Non si deve mai scordare, che la libertà è un diritto fondamentale della nostra esistenza. Non diamolo mai per acquisito o scontato questo sacrosanto diritto

Si è svolta a Roma, in piazza del Campidoglio, una manifestazione ed una fiaccolata, a sostegno e in ricordo di Aleksey Navalny, dissidente sovietico, morto in questi giorni, in circostanze misteriose, probabilmente avvelenato, tragico destino comune, toccato anche ad altri dissidenti, dal governo dello Zar, Vladimir Putin.

Tanti semplici cittadini, sono accorsi, colpiti, da questa morte “annunciata” di un dissidente sovietico, oppositore di un regime, totalitario e spietato, che da anni si batteva per una Russia libera.

La moglie del dissidente, Yulia, più determinata e agguerrita che mai, in questi giorni impegnata a Bruxelles, per seguire i lavori del Ministero degli Esteri UE, ha tuonato contro il governo russo e lo Zar Putin.

“Continuerò l’ opera di mio marito, che lottava e sognava una Russia libera” afferma la vedova, accusando lo Zar di aver avvelenato il marito.

Aleksei Navalny, era detenuto nella prigione russa “lupo polare” e, in circostanze ancora non chiare, aggiungerei molto sospette, ha avuto un malore fatale che, nonostante le cure prestate, lo ha condotto alla morte.

Fonte: Sky TG24

Nessuno ha potuto ancora vedere il cadavere, nemmeno la madre e i risultati degli esami, effettuati sul cadavere, non saranno resi noti, prima di 15 giorni. Secondo la legge vigente in Russia, l’autopsia sul cadavere, non può essere eseguita alla presenza di un perito di parte, come diversamente succede in Italia, e nella quasi totalità del pianeta, mettendo quindi in dubbio, la veridicità dei risultati dell’ autopsia. Durante la sua detenzione, Navalny, aveva avuto uno scambio epistolare con Natan Sharansky, dissidente sovietico, di epoca Brezhenievana, che passò nove anni di carcere duro, nelle prigioni russe. In questo lettere, si evince come i due dissidenti, trovassero una grande similitudine, tra il sistema politico e sociale della Russia di Putin e l’ URSS.

Ricordo a questo proposito che Navalny, nel 2020, subì un tentativo di avvelenamento. Fu durante un volo aereo del dissidente che questi si salvò da morte certa grazie alla prontezza del comandante il quale, ai primi segnali di malore di Navalny, atterrò al primo scalo possibile consentendo tutte le cure necessarie.

In Russia, una parte della popolazione, si è mobilitata a sostegno di Navalny, deponendo fiori in alcune piazze, con piccoli raduni spontanei di persone a difesa della libertà.

Come di consuetudine nella Russia dello Zar ne sono seguiti fermi e arresti che hanno bloccato sul nascere qualunque protesta popolare. Importante e dal grande valore simbolico, quindi, la fiaccolata che si è svolta in Campidoglio.

Vedere “finalmente” tutte le forze politiche in corteo insieme, con tanti cittadini e anche turisti, intervenuti spontaneamente a difesa dei diritti civili, della libera espressione, contro tutti i totalitarismi antidemocratici, è un grande segnale di civiltà e di consapevolezza.

Non si deve mai scordare, che la libertà è un diritto fondamentale della nostra esistenza e della nostra Costituzione, costata la vita e il sangue di tanti “eroi”, che hanno combattuto per questo.

Non diamolo mai per acquisito o scontato questo sacrosanto diritto ma continuiamo a difenderlo dalle mille insidie che, periodicamente, lo attraversano e lo mettono in discussione.

Filippo Gesualdi

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