Una Musica scritta da un Genio assoluto che continua a vivere con la stessa intensità di quando è uscita dalle sue dita e soprattutto dalla sua mente

Mozart, un cognome di sei lettere. Musica, un’Arte di sei lettere. Non possiamo parlare di “casualità” ma di un disegno divino, almeno stando a quanto emerge da quei suoni che, a distanza di secoli, appaiono estremamente moderni e futuristi.

Ho avuto la fortuna ma soprattutto la gioia di assistere ad un evento unico nel suo genere. Presso l’Auditorium Parco della Musica – Ennio Morricone è andato in onda il Capolavoro di Miloš Forman, “Amadeus”, con l’aggiunta della parola “Live”. Sì, perché a questa perla del cinema mondiale è stata affiancata l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, diretta dal Maestro Ludwig Wicki e, per il Coro, dal Maestro Andrea Secchi.

Fonte: Miami Art Guide

Ma entriamo nello specifico. Un maxischermo posto sopra il Coro e l’Orchestra ha proiettato, nelle giornate del 4, 5 e 7 gennaio, la celebre pellicola del 1984 in occasione del quarantesimo anniversario della stessa. Particolarità della proiezione, la Musica suonata dal vivo che accompagnava le varie scene del film.

In “Amadeus” il regista cecoslovacco Miloš Forman ha voluto dare non tanto e non solo risalto a colui che, a mio modesto avviso, è il più grande genio che la Musica abbia mai conosciuto ovvero Wolfgang Amadeus Mozart, ma al suo “rivale” Antonio Salieri, magistralmente interpretato dall’attore F. Murray Abraham.

La pellicola inizia con un’immagine di una Vienna ottocentesca, notturna e coperta di neve, e con la Musica dell’Opera K527 “Don Giovanni”, nello specifico l’Overture.

Salieri, ormai vecchio e in preda alla follia, tenta il suicidio denunciandosi come l’assassino del Compositore austriaco. Viene portato in un manicomio della capitale e messo in una stanza dove ha come unico “amico” un clavicembalo con cui trascorrere le giornate.

Fonte: milosforman.com

Un giovane prete va per confessarlo e dargli l’estrema unzione ma Salieri, all’inizio molto titubante nel sentire che “davanti a Dio tutti gli uomini sono uguali”, inizia a narrare la sua vita, non prima di aver chiesto al sacerdote quanto se ne intendesse di musica.

Dopo aver accennato l’intro di alcuni suoi componimenti e non vedendo nel prelato una conoscenza dei medesimi, prova con un ultimo tentativo: la serenata in Sol maggiore K 525, nota come Eine kleine Nachtmusik (“Piccola serenata notturna”).

Il prete, pensando erroneamente che fosse un componimento di Salieri, inizia, tuttavia, a cantarla e quando il musicista italiano gli dice il nome dell’autore (Mozart per l’appunto) si apre una confessione che metterà in evidenza il Genio da una parte e l’invidia dall’altra.

Mozart (interpretato da Tom Hulce) viene presentato come un burattino, un ragazzo totalmente infantile e volgare ma con un talento per la Musica unico ed indiscutibile. Salieri narra del comportamento del suo collega-rivale dipingendolo come irriverente nei confronti dei potenti, a cominciare dal Principe Arcivescovo di Salisburgo Hieronymus von Colloredo fino ad arrivare all’Imperatore Giuseppe II.

Fonte: The MacGuffin

Una delle scene più divertenti è la rivisitazione della marcetta di benvenuto che Salieri aveva scritto per Mozart in occasione del primo incontro a Corte con l’Imperatore. Giuseppe II l’aveva trovata incantevole e aveva chiesto al Compositore di Corte di poterla provare e suonare per ricevere il giovane Amadeus. Salieri, onorato da cotanta richiesta, aiuta il Sovrano in fase di prova a suonarla nel “migliore” dei modi, mentre Mozart stava percorrendo il lungo corridoio che lo avrebbe portato nella sala dove lo attendeva l’Imperatore con la corte.

Dopo gli applausi per l’esecuzione (in vero assai modesta), le dovute presentazioni e la commissione di un’Opera in tedesco (Il ratto del Serraglio), Giuseppe II porge a Mozart il pezzo per saggiare le sue qualità di Musicista ma il giovane risponde con un “lo tenga Maestà, io l’ho già tutta qui dentro”, indicando la propria testa. Qui avviene l’incredibile: Amadeus si siede al clavicembalo e non solo riproduce fedelmente il pezzo (dopo un solo ascolto e sotto gli occhi increduli dei presenti) ma ne fa delle migliorie sottolineando l’inefficacia di alcuni passaggi e correggendoli in tempo reale. Viene fuori quella che poi diverrà la celebre Aria del “Farfallone Amoroso” ne “Le nozze di Figaro”.

Fonte: FilmTV

Fonte: The Guardian

Sarebbe assai lungo proseguire nel racconto del film. Quello su cui è importante soffermarsi è la perfetta e fedele riproduzione che l’Orchestra del Santa Cecilia ha saputo fare mentre trascorrevano le scene della pellicola.

Il Maestro Ludwig Wicki, oltre alla partitura, aveva uno schermo in cui compariva una banda verde che indicava il preciso istante in cui attaccare ed una rossa che segnava la chiusura in sincro perfetto con quanto appariva sullo schermo. Difficilmente ho sentito brividi come in questa occasione, specialmente nella parte finale del racconto.

Mozart, secondo una rivisitazione dal forte contenuto narrativo di Forman, ormai in fin di vita, detta a Salieri il suo ultimo capolavoro: il Requiem. Il Genio ha ben chiara la composizione della partitura e ciò che ogni singolo strumento, voci comprese, deve fare. Salieri fatica a trascrivere le parti alla velocità con cui gli vengono dettate e quando Mozart gli chiede di mostrargli la parte inizia il “Confutatis” con un suono che, nello specifico, ha abbracciato tutta la Sala dell’Auditorium.

Sono gli ultimi istanti di vita del giovane Compositore. La scena più tragica è il trasporto della salma al cimitero viennese in un freddo e piovoso dicembre del 1791 e la caduta della stessa nella fossa comune in mezzo ai poveri della capitale. Il “Lacrimosa” del Requiem, magistralmente eseguito, ha accompagnato le drammatiche sequenze.

Una piccola nota di rimprovero: aver proiettato la pellicola in lingua originale (l’inglese) coi sottotitoli in italiano. Una scelta, a parer mio, errata se si considera che esistono ben due versioni doppiate del film: la prima, quella per la televisione (e scelta per l’evento) e poi la cosiddetta “Director’s cut” ovvero la versione integrale con alcune scene inedite.

Ad ogni modo, quanto visto resterà un ricordo meraviglioso e la testimonianza di una Musica scritta da un Genio assoluto il cui corpo è andato perso, come quello di altri Grandi della Storia (Leonardo, ad esempio) ma che continua a vivere con la stessa intensità di quando è uscita dalle sue dita e soprattutto dalla sua mente.

Stefano Boeris

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