Si è spento nell’ultimo giorno dell’anno Papa Ratzinger, destinato a passare alla Storia per essere stato il “primo” Pontefice a rinunciare alla Cattedra di Pietro dopo secoli dal suo predecessore Gregorio XII
31.12.2022, una data che non potremo mai più dimenticare, almeno parlando della Storia della Chiesa. E’ tornato alla Casa del Padre, Papa Benedetto XVI, il Successore di Pietro che, nel lontano 28 febbraio 2013, pronunciò in forma solenne (e in lingua Latina) la rinuncia alla prosecuzione del Papato.
Novantacinquenne, era da tempo malato e, nell’ultima udienza generale del 2022, Papa Francesco aveva dato l’annuncio di una condizione di salute assai grave, con la preghiera di far sentire il proprio amore verso colui che, nel silenzio, stava continuando a sostenere la Chiesa.
Ero a Piazza San Pietro quando venne dato questo annuncio e subito mi resi conto che, con molta probabilità, Papa Ratzinger non avrebbe visto il sorgere del nuovo anno.
La figura di Benedetto XVI è sempre apparsa come “fredda”, almeno in un primo momento; certo, non sarebbe stato facile per nessuno ereditare il compito di guidare la Chiesa universale dopo l’immenso carisma di San Giovanni Paolo II. Ma forse Iddio ha visto in Joseph Ratzinger il giusto “successore” per un’impresa tanto ardua.
Invero, dalla sua elezione avvenuta nel pomeriggio del 19 aprile 2005, Benedetto ha dimostrato di saper muovere il timone petrino secondo logiche atte a portare la Nave verso porti sicuri, e affrontando le tempeste con coscienza e capacità. Anche il rapporto verso i fedeli è stato rafforzato attraverso il trascorrere del tempo; il modo deciso (da buon tedesco) non ha mai soffocato l’amore nei confronti del Popolo di Dio che lo ha sempre incoraggiato ad andare avanti.
È giusto ricordare alcuni momenti salienti del suo Pontificato: le riforme della Curia, iniziate nel marzo 2006 attraverso l’unione di alcuni Consigli pontifici, la modifica delle norme in materia di conclave, l’attenzione ai temi del Concilio Vaticano II ed anche la ripresa di aspetti della tradizione ecclesiastica legata all’utilizzo della lingua latina, per manifestare l’universalità e unitarietà della Chiesa.
Avanti, dunque, nel cammino che da 2000 anni, prosegue incessantemente, di Papa in Papa, sino al giorno storico della Rinuncia all’Ufficio di Romano Pontefice, avvenuta l’11 febbraio 2013, quando Benedetto decise di lasciare la Guida della Nave ad un nuovo successore.
Prima di lui già altri Pontefici avevano optato per la rinuncia al munus petrino: Ponziano (28 settembre 235), Silverio (11 marzo 537), Benedetto IX (1º maggio 1045), Gregorio VI (20 dicembre 1046), Celestino V (13 dicembre 1294) e Gregorio XII (4 luglio 1415).
Doveva essere un giorno qualunque ma ad un certo momento il Papa, in presenza di Cardinali per un Concistoro volto alla proclamazione di alcuni Santi, conclusa la parte relativa alla Canonizzazione, iniziò a parlare in lingua latina comunicando ai Porporati il bisogno di fare un annuncio importante: quello della Rinuncia. La motivazione fu l’età avanzata (ingravescente aetate).
Vorrei riportare il momento saliente di quel comunicato:
Fratres carissimi, non solum propter tres canonizationes ad hoc Consistorium vos convocavi, sed etiam ut vobis decisionem magni momenti pro Ecclesiae vita communicem. Conscientia mea iterum atque iterum coram Deo explorata ad cognitionem certam perveni vires meas ingravescente aetate non iam aptas esse ad munus Petrinum aeque administrandum.
Carissimi Fratelli, vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino.
Una scelta contestata e compresa al tempo stesso; una decisione che portò i detrattori a ritenerla quasi una fuga, in un momento in cui gli scandali legati alla pedofilia e quant’altro stavano macchiando il nome della Chiesa. Ma anche un gesto comprensibile vista l’età, gli impegni e le eccessive energie da spendere giorno dopo giorno quando si ricopre quell’incarico. Il suo Ministero cessò alle ore 20 di quel 28 febbraio 2013 con il rintocco del Campanone che decretò la fine di un’Era.
Da quel momento il titolo fu quello di “Papa Emerito” con il diritto di essere chiamato ancora “Sua Santità” ma con l’impossibilità di indossare, sopra l’abito talare bianco, la pellegrina bianca e la fascia, mentre all’anulare destro tornò l’anello vescovile.
Con l’elezione di Papa Francesco (13 marzo 2013) la vita di Benedetto XVI è andata sempre più allontanandosi dalle telecamere fino a prendere la strada della clausura, nel Monastero vaticano “Mater Ecclesiae” se non per riapparire in pubblico in qualche rara occasioni.
La notizia del decesso è stata data dal Direttore della Sala Stampa Vaticana, Matteo Bruni: “Con dolore informo che il Papa Emerito Benedetto XVI, è deceduto oggi alle ore 9.34, nel Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano”.
Il Papa Emerito sarà esposto all’interno della Basilica Vaticana il 2 gennaio mentre i funerali si svolgeranno il giorno 5, secondo una formula all’insegna della semplicità. Il luogo sarà quello di Piazza San Pietro alla presenza di Papa Bergoglio.
Il corpo di Joseph Ratzinger riposerà in quella che è stata la tomba di Papa Giovanni Paolo II, nelle Grotte vaticane.
Papa Benedetto ha condotto la Chiesa secondo uno stile molto attento al cambiamento e alla tradizione. Ha sempre tenuto in considerazione l’importanza di porsi secondo un codice morale idoneo a ciò che la sua figura di Sommo Pontefice rappresentava.
Tutto il mondo si stringe attorno a questo successore di Pietro (il 265°) con un amore che non è mai venuto meno neanche nei momenti più difficili del suo pontificato e della sua vita.
Stefano Boeris
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