Quel bambino, soprannominato dal nonno “la motoretta umana”, oggi è diventato un Campione che occupa, di diritto, un posto nell’Olimpo dello sport

La storia dei grandi campioni sportivi, intesi come quelli che sanno far sognare ed innamorare la gente, è spesso fondata sulla capacità di questi a superare traumi che il destino pone sulla loro strada. Atleti che trovano in se stessi la forza di reagire e la volontà di abbattere ogni ostacolo andando oltre i propri limiti ed esaltando la pratica sportiva come maestra di vita nella sua funzione educativa e sociale.

Marcell Jacobs appartiene a questa eletta schiera di campioni. Anche lui, prima di arrivare al successo, ha dovuto imporsi sul destino nel superare un trauma, quello dell’abbandono del padre, militare statunitense partito in missione per la Corea del Sud un mese dopo la sua nascita (El Paso Texas 26 settembre 1994). La madre, rimasta sola con il piccolo Marcell, decise di lasciare gli USA per far ritorno in Italia, prima a Castiglione delle Stiviere e poi a Desenzano.

Seppur sempre coccolato dalla mamma e dai suoi tanti parenti, il bambino avvertì con tristezza il distacco dal padre che immaginava, per autodifesa, come un supereroe impegnato in missioni impossibili, trovando nello sport e nella pista di atletica la sua “coperta di Linus”. Dall’età di sette anni Marcell liberava la sua sofferenza con la corsa mimando con la bocca il rumore delle moto e per questo diventò la “motoretta umana”, ribattezzato così dal nonno Osvaldo.

Fonte: Dagospia

In adolescenza Jacobs alternò, con ottimi risultati, le discipline del salto in lungo e dei 100 metri piani, ripercorrendo le orme di grandi campioni del passato quali Jesse Owens e Carl Lewis, senza trascurare Andrew Howe idolo di Marcell perché come lui metà italiano e metà statunitense. Il giovane Jacobs ad inizio carriera preferì gareggiare nel salto in lungo ottenendo nel 2013 il record nazionale indoor juniores che resisteva da ben 37 anni. E continuò su questa scia conquistando primati su primati in quella specialità.

Fonte: olimpopress

Ma nel 2016 a pochi giorni di distanza dalle Olimpiadi di Rio, una lesione al quadricipite femorale sinistro non gli permise la tanto attesa partecipazione all’evento. Destino parallelo a quello di Gimbo Tamberi, anche lui assente per infortunio.

Nel 2017 Marcell, atleta con la passione per i tatuaggi, decise clamorosamente di cambiare disciplina per dedicarsi ai 100 metri piani. Però, oltre ai tanti infortuni, era nato un grande problema: Jacobs non riusciva a trasferire in gara i tempi dell’allenamento, vittima dell’eccessiva ansia e della pressione per la competizione. Il suo allenatore Paolo Camossi decise di affidare il velocista ad una mental coach, Nicoletta Romanazzi che aiutò Marcell a sciogliere alcuni nodi mentali, primo tra tutti il rapporto con il padre.

Su consiglio di Nicoletta, Jacobs, a sua volta diventato papà di tre bambini, si riconciliò con il genitore e, liberatosi nella mente e nelle gambe, riuscì ad affermarsi compiutamente in gara come in allenamento.

Il 2021 divenne l’anno della consacrazione per Jacobs a partire dal 13 maggio quando Marcell al meeting outdoor di Savona corse i 100 m. in 9”95, diventando il secondo italiano, dopo il suo rivale Filippo Tortu, a realizzare un tempo inferiore ai 10 secondi.

E finalmente arrivò il giorno tanto atteso: il primo agosto 2021. In programma alle Olimpiadi di Tokyo i 100 metri piani, la gara regina dell’evento. Dopo aver superato le semifinali ed essersi qualificato per la finale, primo uomo italiano nella storia delle Olimpiadi, Jacobs conquistò la medaglia d’oro con il tempo di 9”80, nuovo record europeo.

Fonte: Tuttosport

Giorno storico per la Nazionale Italiana in quanto Gimbo Tamberi, quindici minuti prima dell’impresa del velocista, si impose nel salto in alto. Marcell con la sua vittoria interruppe il dominio dei campioni americani durato per ben 25 anni, primo atleta europeo a vincere il titolo Olimpico dei 100 m. dopo il britannico Linford Christie nell’edizione di Barcellona 1992, e degno erede di Pietro Mennea il più grande velocista italiano.

Jacobs, cinque giorni dopo l’impresa, vinse con Patta, Desalu e Tortu anche la medaglia d’oro nella staffetta 4×100. Nel momento del trionfo, Marcell rivide tutta la sua vita, i suoi dolori, i suoi sacrifici, la sua voglia di riscatto.

Fonte: Olympics.com

Quel bambino soprannominato dal nonno “la motoretta umana” era diventato un Campione salito nell’Olimpo dello sport. Jacobs, trionfatore anche agli Europei di Monaco di Baviera 2022, ha deciso, in vista delle Olimpiadi di Parigi 2024, di affidarsi ad un nuovo coach Rana Reider, guru della velocità famoso per i duri allenamenti, trasferendosi al quartier generale di Jacksonville in Florida, centro all’avanguardia per la tecnologia applicata allo sport, meta di tanti atleti affermati.

Vai Marcell, corri più veloce che puoi, alla conquista della Medaglia d’Oro a Parigi 2024!

Gian Luca Cocola

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