La schedatura degli edifici di pregio storico sta procedendo lentamente cercando di mettere a punto la metodologia come evidenziato nel convegno ‘Ereditare il presente’

Ci stiamo avviando alla fine del 2022, anno pieno di difficoltà e con poche certezze per il futuro. Le risorse finanziarie derivanti dal PNRR e dagli stanziamenti del Giubileo, ad integrazione di quelle ordinarie, che dovranno essere investite anche nella macchina amministrativa, presupposto per tutte le politiche pubbliche ed infrastrutturali, dovrebbero dare seguito ad un nuovo quadro di regole chiare ed efficaci per il comune di Roma, in particolare, sull’impianto delle sue Norme Tecniche di Attuazione affinché  prenda avvio un sensibile percorso di riforma e revisione delle norme edilizie ed urbanistiche al fine di dare attuazione ai tre elementi cardine attorno ai quali potrà ruotare la strategia di trasformazione della città di Roma: la rigenerazione urbana, la sostenibilità ambientale e, soprattutto, la certezza dei tempi e delle modalità di attuazione degli interventi.

Non ultimo tra queste revisioni, l’aggiornamento della Carta della Qualità che, a mio avviso, dovrebbe passare da strumento generico di tutela a strumento il più possibile prescrittivo con l’ausilio dei Piani di Conservazione.

Tale aggiornamento dovrebbe in particolare prevedere: a) lo stralcio di tutti quegli immobili privi di particolari qualità architettonica ed inseriti in Carta per la Qualità per la sola destinazione d’uso; b) l’inserimento di tutti gli immobili di particolare pregio architettonico che hanno caratterizzato la storia dell’architettura romana del 900 e contemporanea ad oggi non inseriti; c) trasformazione della Guida per la Carta per la Qualità in una sorta di vademecum della buona progettazione, piuttosto che una ulteriore normativa “sovrapposta” alle NTA di PRG.

Il progetto, che non hanno consentito di riprodurre in questa sede ma visionabile nel loro sito, dello studio GBPA Architects di Milano per la ristrutturazione degli uffici BPM, ultima opera romana di Luigi Moretti, è una dimostrazione di quanto sia necessaria e urgente la redazione dei Piani di Conservazione per edificio e autore.

Fonte: Archivio Moretti Magnifico

Quest’intervento, https://www.gbpaarchitects.com › piazzale-flaminio e https://torrimoretti.com/VirtualTour/ , prevede la completa trasformazione dei prospetti e degli interni con le seguenti motivazioni: L’intervento di riqualificazione rispetta il progetto originario di Moretti cercando di coniugare l’integrità architettonica e le volontà dell’architetto con le necessità del Ventunesimo secolo. Il restauro filologico, grazie alle tecnologie più moderne e performanti, prevede che le nuove facciate abbiano una verticalità ricercata che ai tempi era impossibile da ottenere. 

Il nuovo progetto prevede la totale sostituzione del courtain wall con vetri continui e trasparenti con montanti laterali in ottone lucido e prevede una cromia grigia per i pilastri a vista. Per quanto riguarda gli interni, originariamente spazi con pareti mobili, vengono ristrutturati senza nessun riferimento al contesto originale. ‘Non cancellare le ragioni storiche e le fasi attraverso cui si è composto il monumento’;il restauro si basa su dati certi e non su ipotesi’; sono questi alcuni principi estrapolati delle Carte del Restauro e validi nel Restauro del Moderno che dovrebbero essere di guida per chi affronta un restauro di un edificio vincolato. Osservando i rendering di progetto dello studio GBPA Architects sui siti citati sorge una domanda: il restauro filologico ancora oggi significa intervenire sulle preesistenze con la tutela della loro autenticità?

La “forma compiuta” attuale, già evidente negli schizzi autografi di Moretti, si differenzia dal progetto approvato e dai particolari dei disegni esecutivi solo nelle fasce verticali, rosse e non bronzo oro, che arrivano fino alla sommità del parapetto merlettato del terrazzo. Qual è dunque il senso del progetto di “restauro filologico” di GBPA Architects che prevede delle vetrate totalmente differenti e cambio delle cromie originali?

Fonte: Archivio Giorgio Zacutti Roma
Fonte: Archivio Giorgio Zacutti Roma

La verticalità che gli architetti milanesi vorrebbero ripristinare, a mio avviso, già esiste, non è frutto dei prospetti ma è concettuale se si legge storicamente il fabbricato nella sua organicità. Sono tutti gli elementi che compongono le facciate che opportunamente riletti rimandano al barocco e al suo percorso ascensionale. Quanto è nei prospetti è riconducibile agli scritti di Moretti nella rivista Spazio sui colori di Venezia e le modanature.

Sull’originalità di quest’opera non credo che ci siano dei dubbi tali da poter consentire di cambiare radicalmente l’aspetto della “forma compiuta”, quindi non mi sembra che si possa definire un restauro filologico il progetto di GBPA Architects, ma un intervento a fini commerciali che stravolge e fraziona un’opera d’architettura riconoscibile e riconosciuta. Se ci fosse stato un piano di conservazione su questo edificio, opera romana di Luigi Moretti ben presente nella memoria collettiva dei romani, non sarebbero sorte delle giuste polemiche, come quella pubblicata sul sito di Italia Nostra il 3 maggio di quest’anno.

Un piano di conservazione dovrebbe contenere: bibliografia, archivio di riferimento, materiale grafico e fotografico, scheda storica sull’autore e del fabbricato, copia del progetto originale e/o planimetrie catastali d’impianto, lavori eseguiti nel corso degli anni e difformità, stratigrafia per la conoscenza degli intonaci e del colore, fino a dare indicazioni per gli adeguamenti tecnologici. Così verrebbe sostituito il generico vincolo di tutela con un indicazioni prescrittive e puntuale (caso per caso). I piani di conservazione, essendo un lavoro imponente ma fattibile, potrebbero essere sviluppati dalle università e con gli studenti di architettura e ingegneria a vario titolo. Servirebbero finanziamenti e sgravi fiscali per gli edifici che volessero virtuosamente attuare il piano di conservazione.

La schedatura degli edifici di pregio storico e architettonico sta procedendo lentamente nelle varie regioni italiane cercando di mettere a punto la metodologia come evidenziato nel recente convegno di Roma ‘Ereditare il presente’.

Il passo seguente dovrebbero essere proprio i piani di conservazione che contribuirebbero alla salvaguardia del nostro patrimonio storico-architettonico del ‘900.

Paolo Verdeschi

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