Quanto le strane idee del Presidente turco stanno influenzando l’economia del paese anatolico?
Il 2022 potrebbe essere l’annus horribilis per l’economia turca. Il Paese attraversa infatti una crisi valutaria senza precedenti che ha visto il valore della lira turca dimezzarsi e l’inflazione salire a oltre il 30%. La spirale inflazionistica ha un colpevole: Erdogan e le sue bislacche convinzioni in materia di politica monetaria, tanto originali da essersi guadagnate l’appellativo di “Erdoganomics”.
Il Presidente è convinto, in spregio dei principi basilari di politica monetaria, che alzare i tassi d’interesse favorisca l’inflazione, anziché calmarla. Pur di difendere questo assunto ingiustificato, Erdogan ha rimosso vari vertici della banca centrale, esasperando così i timori degli investitori sull’andamento della lira. L’ultima trovata del sultano risale a qualche giorno fa.
Per frenare la svalutazione e incoraggiare i turchi a tenere i loro risparmi in valuta locale anziché dollari o euro, Erdogan ha promesso di indennizzare i risparmiatori per eventuali perdite dovute al crollo della lira. Un tentativo, dunque, di agganciare la lira alle valute “forti” a spese dello stato.
Se questa fosse una partita di Poker, si potrebbe dire che Erdogan è andato all-in, puntando tutta la credibilità del governo sulla tenuta della lira. Una giocata azzardata, che pur riuscendo a invertire momentaneamente il trend negativo, è stata prontamente chiamata dagli altri giocatori, evidentemente restii a credere che lo stato turco sarà in grado di mantenere la promessa.
Dopo una breve battuta d’arresto, infatti, il valore della valuta nazionale ha ripreso la discesa. Adesso i risparmiatori rischiano seriamente di vedere i propri risparmi deprezzarsi fino a non valere più una lira (turca).
Alberto Fioretti