Un giornalista che ha contribuito con il suo lavoro a scrivere pagine importanti della televisione
All’età di 84 anni, il “baffo del giornalismo”, si è congedato dal suo pubblico. Maurizio Costanzo si è spento a Roma dopo una vita passata tra carta stampata e televisione. A darne la notizia il suo ufficio stampa.
Nato da una famiglia originaria di Ortona (Abruzzo), dopo aver conseguito il diploma in ragioneria, si dedicò al suo più grande sogno: il Giornalismo. Era il 1956 quando, diciottenne, iniziò a muovere i primi passi in un mondo tanto affascinante quanto complesso. Entrò come cronista nel quotidiano romano di Paese Sera per poi approdare, l’anno seguente, nella redazione del Corriere Mercantile di Genova.
A 22 anni cominciò la collaborazione con la storica rivista di TV Sorrisi e Canzoni che lo portò ad intervistare anche il grande Totò.
Nel 1960 e il giovane Costanzo diventò caporedattore della redazione romana del settimanale Grazia e tre anni più tardi, nel 1963, iniziò un percorso come autore radiofonico per uno spettacolo affidatogli da Luciano Rispoli, allora caposervizio del varietà a Radio Rai. Si trattava di Canzoni e nuvole, condotto da Nunzio Filogamo.
L’anno 1966 lo vide coautore del testo della celebre canzone cantata da Mina “Se telefonando”: con lui Ghigo De Chiara e la musica del Maestro Ennio Morricone.
Sarebbe lungo l’elenco delle attività svolte da Maurizio Costanzo in anni ed anni di carriera. Vero è che dalla metà degli anni ’70 iniziò, per il giornalista romano, una carrellata di programmi che lo videro autore e conduttore: Bontà loro (1976-1978), Acquario (1978-1979), Grand’Italia (1979-1980) e Fascination (1984).
Ma fu nel 1982 che prese vita quello che sarebbe diventato il Talk Show per eccellenza ovvero il “Maurizio Costanzo Show”. A questa trasmissione, che in origine veniva effettuata presso lo studio/teatro della ITS su via Salaria, poi al Teatro Sistina per approdare, infine, al Parioli, potremmo dedicare pagine intere di racconto.
La prima puntata andò in onda il 14 settembre 1982 e da allora fino al 9 dicembre del 2009 non ci sono state interruzioni di sorta. Il 12 aprile 2015 l’appuntamento riprese per poi concludersi definitivamente il 25 novembre 2022, per un totale di 4.540 puntate ed oltre 45.000 intervistati.
Costanzo ha portato, nel corso delle 42 edizioni, sul palcoscenico i personaggi più importanti dello spettacolo, della politica, della cultura ma anche premi Nobel, Cantanti, e personaggi bizzarri che, possiamo dirlo onestamente, forse sarebbe stato opportuno non posizionare sotto la luce dei riflettori.
Grazie a quel celebre sgabello dove si sedeva e, mentre si toccava il baffo, porgeva domande anche scomode ed irriverenti, sono nate parodie che hanno accompagnato la vita professionale del giornalista.
La frase che lo ha accompagnato (ed ora accompagnerà il suo ricordo) è stata (e sarà): “Boni…tate boni”. Un’espressione pronunciata ogni qual volta il pubblico in sala faceva sentire la propria voce pro o contro un personaggio o un concetto espresso e che ha sempre fatto ridere e portato i comici ad imitazioni di varia natura. Costanzo, infatti, sarà ricordato anche per la sua voce. Un timbro particolare ed un modo di articolare le parole che, spesso e volentieri, si impuntava sulle S.
Una pietra miliare nella vita del giornalista resterà l’attentato (fallito) che la Mafia progettò per metterlo definitivamente a tacere. Lo stesso Costanzo ha raccontato in più occasioni come nacque la vicenda: “Quando fu ucciso Borsellino andai a fare uno speciale, occupandomi di Mafia. Arrivai ad augurare ad alcuni boss in carcere un tumore e da quel momento giunsero lettere anonime con la mia testa su un vassoio. Passavo queste lettere alla DIGOS e si racconta che un giorno, Matteo Messina Denaro venne al teatro Parioli per vedere come fare l’attentato. Totò Riina disse: “Questo Costanzo mi ha rotto i C…ni”. Fu così che i sicari vennero a Roma, vestendosi di tutto punto nelle boutique di via Veneto (i magistrati riuscirono poi a risalire agli scontrini). Mi seguirono e quel giorno, per mia fortuna, andai a trovare l’allora Ministro degli Interni Scotti poiché stava poco bene. Videro che sotto casa del Ministro era presente una camionetta della Polizia e ciò li indusse ad abbandonare quella zona. Se l’avessero fatto sotto casa mia sarei morto in men che non si dica con una raffica di mitra. Al Parioli, invece, la fortuna volle che quella sera avessi cambiato auto e l’incertezza del “sarà lui o non sarà lui” nel premere il pulsante e far esplodere 70 kg di tritolo portò a salvare me, la mia futura moglie, il mio autista ed il cane”.
Un pensiero va anche allo storico pianista che lo ha accompagnato per anni prima di essere sostituito dal Maestro Demo Morselli: Franco Bracardi.
Ma il Talk Show non è stata l’unica forma di intrattenimento seguita da Costanzo: ricordiamo le edizioni di Buona Domenica su Canale 5 in cui il presentatore era supportato da nomi come Fiorello, Paola Barale, Claudio Lippi e Massimo Lopez.
Un giornalista, dunque, che ha contribuito con il suo lavoro a scrivere pagine importanti della televisione anche se, ed è giusto muovere delle osservazioni, in molti casi è stato osannato più del dovuto. Pur riconoscendogli una professionalità di tutto rispetto, ha colpito vedere come, nel mondo della televisione e non solo, il nome di Costanzo sia sempre stato presentato sotto forma di “eccellenza assoluta”; mai un dissenso, una presa di distanza da parte dei colleghi per ciò che poteva dire o fare. Una sorta di uomo infallibile a cui ci si relazionava in maniera reverenziale.
Ad ogni modo, a lui va il nostro saluto per quanto fatto nei tanti anni di attività. Chissà che da lassù non possa continuare a mandarci dei “consigli per gli acquisti” come fatto nei tanti anni di Talk Show.
Stefano Boeris