L’assedio contro il blocco dei Paesi occidentali sembra manifestarsi in varie fiammate ancora indistinte, tuttavia alcuni segnali sono piuttosto inequivocabili. Il caso di Israele e Hamas è uno di questi

Secondo l’editorialista Nahum Barnea, uno dei veterani di Yediot (uno dei quotidiani israeliani in lingua ebraica fra i più venduti in assoluto) l’attacco di Hamas di sabato 7 ottobre 2023 è stato “il giorno peggiore che si potesse ricordare in termini militari nella storia di Israele, compreso l’errore dello Yom, ossia la guerra del Kippur, che fu terribile”. Nahum è un giornalista attento, ha coperto tutti i principali eventi avvenuti in Israele negli ultimi 50 anni. Il suo giudizio, benché sintetico, può dunque essere considerato attendibile.

Il confine ufficiale tra Gaza e Israele è limitato a molto meno di una quarantina di chilometri, ma le onde d’urto che questa guerra sarà capace di propagare sono paragonabili a uno tsunami perché non solo getteranno nello scompiglio Israele nel suo complesso, così come anche i palestinesi di Gaza, ma si abbatteranno anche su Ucraina, Arabia Saudita e persino sul coriaceo Iran. Perché?

Per prima cosa perché questa nuova fiammata di guerra tra Israele e Hamas è in grado di dirottare molte più forniture militari statunitensi verso Tel Aviv, che non per soddisfare il fabbisogno accampato da Kiev e poi perché questa guerra renderà impossibile l’accordo di normalizzazione delle relazioni fra Arabia Saudita e Israele. Anzi, è proprio quest’ultimo fattore, come sostengono alcuni commentatori, ad avere incoraggiato, da parte di Teheran, l’attacco sferrato il 7 ottobre scorso dall’ala militare di Hamas.

Scenari di guerra contro Israele – Fonte: ANSA

Una volta appurato (se mai lo sarà) che l’Iran ha incoraggiato l’attacco di Hamas per fare naufragare la bozza di accordo fra Israele e i sauditi, aumenteranno considerevolmente le tensioni tra Israele e lo stesso Iran, nonché nei confronti del rappresentante libanese di Teheran, cioè Hezbollah, e anche tra Arabia Saudita e Iran.

Come si può intuire, perciò, la situazione è particolarmente seria e la parola che può meglio chiarire lo scenario mondiale in divenire è contrapposizione.

Tornando a quanto afferma il giornalista israeliano Nahum questa guerra sarà un disastro per Israele, ancora peggiore dell’attacco a sorpresa dello Yom Kippur (dal 6 al 25 ottobre del 1973) da parte di Egitto e Siria, giusto cinquant’anni fa (ed anche la scelta della data, come si può notare, per l’ultimo attacco di Hamas non è stata casuale).

Tanto per cominciare, precisa l’editorialista, c’è stata l’umiliazione dell’esercito e dell’intelligence israeliani, che si sono lasciati sorprendere da Hamas, che ha usato deltaplani e gommoni, motociclette e altri mezzi di fortuna per penetrare in aree israeliane via terra, cielo e mare.

Il 7 ottobre scorso Israele è stata invasa dai miliziani di Hamas in almeno 22 località fuori dalla Striscia di Gaza, comprese comunità fino a 25 chilometri circa all’interno di Israele.

La piccola forza militare di Hamas non solo ha invaso Israele, travolgendo le truppe israeliane di confine (che erano però piuttosto risicate, a quanto pare), ma ha portato nella Striscia un bottino di ostaggi israeliani e di altre nazionalità a Gaza, attraverso quello stesso confine per il quale Israele aveva speso un miliardo di dollari erigendo una barriera che avrebbe dovuto essere praticamente impenetrabile. Così non è stato.

Militanti di Hamas a Gaza – Fonte: La Presse

La vista di centinaia di cadaveri lasciati sul terreno, ripresi da molti video anche amatoriali, ha inorridito e lasciato di stucco tutto il mondo. L’attacco a sorpresa, infatti, è stato violentissimo e non vi è stata alcuna pietà per le vite umane di bambini, donne e giovani civili.

In secondo luogo, osserva Nahum, Israele è sempre stato orgoglioso della capacità dei suoi servizi di intelligence di infiltrarsi fra le file di Hamas, a Gaza, e dei palestinesi in Cisgiordania, al fine di captare in anticipo ogni genere di mossa. Ma nelle ultime settimane, come sa chiunque segua le notizie su Israele, Hamas aveva condotto quelle che sembravano manovre di esercitazione proprio per questo tipo di azione multipla lungo tutto il confine di Gaza e proprio davanti agli occhi dell’esercito israeliano.

Eppure, da parte di Israele non si è alzato un particolare livello di allarme, sebbene alcuni commentatori abbiano fatto trapelare che l’Egitto aveva avvisato Tel Aviv di alcuni movimenti sospetti. Niente, da Tel Aviv non sono pervenuti allarmi.

Qualcuno sostiene che l’intelligence israeliana abbia interpretato le mosse nemiche come un tentativo di Hamas di infastidire i vertici dell’esercito israeliano, provocando un po’ i comandanti, ma tutto questo evidentemente non è stato interpretato come il preludio per un attacco.

Sottovalutazione fatale e forse un tantino di eccesso di arroganza, dovuti alla convinzione da parte di Tel Aviv di essere decisamente il più forte. L’intelligence israeliana credeva che Hamas avesse un disperato bisogno di maggiore assistenza finanziaria da parte del Qatar, che ha già dato ad Hamas oltre 1 miliardo di dollari in aiuti dal 2012, e così era stato concesso un “contentino”, da parte di Israele, rilasciando numerosi permessi di lavoro agli abitanti di Gaza per andare a lavorare in Israele.

Hamas non solo è riuscita a penetrare in Israele e ad attaccare le comunità israeliane e le basi militari, ma è stata anche in grado di rapire un certo numero di israeliani – tra cui alcuni anziani, donne, bambini e anche dei soldati – per portarli come scudi umani e ostaggi nei tunnel sicuri di Gaza.

Questo “bottino umano” rappresenta un grosso guaio per Israele. In un suo precedente mandato, nel 2011, il primo ministro Benjamin Netanyahu (chiamato comunemente Bibi) scambiò 1.027 prigionieri palestinesi, tra cui 280 condannati all’ergastolo, per ottenere il ritorno di un solo soldato israeliano, Gilad Shalit, rapito da Hamas e imprigionato a Gaza.

Il primo ministro israeliano Netanyahu detto Bibi – Fonte: Associated Press

Bibi potrebbe essere indotto nuovamente, quindi, a svuotare tutte le prigioni israeliane dove sono trattenuti dei palestinesi se Hamas desse seguito alle minacce di passare per le armi gli ostaggi catturati.

Su Netanyahu piovono critiche feroci un po’ da tutte le parti, in primis dai media israeliani che attribuiscono al vecchio premier tutte le colpe per questa deriva. E allora lui fa la sua mossa, l’unica possibile al momento, e impone un governo di unità nazionale con rappresentanti di sua fiducia.

Ricordiamoci che Bibi presiede anche il gabinetto di sicurezza. Il potere è ancora strenuamente nelle sue mani, almeno per ora.

Tutto ciò che l’esercito farà a Gaza in futuro richiederà che tenga conto dell’impatto che potrebbe avere sulla vita degli ostaggi civili”, afferma Nahum.

È sotto gli occhi di tutti che la politica di divisione di Netanyahu ha causato danni irreversibili per Israele. Bibi ha instradato un colpo di stato giudiziario per privare la Corte Suprema israeliana del suo potere di supervisionare l’operato del governo. Questa manovra ha provocato una grossa frattura nella società israeliana e perfino fra le fila dell’esercito.

Qualche settimana fa l’ex direttore generale del Ministero della Difesa israeliano, Dan Harel, durante una delle numerose manifestazioni di protesta contro il governo a Tel Aviv ha dichiarato: “Non ho mai visto la nostra sicurezza nazionale in uno stato peggiore di questo”; poi ha anche spiegato che ci sono stati dei danni per le unità dei riservisti dell’esercito israeliano (formazioni essenziali delle forze di difesa israeliane) “che hanno ridotto la prontezza e la loro capacità operativa”. Parole eloquenti dello stato di disagio contro il governo e che si possono riscontrare in ampie componenti della popolazione israeliana.

Per quanto riguarda Hamas e il suo potere coercitivo da quando ha preso il controllo di Gaza nel 2007, l’insieme del popolo palestinese ne paga pesanti conseguenze. I miliardi di dollari in aiuti che ha ricevuto Hamas dal Qatar nel corso degli anni avrebbero potuto essere utilizzati per costruire una Gaza migliore, cioè una realtà produttiva, con scuole, università e infrastrutture dignitose, che avrebbe potuto essere un modello insieme alla Cisgiordania.

Invece, Hamas ha dedicato la maggior parte delle risorse per scavare tunnel dentro Israele e costruire razzi per distruggere il nemico, costringendo gli abitanti di Gaza (poco più di due milioni) a sopravvivere solo grazie agli aiuti internazionali. Fra gli obiettivi da annientare Hamas annovera anche la più moderata Autorità Palestinese della Cisgiordania, presieduta da Abu Mazen a Ramallah, che a questo punto si può dare per inconsistente sotto il profilo politico.

È difficile pensare che Hamas potrà mai essere un partner per negoziare una pace sicura con Israele. Ma anche il governo israeliano retto dal primo ministro Benyamin Netanyahu è colpevole del disastro di Israele: colpevole, secondo il quotidiano Haaretz, di una situazione che il movimento islamista è stato capace di sfruttare.

D. BLU

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