L’incontro ha rappresentato un’occasione, unica e irripetibile, per riflettere sui problemi della società contemporanea

“Osare la pace, vivere la fraternità, difendere la democrazia”. Con questo triplice invito si è celebrato quest’anno il convegno, organizzato dall’Associazione Nazionale dei Popolari, sul contributo dei cattolici alle grandi sfide del nostro tempo.

L’incontro, svoltosi nelle giornate dell’1 e 2 dicembre presso il Centro Congressi dell’Angelicum, è stata un’occasione, unica e irripetibile, per riflettere sui problemi della società contemporanea, confrontandosi sulle proposte utili ad arrestare quello che sembra ormai un inevitabile declino dell’Europa democratica.

Ad aprire i lavori, che hanno visto la partecipazione nutrita di cittadini, associazioni, organizzazioni di volontariato e politici, è stato Pierluigi Castagnetti, storico segretario del PPI e ultimo custode di un pensiero che è ancora vivo nell’animo di molti italiani.

Fonte: Famiglia Cristiana

A preludio del suo intervento, Castagnetti ha stigmatizzato l’indifferenza di parte della politica riguardo al tema delle guerre, in Ucraina e in Palestina, che stanno letteralmente sconvolgendo il nostro mondo. A tal riguardo, il Segretario ha ricordato il ruolo svolto dall’Italia negli ultimi settant’anni, a fianco alle principali istituzioni internazionali, per salvaguardare la pace ed evitare il pericolo di un’escalation nucleare. Specialmente in Medio Oriente, laddove con Fanfani e La Pira l’Italia ha svolto per molto tempo un delicato ruolo di mediazione, contribuendo a edificare la pace in una terra tormentata e profondamente innervata dalle radici cristiane. Tuttavia, ha proseguito Castagnetti, da Craxi in poi, il nostro Paese si è progressivamente disinteressato di questo argomento, depauperandosi di una politica estera chiara e credibile.

In generale, con la fine della Guerra Fredda, la pace è andata progressivamente perdendo di interesse presso l’opinione pubblica occidentale, venendo troppo spesso data per scontata o superficialmente acquisita. A dirlo è stato il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, che nel corso del suo intervento ha parlato apertamente di “dissoluzione della pace e del pacifismo nell’era contemporanea”.

Secondo Riccardi, la nostra società ha da tempo delegato ad altri il compito di occuparsi della pace, incurante dei grandi cambiamenti in atto nel mondo. In particolare, ad essere a rischio è la sopravvivenza dell’Europa, insidiata com’è dal risveglio dei nazionalismi all’interno dei suoi confini. Non a caso, prima Romano Prodi e poi Mario Draghi, hanno esplicitamente parlato di sbandamento dell’Europa e della necessità di favorire l’avvio di una nuova fase storica. In primo luogo, permettendo al Vecchio Continente di dotarsi, dopo anni di titubanze, di una difesa comune.

Secondo Lorenzo Guerini, già Ministro della Difesa nei governi Conte II e Draghi, “l’idea di uno strumento militare comune è efficace nella misura in cui si adatta ai cambiamenti di un pianeta sempre più multipolare e aperto all’ingresso di nuovi attori internazionali”. In secondo luogo, è necessario riscoprire il senso delle nostre comuni radici europee.

Per Patrizia Toia, ex ministro e eurodeputata PD, è fondamentale al riguardo ripartire dalla cultura, ovvero da ciò che ci rende membri della stessa famiglia e protagonisti del medesimo destino. Al centro del dibattito sull’Europa si deve, pertanto, tornare a parlare della persona, quale titolare di diritti e libertà in condivisione con gli altri. Una questione che si intreccia con quello della fraternità, affrontata nella seconda tappa della conferenza e che ha visto interloquire fra loro esponenti dell’associazionismo (padre Occhetta e Pinella Crimì del forum delle famiglie) della cooperazione (Marco Venturiello, vicepresidente di Confcooperative) e del mondo sindacale (Luigi Sbarra, segretario confederale della Cisl).

Per i relatori, in ossequio a quanto predicato da Papa Francesco, è quanto mai necessario riscoprire una dimensione spirituale dell’esistenza, che permetta a chi ha responsabilità di governo di intravedere un fine ulteriore nel proprio agire politico. Da qui l’invito, che speriamo venga prontamente colto, del Cardinale Zuppi a dare vita a una nuova Camaldoli europea. Una Camaldoli che rimetta al centro della vita politica i valori cristiani e che, al pari di quelli mutuati dalla Rivoluzione Francese, costituiscono l’humus culturale su cui l’Europa si è innalzata, garantendo progresso e prosperità per tutti. Infine, l’obbligo civile e morale di difendere la democrazia da tentazioni autoritarie.

Un argomento che è stato affrontato nella terza fase dell’incontro e che si è incentrato sulla riforma del “premierato” voluta dal governo. Una riforma che sta facendo molto discutere in questi giorni e che tanti considerano velleitaria e iniqua.

Oltre ai relatori, a dirlo è stata anche Elly Schlein, intervenuta a conclusione dei lavori nella giornata di sabato. La Segretaria PD ha parlato della necessità di ripartire dalla legge elettorale per restituire democrazia al voto dei cittadini, e non da un premierato forte che consegnerebbe l’Italia al potere di una persona sola. Infine, Schlein, ringraziando gli organizzatori e la platea, ha sentito il bisogno di rassicurare l’elettorato cattolico del partito, mostratosi negli ultimi tempi molto critico verso le scelte della sua direzione.

Fonte: Avvenire

Per tornare a vincere, i democratici devono, infatti, costruire un’alternativa, tornando al pluralismo e all’inclusività delle origini. Un’alternativa che è già nell’aria e in cui i popolari, c’è da crederci, non potranno avere certamente un ruolo secondario nel prossimo futuro.

Gianmarco Pucci

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