Secondo alcuni la capitale economica del paese dovrebbe concentrarsi sulle marginalità, ma Milano continua sulla sua strada di eccellenza 

Più di due anni fa veniva posata la prima pietra di uno dei cantieri italiani più avveniristici, l’edificio che completerà il quartiere di City Life, il City Wave a Milano. Il progetto, a cura di Bjarke Ingels Group, si erge a emblema di ripresa post pandemica oltre che di sostenibilità, essendo alimentato esclusivamente da fonti rinnovabili e rivestito da circa 11.000 mq di pannelli fotovoltaici.

D’altro canto, tuttavia,  Beppe Sala, si è trovato a fronteggiare le critiche di coloro i quali sostenevano fosse necessario concentrarsi maggiormente sulle periferie, piuttosto che continuare a dare sfogo all’orgoglio milanese nel dar vita a una moderna capitale europea; sulla medesima linea si collocarono gli argomenti secondo i quali nell’epoca dello smart working abbia poco senso permettere la costruzione di un edificio che, per gran parte, sarà adibito a uffici, oltre a opporsi a una cementificazione ulteriore quando innumerevoli sarebbero le vecchie costruzioni da recuperare.

Fonte: 10alle5 Quotidiana

Sicuramente argomentazioni condivisibili, ma allo stesso tempo, è giusto ricordare come nell’annosa questione centro-periferie il Comune non si sia dimenticato di queste ultime: basti pensare ai quasi 4 milioni di euro stanziati a favore degli artigiani e negozi dei suburbs milanesi per alleviare le difficoltà causate dalla pandemia, per non citare il processo di recupero e arricchimento di alcune aree non centrali della città, ad esempio la Bovisa, da qualche lustro sede del Politecnico che ha portato decine di migliaia di studenti in un’ex zona industriale.

Concentrandosi sulla stretta attualità, infine, la schiacciante vittoria alle amministrative di due anni or sono si è fondata su un programma che contempla la riqualificazione di sette scali ferroviari cittadini concepiti per migliorare la connessione centrifuga e rendere la città attrattiva e accessibile anche a chi non ha un reddito medio alto. Un compromesso che appare vincente, se non altro politicamente.

Dunque, perché ostacolare nuovi investimenti, peraltro privati, se perseguiti di pari passo con una sempre maggiore inclusione? 

Alberto Fioretti

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