio del 19 agosto 2002, si interrompeva il percorso terreno di Giuseppe Gesualdi, fondatore, direttore ed anima del Corriere di Roma, periodico indipendente, fondato nel 1948

Il pomeriggio del 19 agosto 2002, si interrompeva il percorso terreno di Giuseppe Gesualdi, iniziato la mattina del 12 marzo 1918, a Castrovillari, piccola cittadina ai piedi del monte Pollino, in provincia di Cosenza.

Giuseppe Gesualdi, fondatore, direttore ed anima del Corriere di Roma, periodico indipendente, fondato nel 1948.

Sono passati vent’anni, da quel triste giorno, volati via nel cielo, insieme alle rondini, alle stagioni della vita, al succedersi delle giornate, ai ricordi, agli affanni, alla quotidianità di ognuno di noi.

Castrovillari, la sua città natale, che per i grandi meriti, anche come Presidente dell’Associazione Brutium, I Calabresi nel Mondo, prima e più importante Associazione, a divulgare i valori, la cultura, i costumi della Calabria, gli ha voluto tributare l’onore di una piazza nel centro cittadino.

Largo Giuseppe Gesualdi, dove in una targa,  è scolpita per sempre la sua memoria, un grande orgoglio della nostra famiglia, di noi fratelli Gemma, Francesco, Filippo, e di nostra madre Maria Luisa, fino a che è stata in vita.

Giorno dopo giorno, sono passati vent’anni, e quel quarantenne, ora vent’anni più grande, che ora vi sta scrivendo, pieno di nuove idee, entusiasmi e sogni, ha portato avanti, questo progetto, di un uomo, che aveva fatto del suo lavoro del Corriere di Roma e della sua Calabria, una ragione di vita.

Questo mio scritto, non vuole essere, un melenso e nostalgico ricordo, una banale cronaca, di una vita piena di tanti momenti luminosi e indimenticabili.

Ci sarebbero da scrivere pagine e pagine, di questo fantastico cammino, iniziata nel 1948, ricco di tante soddisfazioni e momenti significativi.

Ricordare iniziative, programmi,  manifestazioni, personaggi, collaboratori, che si sono succeduti, negli anni, nella prestigiosa sede di via IV Novembre, sarebbe quasi impossibile, e si rischierebbe di dimenticare qualcosa o qualcuno di importante.

E’ mia intenzione, diversamente,  dare continuità, e tenere in vita, un emozione, un’idea, un progetto, di un uomo, che ha dedicato la sua vita, alla realizzazione di tutto questo.

La nostra viita, gloriosa e lunga che possa essere, un giorno conoscerà  sempre, la parola fine, almeno nella dimensione a noi conosciuta.

Ma il progetto, il ricordo, le orme lasciate nel nostro cammino, rimangono per sempre, finché qualcuno le ricorda e le custodisce gelosamente, proteggendole dalle intemperie del tempo e dagli agenti esterni, che tutto travolgono e portano via.

E oggi posso affermare, di avere avuto, il grande privilegio, di poter continuare e di tenere in vita, il progetto, l’idea, il ricordo, e in qualche modo anche l’uomo Giuseppe Gesualdi.

Ogni volta che esce un nuovo numero del giornale, non posso non pensare a mio padre, e ai mille ricordi, che fin da bambini, sono legati a lui e al Corriere di Roma.

Non posso non credere, che in ogni nuova uscita del giornale, non ci sia un suo silenzioso e fondamentale contributo, una sua preziosa supervisione dall’alto.

Come potrebbe stare lontano, dalla sua creatura tanto amata?

Di solito, quando è possibile, porto la copia del nuovo giornale sulla sua tomba, il fiore a lui sicuramente più gradito.

E non posso non ringraziare i miei fratelli Gemma e Francesco, che mi hanno sempre sostenuto in questa meravigliosa avventura, e i tanti amici, collaboratori, sponsor, che permettono al giornale, di vivere e di uscire con regolarità ogni mese.

E’ cosa straordinaria, ripercorrere il passato, lavorare nel presente, e gettare uno sguardo nel futuro.

Perché dolce e nostalgico è il passato, stimolante e avvincente il presente, affascinante ed incerto il futuro.

Ecco sarebbe molto bello, lo penso oggi più di ieri, che il Corriere di Roma con il suo fondo “Io dico seguitando…”, avesse per sempre una continuità a prescindere dalla penna che lo scrivesse.

Sarebbe meraviglioso pensare, che questo progetto e questa idea, di Giuseppe Gesualdi, conquistasse l’eternità o almeno ci provasse, per quanto possibile.

Un programma troppo ambizioso, irrealizzabile, che probabilmente conoscerà i limiti umani e del tempo,  ma chissà, mi piace pensare che forse è già pronto qualcuno con la penna in mano, a prendere il testimone, e a continuare “Io dico seguitando…” proseguendo un percorso senza mai una fine…

Ciao Grande Papà.

Filippo Gesualdi

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