Non trasformiamo in eroe un ragazzo che è morto da criminale, sfrecciando a velocità folle e che avrebbe potuto far piangere decine e decine di famiglie per bene

Non è la prima volta e, ahimè, non sarà neanche l’ultima, in cui mi trovo a scrivere un articolo in merito ad un fatto di cronaca che, solo per una pura fatalità, non ha procurato una catastrofe anche se la morte ha comunque fatto capolino.

Vorrei affrontare in queste prossime righe quanto avvenuto sul G.R.A. (Grande Raccordo Anulare) qualche giorno fa.

È un lunedì notte di luglio e sull’anello stradale che cinge la Capitale, un’Audi R8 sfreccia come un proiettile a quasi 300 km/h (293 km/h per l’esattezza). Alla guida del bolide della Casa tedesca, un ragazzo di 22 anni, di nome Orsus Brischetto, un amico Nicholas Calì ed una ragazza incinta seduta sul piccolo spazio situato dietro i due sedili.

E già queste poche righe offrono più di qualche spunto di riflessione. Iniziamo con la vettura in questione: un’Audi R8 fa parte di quella gamma di macchine potenti e sportive che hanno anche un notevole impatto sul portafoglio; si parla di una cifra base intorno ai 170.000 euro per poi salire a seconda dell’allestimento e già la prima domanda sorge spontanea. Come fa un ragazzo di 22 anni a posare le proprie terga su un bolide del genere? Da quale famiglia viene? Cosa fa e cosa fanno i genitori per permettersi un mezzo così? E ancora: la vettura è concepita per ospitare due persone (compreso il guidatore). Com’è possibile che una ragazza incinta fosse posizionata in quel minuscolo spazio senza alcun tipo di sicurezza?

Ma andiamo avanti.

Il giovane seduto accanto al guidatore folle, riprende il video con il cellulare. Le immagini parlano da sole: un continuo schivare le altre vetture che, procedendo ad un’andatura logica e rispettosa del codice, solo per una pura fatalità non sono state centrate in pieno. Ma quando criminalità ed imbecillità sfidano la sorte, non sempre il risultato può dirsi vantaggioso per le due parti nefaste. Ed in questo caso la morte è scesa in campo munita della sua falce e si è scaraventata proprio contro il nostro “pilota del crimine”.

La vettura, totalmente fuori controllo, è andata a sbattere contro la barriera di cemento. Orsus Brischetto è stato portato d’urgenza al Policlinico di Tor Vergata ma la Signora in nero lo ha preso con sé. L’amico “cineoperatore”, ricoverato al Policlinico Casilino è risultato fuori pericolo.

Fonte: NEWSAUTO.it

Anche la ragazza incinta non ha, fortunatamente, riportato ferite gravi ed è stata dimessa dall’ospedale Umberto I dopo poche ore.

Cosa c’è dietro questo tragico finale? Intanto dobbiamo dire che, se oggi si piange la morte di un ragazzo ventiduenne, il fato è stato “clemente” perché il numero delle vittime avrebbe potuto essere maggiore: tre (considerando i presenti nella vettura) sommato a quello dei conducenti alla guida delle proprie auto che, solo per caso, non sono stati presi in pieno dal missile a quattro ruote.

Ma chi erano questi ragazzi? I loro nomi, già noti alle Forze dell’Ordine, hanno svelato le origini. Si trattava e si tratta (per chi è sopravvissuto) di giovani zingari le cui famiglie sono dedite allo spaccio di cocaina ed hashish. L’area interessata è quella sud della Capitale. Parliamo, dunque, di gente che guidava una vettura, frutto di attività illegali.

Gli inquirenti stanno indagando sulle dinamiche per capire se, all’origine, vi fosse una gara clandestina con una o più auto fuggite dopo il drammatico incidente.

I funerali del ragazzo hanno visto una coreografia degna di un set cinematografico come la cultura zingara vuole: champagne, fuochi d’artificio, palloncini che, legati tra loro, formavano una collana con una croce che è stata liberata nell’aria. Ed ancora, musica con tanto di cantante neomelodico ed una sfilata di auto di lusso, rombanti. Via Raoul Follereau (la zona dove si sono svolti i funerali) è risultata per diverse ore una sorta di raduno automobilistico. E, come ciliegina sulla torta, un maxi-murale fatto in un giorno sulla facciata di una palazzina popolare per ricordare il ragazzo.

Fonte: Roma Today

Tutto normale? Tutto logico? Forse per il “politicamente corretto” sì, dato che a morire è stato un Rom e, dunque, è bene che non si agitino troppo le acque. Ma se dobbiamo essere onesti fino in fondo, l’etnia non ha alcun valore in questa storia: ciò che conta è la morte di un ragazzo di appena 22 anni, il fatto che viaggiasse con un amico ed una ragazza incinta su una vettura che, con un lavoro onesto, probabilmente non si sarebbe mai potuto permettere, la casualità che ha voluto risparmiare le altre due/tre vite (compresa quella del nascituro/a) e quelle di comuni cittadini che si trovavano sul G.R.A. al momento del passaggio dell’Audi.

Ma per favore: non trasformiamo in eroe un ragazzo che è morto da criminale, sfrecciando a velocità folle e che avrebbe potuto far piangere decine e decine di famiglie per bene. Di finti prodi ne abbiamo avuti anche troppi.

Stefano Boeris

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