Uno sceneggiato che andrebbe riscoperto e che, senza nulla togliere al Capolavoro di Milos Forman, segue e rispetta una linea biografica maggiore e più veritiera

Wolfgang Amadeus Mozart, il più grande Genio che la Musica abbia mai conosciuto. Non esiste una cancellatura o correzione nelle sue innumerevoli partiture.

Esattamente quarant’anni fa, la RAI trasmise uno sceneggiato in sei puntate intitolato “Mozart”. Un film destinato ad essere cancellato nella memoria del pubblico dal celebre colossal “Amadeus” di Milos Forman. Lo sceneggiato a firma di Marcel Bluwal, a differenza della storia narrativa di Forman, è improntato per una buona metà del racconto sulla figura del Genio a partire dall’infanzia e sul rapporto di Amore (fino all’adolescenza) e Scontro (in età adulta) col padre Leopold.

La vita del Compositore è ben illustrata e mette in evidenza le difficoltà che gli Artisti dell’epoca avevano nel trovare Mecenati disposti a concedere loro dei contratti per esibirsi nei palazzi nobiliari e/o nei teatri.

Leopold Mozart, aveva compreso molto bene le qualità, nettamente superiori alla media, del figlio ma non solo: anche la figlia Maria Anna, chiamata Nannerl, era una bambina virtuosa che però risentiva molto della genialità del fratello più piccolo, sentendosi la “seconda” tra i due. Le donne, all’epoca, erano poi destinate a prendere marito e a metter su famiglia, anche a costo di sacrificare le loro doti naturali di Artiste; questo destino non risparmiò neanche Nannerl.

La madre, Anna Maria, assisteva alle soddisfazioni ma anche alle preoccupazioni del marito che doveva sempre far di conto per via degli incassi, spesso inferiori a quanto pattuito o a contratti annullati per capricci e gelosie che Signori e cortigiani potevano avere nei confronti della famiglia Mozart.

Nello sceneggiato, ripreso fra l’altro in uno “Speciale Superquark” dedicato alla vita del Compositore austriaco, viene ben evidenziato come questi Musicisti (e non solo) fossero considerati al pari della servitù di Corte: si mangiava assieme al personale di servizio, ci si vestiva come loro e tutto questo anche se ci si chiamava Mozart.

Le puntate si sviluppano con una logica narrativa molto ben strutturata: si va dagli scontri con il Principe Arcivescovo di Salisburgo Colloredo ai lutti dovuti alla perdita dei genitori prima e dei figli di Wolfgang e Costanza poi; dalle amanti che il Genio ebbe nel corso della sua breve vita, all’atteggiamento della moglie che accettava queste scappatelle del marito sapendosi, però, vendicare con un atteggiamento sottile ed intelligente che solo le Donne sanno avere.

Ma la sottolineatura tocca anche l’aspetto economico: Leopold Mozart costretto ad aprire un negozio di pianoforti per far fronte alle spese folli del figlio; lui, Vicemaestro di Cappella alla Corte dei Principi Arcivescovi di Salisburgo, ridotto ad una condizione economica assai precaria, con una figlia da accasare e con la difficoltà di comprarsi una giacca da camera.

Certo, non era facile comprendere la Musica di un Genio e così, librettisti ed impresari temevano di “rimetterci” dando a Wolfgang il benestare per esibirsi nei Teatri importanti di Vienna e non solo.

Anche il rapporto con Giuseppe II e la Corte viene dipinto in maniera meno “colorata” rispetto al film del 1984 “Amadeus”, a cominciare dal rapporto col collega italiano Antonio Salieri che non viene marcato così fortemente.

La differenza tra i due racconti consiste proprio in questo: “Mozart” si basa più sulla biografia del Genio; “Amadeus”, invece, vuol mettere in evidenza la figura di Antonio Salieri, “sfruttando” quella di Mozart sulla base della visione del Compositore italiano: un burattino da sbeffeggiare per poi riconoscerne la grandezza a tutto tondo. Ed il finale, tanto drammatico quanto misterioso che nello sceneggiato di Bluwal viene raccontato con meno forza narrativa pur suscitando forti emozioni.

Fonte: AbeBooks

Oggi sappiamo che tutta la vicenda legata alla commissione del Requiem, ad esempio, è rappresentata con maggior veridicità nello sceneggiato “Mozart” che non in “Amadeus”; in entrambi resta un alone di mistero che ancora persiste ma, stando a quanto biografi e studiosi hanno riportato, non fu certamente Salieri a mascherarsi per commissionare a Mozart quella destinata ad essere la sua ultima opera “incompiuta” e terminata dal suo allievo Franz Xaver Süßmayr (che nello sceneggiato appare nell’ultima puntata).

L’uomo in maschera, presentatosi nel cuore della notte a casa del Musicista e che nella ricostruzione di Bluwal non è rappresentato così ma come un uomo vestito di nero che, da una carrozza al Prater, ferma il Compositore e gli commissiona l’Opera, era il Conte Franz Walsegg zu Stuppach, un nobile che possedeva una Cappella privata nella quale amava eseguire musiche che spacciava per sue, ma che in realtà erano composte da altri.

Mozart sapeva che il pagamento dell’Opera prevedeva anche l’assenza della sua firma ma, stando perennemente “in bolletta”, aveva comunque accettato.

Uno sceneggiato che andrebbe riscoperto e che, senza nulla togliere al Capolavoro di Milos Forman, segue e rispetta una linea biografica maggiore e più veritiera.

Stefano Boeris

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