Con Berlusconi finisce un’era, l’era dei sogni, del benessere, della felicità, e noi rimarremo con lo sguardo offuscato da un velo di mestizia guardare al nostro futuro, prigionieri dei rischi di nuove pandemie e di potenziali disastri nucleari

Non avrei mai voluto scrivere questo mio ricordo sulla scomparsa di Silvio Berlusconi che ha lasciato in me e in tutti coloro che gli hanno voluto bene un vuoto incolmabile. Correva l’anno 1994 quando il Cavaliere fece il suo ingresso in politica ed io decisi di seguirlo, presentandomi alle elezioni politiche come senatore del collegio Tuscolano di Roma.

Da allora sono rimasto sempre legato alla sua persona, attraverso una profonda amicizia, devozione e ammirazione. È stato un percorso lungo, ricco di soddisfazioni politiche e scientifiche ma anche di qualche delusione. Per me rimane ancora un gigante della politica italiana ed europea; un uomo coraggioso e combattente che ha creato una vera e propria rivoluzione nella Storia di questa Nazione.

Una svolta, quella di Berlusconi, che ha permesso l’inserimento nei circuiti della politica di personalità già affermate nella società civile, dal mondo della scienza, della cultura, dell’industria, dell’economia, etc. Tra i primi a capire quale asso nella manica avesse il Cavaliere, vi furono le delegazioni di giornalisti venuti dal Giappone. Questi professionisti dell’informazione intuirono l’elemento dirompente che l’Imprenditore aveva in sé verso la mentalità dei vecchi partiti dalla DC al Pci che avevano mantenuto il potere per oltre 40 anni. Quei valori e quegli ideali, che tutti noi ex allievi dei salesiani, avevamo assorbito erano rappresentati nella figura di Silvio Berlusconi: il rispetto della persona, la dignità, la solidarietà verso i più deboli e fragili.

La sua visione moderna della politica nostrana portò l’Italia ad un sistema di alternanza: il bipolarismo. Per non parlare della rivoluzione attuata nel campo televisivo, sportivo ed economico dove la strategia internazionale ha sempre avuto un peso specifico rilevante.

Per tutti questi motivi il suo nome resterà impresso nella Storia del nostro Paese; sarà ricordato come uno degli uomini più brillanti, equilibrati e innovativi.

Vorrei ricordare alcuni episodi dei rapporti eccezionali che si erano stabiliti fra noi, fin da quando ci siamo conosciuti. In me egli rispettava due cose: il fatto che fossi un professore universitario giovane e sveglio con un’autonomia di pensiero ed anche un calabrese verace che in modo chiaro e, a volte rude, gli diceva le cose così come le pensava.

Più volte, tenendomi sottobraccio mi ha chiesto: “Ma come si fa a diventare professori all’Università?” Ed io gli rispondevo con calma serafica: “Silvio, tu non hai bisogno del titolo accademico per essere professore, perché con la tua intelligenza, le tue capacità critiche e la tua visione innovativa e strategica sei nato già professore!”.

Fonte: Calabria.Live

Ma io non sono stato l’unico ad ammirare le doti dell’Imprenditore prima e del Politico poi: il mio amico fraterno e collega di carriera universitaria e politica Umberto Scapagnini assieme a sua moglie Fiorella lo adoravano per le sue straordinarie doti intellettive e umane. Umberto gli aveva prefigurato una vita lunga 130 anni! In questo si è sbagliato, ma solo in parte perché, in realtà, la figura di Berlusconi rimarrà immortale nel tempo.

Attraverso me ed Umberto Scapagnini, il mondo della scienza internazionale si è reso conto di cosa rappresentasse Silvio Berlusconi per la ricerca scientifica e le ragioni per cui noi lo avevamo seguito con convinzione fin dall’inizio.

Una cosa (tra le tante) che mi colpì del Cavaliere fu il suo enorme rispetto nei confronti di noi parlamentari, della nostra libertà di coscienza. Ricordo che, quando ero europarlamentare e si discuteva del sesto programma quadro della Ricerca scientifica, lui mi lasciò libero di preparare un emendamento di compromesso sull’uso sperimentale di cellule staminali da embrioni sovrannumerari nonostante le pressioni contrarie ricevute dal Vaticano.

A tal proposito, ricordo che il mio amico Sir Salvador Moncada, lo scienziato che è stato anche collaboratore del premio Nobel Sir John Vane e che ha scoperto non solo la prostaciclina ma anche il nitrossido, mi espresse chiaramente la sua profonda delusione perché ero sceso in campo con Berlusconi. Lui, nato nell’Honduras, aveva trascorso l’infanzia e la sua prima giovinezza con Che Guevara ed era stato per tutta la vita amico e consulente scientifico di Fidel Castro. Ciò spiegava il suo pregiudizio politico contro Berlusconi e la sua mentalità comunista del centro America.

A distanza di trent’anni, però, Sir Salvador Moncada mi confessò: “Guarda, Pino, ti devo dire che mi ero sbagliato nei confronti di Berlusconi all’inizio quando tu nel ’94 sei sceso in politica con lui. Infatti, da quello che lui ha fatto indicando il tuo nome nella lista dei Ministri del suo primo governo quale Ministro della Pubblica Istruzione e della Ricerca Scientifica, anche se alla fine ti ha nominato sottosegretario alla Sanità, e sostenendo tutti i tuoi progetti scientifici (realizzazione della Facoltà di Farmacia a Roma Tor Vergata, dell’Istituto Rita Levi Montalcini a Roma, della Scuola europea per la valutazione di nuovi farmaci a Villa Mondragone) come pure scegliendoti come Presidente della Regione Calabria, ha dimostrato di essere un grande uomo e un eccellente politico”.

E non posso dimenticare le sue visite in Calabria quand’ero Presidente della Regione; io rimanevo affascinato dalla sua personalità, dalla sua umiltà come pure lo erano migliaia di calabresi, folle straripanti di persone di tutti i ceti, di tutte le età, fra cui mogli di politici di sinistra che, a volte, con bimbi in braccio che allattavano, lo aspettavano per ore per avere il piacere di dirgli qualche parola, di toccare le sue mani e di rivolgergli qualche preghiera quasi fosse un Santo.

Il mio rammarico rimane ancora vivo per non averlo avuto mio ospite personale in Calabria di recente, quando l’ho invitato a venire in elicottero a Torello, mia residenza estiva (dove avevo preparato nel giardino di fronte casa una bella pista) quando la mia amica Elisabetta Gregoraci aveva pensato di sposarsi nel Santuario della Madonna delle Grazie di Torre Ruggiero, proprio a due passi da Torello.

Voglio sottolineare una volta di più il rapporto umano e fraterno che ha mantenuto con mia sorella Antonella, la quale stravedeva per lui e periodicamente gli mandava le sue specialità dolciarie (torrone con nocciole di Cardinale, i cantuccini e i dolcetti alle mandorle) come pure il suo Limoncello “verace” fatto in casa che lui beveva e condivideva con gli amici di sempre quali Gianni Letta, Adriano Galliani e Fedele Confalonieri, ma anche con gli amici politici stranieri come il Presidente George Bush jr ed il presidente Vladimir Putin.

Il nostro rapporto schietto è apparso evidente quando un giorno lui, molto triste e preoccupato per la crisi con la moglie Veronica, mi chiese, commosso, un consiglio su cosa avrebbe dovuto fare. Spontaneamente e senza mezzi termini gli dissi: “Presidente, tu sai di aver commesso molti errori. Com’è possibile che il mio amico Prof. Aihua Pan, Presidente della Sinobioway di Pechino, mi chiede insistentemente di poterti conoscere per partecipare con te ad una seduta di “bunga-bunga”? Questo non è positivo per la tua immagine nel mondo. Allora, se vuoi ascoltare un mio consiglio, vai al più presto dal Papa e, in ginocchio, chiedigli perdono e pregalo fortemente di risposarti con Veronica”. Lui mi diede ragione, ma poi non diede seguito a questo prezioso consiglio.

In questo momento di grande dolore per la scomparsa di un amico fraterno e di un maestro, con la mente un po’ obnubilata, desidero però ricordare una delle ultime telefonate che ci siamo scambiati.

Era una tiepida giornata primaverile del 2019 e mentre facevo la solita siesta intorno alle 15, ricevetti una telefonata tanto sorprendente quanto piacevole da un numero sconosciuto. Era Silvio Berlusconi che mi chiamava senza il tramite delle sue segretarie. Ricorderò per sempre le sue parole: “Ho voluto chiamarti direttamente, professore, per dirti che l’altro ieri Gianni Letta mi ha regalato una copia del tuo nuovo libro Da un piccolo villaggio della Calabria alla scoperta del mondo. Sapevo che tu hai scritto tanti libri scientifici, molti dei quali in lingua inglese, ma non immaginavo le tue doti di scrivere un libro di cui ho letto solo qualche capitolo finora, che mi ha particolarmente colpito e che metterò sul mio comodino vicino al letto per leggere ogni tanto qualche capitolo. Per questo devi ringraziare i tuoi genitori (ed io gli dissi di dover ringraziare particolarmente mio papà Salvatore) che ti hanno trasmesso il dono di saper intessere e mantenere rapporti di amicizia con tanti personaggi famosi in tutto il mondo”.

Fonte: Corriere della Calabria

Quanto lui avesse apprezzato questo libro delle mie memorie, l’ho capito in seguito quando, anni dopo, il nuovo presidente della Regione, il mio pupillo Roberto Occhiuto è andato a trovarlo e Berlusconi, con un certo orgoglio, gli fece vedere il mio libro con dedica.

Questo è uno dei tanti episodi volti a sottolineare la sua estrema sensibilità; era un vero e proprio gentleman, un uomo che rimarrà nella mente e nel cuore di tutti noi che abbiamo avuto la fortuna di conoscere e amare. Infine, non posso dimenticare che il giorno dell’elezione di Ignazio La Russa a Presidente del Senato, egli fu fotografato in aula mentre sfogliava il mio ultimo libro “Riccardo Misasi. Un tributo”.

Con Berlusconi finisce un’era, l’era dei sogni, del benessere, della felicità, e noi rimarremo con lo sguardo offuscato da un velo di mestizia guardare al nostro futuro, prigionieri delle nostre inquietudini, delle nostre paure di fronte alle sfide che ci attendono, dei cambiamenti climatici, dei rischi di nuove pandemie e di potenziali disastri nucleari.

Giuseppe Nisticò

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