Dopo quasi trent’anni dalla pellicola Ferie d’agosto, Paolo Virzì decide di raccontare il seguito di quella storia riprendendo gli stessi personaggi e il cambiamento che il tempo ha determinato nelle loro esistenze

Ventotene è la più a sud delle isole Pontine, Ventotene “tene o vento”, come mi spiegò un suo abitante molti anni or sono. Vista da lontano sembra una balena, la parte alta verso sud degrada piano piano, fino a formare una specie di gobba che finisce col gettarsi nel mare, come la coda di un cetaceo appunto. Di fronte lo scoglio di Santo Stefano, non proprio un’isola, ma sufficientemente grande per accogliere un carcere e le sue mura sinistre.

Nel 1996 Paolo Virzì ambientò Ferie d’agosto, uno dei suoi film più riusciti, proprio in questa isoletta. La scelta credo che non fu affatto casuale, Ventotene, al contrario della sorella più grande Ponza, è quasi una terra di confine, un posto alternativo, o forse sarebbe meglio dire, lo era almeno in quegli anni. Comunque, il luogo sembrava perfetto per raccontare lo scontro e le contraddizioni di due culture contrapposte, un gruppo di intellettuali di sinistra, e un’allegra brigata di commercianti, rappresentanti del tipico generone romano.

Il film ebbe un buon successo di pubblico e anche la critica lo giudicò un ottimo spaccato della borghesia di quell’epoca. Ecco, dunque, che dopo quasi trent’anni il regista livornese decide di raccontare il seguito di quella storia riprendendo gli stessi personaggi e il cambiamento che il tempo ha determinato nelle loro esistenze.

Fonte: Mescalina.it

Ritroviamo quindi Sandro Molino, interpretato da Silvio Orlando, ormai anziano, ma sempre più ancorato alle sue idee comuniste, Marisa, Sabrina Ferilli, a suo tempo sensuale moglie di Marcello, l’attore Piero Natoli che ci ha lasciato prematuramente e poi Laura Morante nei panni della dolce Cecilia Sarcoli moglie di Sandro. E così via via tutti gli altri. Questa volta le cose sono un po’ diverse.

Lo scontro tra i due mondi, uno capitanato proprio da Sandro e l’altro da Sabrina, che in Ferie d’agosto era una ragazzina ossessionata dalla televisione e dai suoi programmi trash e oggi è influencer di successo, diventa inevitabile quando Sandro vede che un piccolo manufatto, un pollaio che lui crede sia stato testimone degli incontri tra i confinati di sinistra degli anni Quaranta, viene demolito per fare posto alla festa di matrimonio di Sabrina con un sedicente promoter innamorato più dei soldi che la ragazza riesce a raccogliere grazie ai suoi follower che di lei.

A questo punto la trama sembra prendere una piega ben precisa, ricalcando in fondo quanto raccontato nel film precedente. Il fatto è che il mondo in questi ultimi trent’anni è davvero enormemente cambiato e quindi lo scontro fra le due compagini, che all’epoca aveva i connotati di una specie di ironica partita di calcio con tifoserie al seguito, qui diventa una guerra ideologica con risvolti patetici dove la neanche tanto velata presunzione politica, sembra prendere il sopravvento.

Il film, dunque, inquadra due mondi antichi in una fattispecie attuale dove i follower contano più della cultura e della professionalità e soprattutto delle idee. Accade così che l’influencer Sabrina è indotta a presentarsi alle elezioni da un partito di destra mentre l’idealista Sandro annaspa nei ricordi di un’epoca andata.

Il passato e il presente sono in contrapposizione più degli stessi protagonisti. Non c’è bene e non c’è male, nessuno vince perché nessuno è nel giusto. Potremmo disgustarci della volgarità degli uni e provare simpatia per l’idealismo degli altri; tuttavia, man mano che scorrono i fotogrammi ci accorgiamo che alla fine ognuno difende il proprio orticello e di sentimenti davvero sinceri non ce ne sono. Il tutto raccontato con la solita vena divertente che in Virzì è una costante, dove le battute degli uni sembrano confezionate solo per dare spazio alle risposte degli altri.

Ed è qui forse il piccolo limite di questa pellicola che altrimenti sarebbe stata davvero godibile. Si ha l’impressione che la sceneggiatura abbia volutamente dato spazio a dialoghi più diretti ad accattivarsi la risata dello spettatore che a dare profondità all’argomento trattato. Un piccolo pasticcio, ed è un peccato perché la storia poteva reggere perfettamente anche in un contesto meno ruffiano per così dire, con meno luoghi comuni e più concettualità.

Fonte: Luce

Una scusa per raccontare la realtà che ci circonda tra un sorriso amaro soffocato dalla pochezza dei protagonisti e la bellezza di un’isola che alla fine del ventennio vide protagonisti personaggi storici della levatura di Sandro Pertini, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, qui confinati dal regime fascista e che in quegli anni diedero vita al famoso Documento di Ventotene, considerato alla base del principio dell’unità europea.

Un plauso infine va a tutti gli attori che hanno partecipato con entusiasmo alla rimpatriata. A partire da Laura Morante a Sabrina Ferilli, da Vinicio Marchioni a Christian De Sica a Silvio Orlando a Vanessa Marini e a tutti gli altri, veramente bravi e splendidamente diretti dal regista livornese.

Lello Mingione     

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