Dietro quella che sembra essere una battaglia a tutela dell’ambiente si nascondono fallimenti e sudditanze che pagheremo caramente

Ebbene sì…nonostante la questione sembrasse impossibile, l’Unione Europea ha firmato la condanna a morte della propria industria automobilistica con 340 voti a favore, 279 contrari e 21 astenuti. Dal 2035, data apparentemente lontana ma a cui arriveremo nel giro di niente, le auto a benzina e diesel saranno bandite dal mercato del vecchio continente per far posto a motori totalmente elettrici.

Tra i favorevoli a questa follia, la Sinistra nostrana che, in maniera assolutamente compatta con il M5S ed alcuni franchi tiratori del PPE, Verdi e Socialisti, ha deciso di sostenere tale progetto che rappresenta un vero e proprio regalo alla Cina.

Si parla di un riesame nel 2026 che però non eliminerà degli obblighi anche per i mezzi pesanti: autobus, autocarri e pullman gran turismo dovranno essere dotati di motori ad emissioni zero o con un taglio del 90% della CO2.

Analizzando la questione scopriamo alcuni punti che suscitano domande e perplessità. In Europa abbiamo una tradizione automobilistica che parte dalla fine dell’800 e giunge fino ai giorni nostri; l’area occidentale del Continente ha sviluppato, nel corso dei vari decenni, vetture degne di lode per affidabilità e sicurezza. Fiat, Lancia, Alfa Romeo, Renault, Citroën, Volkswagen ma anche Audi, BMW, Mercedes sono solo alcuni dei marchi più celebri e che tutti abbiamo testato direttamente o indirettamente.

Come è ovvio che sia, anche tra questi ci sono livelli differenti ma possiamo dire, senza ombra di smentita, che la Storia di ogni singola Casa automobilistica è degna del massimo rispetto. Ed anche nomi dell’Est che fino ad alcuni anni fa erano diversi gradini sotto come Dacia o Škoda, ad esempio, grazie a convenzioni con i marchi occidentali, oggi sono giunti a produzioni assai importanti.

Ebbene, tutto questo lavoro di tecnologia, ricerca, ingegneria rischia di essere gettato alle ortiche. Nonostante si parli di deroghe per piccoli costruttori o per i veicoli pesanti che circolano in condizioni atmosferiche difficili, la grande sconfitta sarà segnata dal monopolio che la Cina avrà in tutta questa storia. Prendendo in esame alcune dichiarazioni provenienti da politici e manager nostrani si evince esattamente questo.

Fonte: QualEnergia

L’esecutivo italiano è tra i più forti oppositori. Si va dal Premier Giorgia Meloni che ha definito di “dubbia efficacia” il provvedimento e di “conseguenze pesantissime” per l’industria europea, al Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini che ha parlato di “decisione folle e sconcertante contro le industrie e i lavoratori italiani ed europei, a tutto vantaggio delle imprese e degli interessi cinesi”.  Ma anche l’assessore regionale allo Sviluppo economico della Liguria Andrea Benveduti ha espresso il proprio timore: “Il via libera dell’Europarlamento allo stop delle auto diesel e benzina dal 2035 è […] un regalo enorme alla Cina che continua ad inquinare e ha quasi il monopolio del settore, con circa l’80% delle materie prime legate alle batterie elettriche”.

Gianmarco Giorda, Direttore generale dell’Anfia (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) ha dichiarato che “le scelte di Bruxelles sullo stop a diesel e benzina dal 2035 sono un regalo alla Cina, ma ora dobbiamo prenderne atto e andare avanti, stanziando più fondi per la transizione energetica, per difendere la nostra filiera produttiva e con essa l’occupazione”.

E per i motori ibridi, ovvero quelli che sfruttano tanto la parte termica quanto quella elettrica? Sembra che nel 2026 verrà presa in esame la possibilità di mantenere tale tipologia. Per quanto concerne marchi del calibro di Ferrari, Maserati e Lamborghini, considerati “di nicchia” ci sarà una continuità nella vendita fino al termine del 2035, avendo un anno in più per adeguarsi.

Vero è che oggi chi possiede auto a benzina o diesel (ossia la stragrande maggior parte delle persone) potrà continuare ad usarla e, fino al 31 dicembre 2024 anche acquistarne una nuova. Bisogna però sapere che si andrà incontro ad una svalutazione di tali veicoli.

Davanti ad uno scenario così rivoluzionario vengono in mente diversi quesiti: l’Italia e l’Europa saranno in gradi di soddisfare il fabbisogno energetico quando l’elettrico diventerà una realtà obbligata? Ed ammesso che la cosa sia possibile, arriveremo pronti al 2035 e con quali costi? Ancora: le industrie automobilistiche avranno modo e maniera di reinventarsi in questo senso, “smantellando” procedimenti ormai consolidati sui motori temici per dar vita a nuove tecnologie? I lavoratori che destino avranno?

Per non parlare poi dello smaltimento delle batterie, dei costi e dei tempi di ricarica. Al momento un pieno per una Fiat 500e (ovvero elettrica) oscilla intorno ai 33 euro ma in futuro? E le attuali pompe di benzina (con dipendenti annessi) che fine faranno? Sarà realmente possibile convertirle in stazioni di rifornimento elettriche?

Domande lecite e drammatiche al tempo stesso a cui nessuno sembra dare risposte rassicuranti. Ad oggi le vetture elettriche sono immesse sul mercato a dei prezzi che superano anche i 25.000 euro per le utilitarie.

La speranza è che possa esserci un ripensamento (almeno parziale) del percorso intrapreso. Dietro quella che sembra essere una battaglia di tutto rispetto a tutela dell’ambiente si nascondono fallimenti e sudditanze che pagheremo caramente.

Stefano Boeris

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *