“I social permettono a chiunque di dialogare. Si inizia con un like e si continua con un corteggiamento, convinti di avere una relazione “vera”

Negli ultimi anni, osservando la nostra società, notiamo una forte propensione a conoscere nuove persone online, preferendo questa modalità alla conoscenza face to face. Naturalmente le possibilità offerte dalla rete hanno consentito di entrare in contatto anche con utenti che si trovano a centinaia di chilometri di distanza con facilità. Facebook, Instagram o altri social media permettono, anche a persone poco esperte di social o di informatica, di dialogare tra utenti e di iniziare velocemente a chiacchierare.

Inizia con un like o un cuore a un post sui social. Nessun commento, solo un pollice in su o un cuore. Tanto basta; si continua con un corteggiamento che può durare un bel po’ e, pian piano finiamo con l’innamorarci, e sempre più convinti di avere una relazione “vera”. Quell’appuntamento virtuale ci emoziona, quel like tanto atteso è la prima fase della rete nella quale siamo pronti a cadere.

Fonte: Netsons blog

Anche se si tratta di una relazione a distanza, nata sui social, ci sentiamo in coppia, innamorati, e sogniamo ad occhi aperti il primo incontro di persona, ci sentiamo talmente coinvolti da esser pronti a sostenere economicamente l’altra persona durante un momento di difficoltà… che però guarda caso non finisce mai, e soprattutto sono sempre e solo difficoltà risolvibili con il supporto economico.

Ci ritroviamo così intrappolati in una relazione finta, costruita con pazienza e costanza, che svuota il conto in banca, frantuma i cuori. Siamo tutti pronti ad affermare o lo abbiamo pensato almeno una volta nella vita “a me non potrebbe mai capitare!”, ciò perché siamo convinti di saper riconoscere subito un profilo fake e di essere in grado di capire le intenzioni altrui, pur nascoste dallo schermo del PC. Un’illusione.

Più di 300 le vittime solo nel 2021, tuttavia questo è un dato relativo alle denunce effettuate e se solo per un attimo pensassimo a quante persone truffate non denunciano possiamo affermare che sono molto più numerose. Sono molte le vittime che non hanno il coraggio di denunciare, vergogna e umiliazione, non permettono sempre di fare la cosa giusta! Accorgersi di essere stati manipolati e truffati non fa piacere a nessuno.

Fonte: Business Intelligence

Può capitare a tutti: persone comuni o personaggi famosi, donne e uomini.

Se per un attimo pensiamo alle ultime vittime dei falsi profili a scopo di truffa ed alle testimonianze raccolte dalla tv o dai giornali ci viene in mente Roberto Cazzaniga, sportivo, che per 15 anni ha creduto di avere una fidanzata in Brasile con problemi di salute che gli ha estorto più di 600mila euro.

Ma perché in chat siamo più vulnerabili?

La risposta è semplice: siamo propensi ad una maggiore disinibizione. Online riusciamo a comunicare senza filtri, a condividere emozioni di noi stessi anche con degli sconosciuti. La possibilità di parlare “in assenza del corpo” consente un dialogo libero da resistenze.

Il parlare a lungo, con la stessa persona, quasi un appuntamento quotidiano, confidando e raccontando molti aspetti di noi stessi, crea quel clima di “familiarità” contribuendo tuttavia ad avviare un processo di idealizzazione che permette di concedere con facilità tutte le informazioni all’interlocutore un insieme di qualità che ricerchiamo in un partner. Più facile di così! 

La chat diventa un rifugio accogliente, nel quale il predatore può svolgere la funzione di elemento rassicurante, a propria disposizione, a cui si può ricorrere nel momento del bisogno, soprattutto nei periodi in cui ci sentiamo più vulnerabili. Possiamo solo immaginare nella solitudine generata dall’isolamento del periodo più insistente della pandemia quanti casi di truffe si sono concretizzate, infatti, tendiamo ad usare il mondo virtuale quando il “mondo esterno” ci fa paura. Quel momento è topico per la truffa online poiché in chat si trova “riparo”, pace. Si ha la sensazione che chi si trova dall’altra parte dello schermo ci potrà aiutare, completare, cioè che, in sintesi, “faccia esattamente al caso nostro”. Quando il truffatore si accorge che l’altra persona ormai si fida e che farebbe di tutto per il loro rapporto, inizia a raccontare delle difficoltà personali che sta vivendo e per le quali ha bisogno di un aiuto, guarda caso economico.

La vittima della truffa, nonostante si renda conto che le vicende ascoltate possano apparire strane o paradossali, sceglie comunque di dare il suo sostegno economico, dato il clima di fiducia che si è creato tra i due.

I fatti più gettonati sono debiti da onorare, fondi da versare per attivare un progetto personale, ecc., che lo portano a chiedere il supporto dell’unica persona di cui si fida veramente.

Alla prima richiesta di un prestito ne faranno seguito altre, magari come condizione necessaria affinché l’incontro dal vivo possa avvenire e il sogno d’amore coronarsi. Sarebbe bello se le vittime a questo punto si rendessero conto del guaio in cui sono incappati e certi di essere vittime di una truffa online si rivolgessero alle autorità competentiLa polizia postale potrà così verificare se il truffatore stia mettendo in atto questo comportamento in maniera seriale e aiutare la vittima.

A proposito di truffatori seriali consiglio il docu-film Netflix “Il truffatore di Tinder”, la storia di Simon Leviev (alias Shimon Hayut), che attraverso un account falso ha estorto oltre dieci milioni di dollari alle sue vittime. Va sottolineato che l’aspetto sentimentale è ciò che può farci sentire maggiormente vulnerabili e “manipolabili”.

Il danno di natura emotiva in queste vicende può essere molto forte e doloroso a causa della violazione subita. In fine, dovremmo preferire mani da stringere ed occhi in cui specchiarci alla tastiera del pc, forse non eviteremo cuori infranti, e nemmeno salveremo il nostro conto corrente ma avremo persone in carne ed ossa davanti a noi e chissà magari è la volta buona.

Antonella Tancredi

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