Lo diciamo sempre: è difficile governare in un Paese in perenne campagna elettorale e la ricerca del consenso rende qualsiasi governo incapace di fare scelte strategiche

Si agli sgoccioli di un anno assai complicato, avevamo una guerra, quella voluta da Putin che ha occupato l’Ucraina e adesso ne abbiamo due, visto che Hamas ha deciso di sferrare un attacco terribile ad Israele che si è difeso con una rappresaglia violentissima. Due guerre alle nostre porte, due guerre che rappresentano un attacco inequivocabile all’Occidente.

Temo fortemente che queste due guerre tengano sotto scacco un’Europa debole e poco protagonista per parecchio tempo e non oso pensare cosa può succedere nello scacchiere internazionale il ritorno alla Casa Bianca di Trump, da sempre ostile all’Europa e non ostile a Putin.

Credo che sarebbe un grave errore non rifornire di armi l’Ucraina, una sconfitta sarebbe una minaccia per le democrazie europee. Come sottovalutare l’attacco dei terroristi conto Israele significherebbe una specie di resa al mondo arabo.

Questo per raccontare le crisi, anzi le guerre, alle nostre porte.

In casa nostra siamo alle prese con una crisi economica che morde le famiglie. Tutto è più caro mentre gli stipendi non crescono, anzi sono i più bassi d ‘Europa, i mutui sono alle stelle e le prospettive non lasciano speranze. Il Governo farà una finanziaria che risente dagli assurdi impegni lasciati dal governo Conte, che tra bonus e reddito di cittadinanza, privano di circa 25/30 miliardi di euro il plafon a disposizione per investimenti e per dare una mano alle famiglie.

In politica estera la nostra Premier continua a fare bene, la sua rete di relazioni cresce e l’immagine dell’Italia cresce. Il punto debole del Governo è proprio la parte economica, quella più importante, perché riguarda la vita di tutti i giorni degli italiani, che se la passano proprio male.

Fonte: la Repubblica

La coalizione di governo purtroppo sempre litigiosa, proprio perché litigiosa, non riesce a fare le cose promesse e l’avvicinarsi delle elezioni europee, alimenta le divisioni piuttosto che l’unità.

L’opposizione non riesce ad organizzarsi, è divisa e non riesce certo ad impensierire la Premier che, anche se tra mille difficoltà, riesce a portare avanti una decente politica di governo. Ci si aspettava di più, ma le condizioni interne e la crisi internazionale non aiutano di certo un governo che comunque eredita uno stallo che viene da lontano.

Lo diciamo sempre che è difficile governare in un Paese in perenne campagna elettorale, la ricerca del consenso rende qualsiasi governo incapace di fare scelte strategiche. Tutte cose che sappiamo ma che nessuno ha mai provato a cambiare. 

Cosa ci dobbiamo aspettare dall’anno che verrà. 

Innanzi tutto, che qualcuno pensi sul serio a cercare la pace. Tutti ne parlano, tutti la invocano ma sembra proprio che nessuno la cerchi seriamente. I pacifisti, sempre meno credibili a causa della loro partigianeria, riempiono le piazze di chi tifa contro l’Occidente ma certo non danno contributi seri, i politici sembrano quasi incapaci a proporre soluzioni. Tutti aspettano che qualcuno si muova e per ora parlano solo le armi e le crudeltà. 

Fonte: lavoro.chiesacattolica.it

Speriamo anche che si fermi questa messa in discussione della democrazia. Quando la politica è incapace di trovare soluzioni, si fanno avanti pericolose derive populiste e anti-libertarie e sempre più spesso gli elettori, delusi dalla Vezzali della politica, si rifugiano e provano improbabili e pericolosi personaggi. L’Argentina è un esempio ma anche in Europa c’è da temere. 

E speriamo poi in un po’ di serenità. Dopo il COVID si pensava che ne saremmo usciti migliori. Non è vero. Purtroppo, siamo diventati intolleranti, aggressivi e incapaci di ritrovare quei valori che hanno reso grande il Paese. Lo dobbiamo per ricostruire il tessuto connettivo del Paese, per dare alle nuove generazioni la possibilità di emergere e vivere in condizioni migliori di quello che stiamo vivendo in questi anni. 

L’anno che verrà dovrà essere l’anno della svolta, una svolta che riporti l’uomo al centro del villaggio. 

FRANGES

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