Ritardi e cancellamenti di voli a causa di mancanza di personale; a farne le spese sono i viaggiatori

I danni causati dai due anni di crisi pandemica alle spalle sembrano non finire mai, in particolare quelli economici. Se inizialmente sono state famiglie e imprese a toccare con mano le conseguenze del susseguirsi di restrizioni e chiusure, oggi ad entrare in crisi è il turismo, il settore economico di maggior rilievo nei mesi estivi. Molte compagnie aeree in tutto il mondo sono state costrette a cancellare voli o a far partire con grande ritardo i propri aerei, e con tutta probabilità si andrà avanti così per molto ancora.

Le cause di una simile situazione, mai verificatasi prima, sono riconducibili quasi esclusivamente alla mancanza di personale di volo e di terra, determinata dalla sua gestione da parte delle compagnie nel periodo pandemico.

Nei due anni dominati dal Covid-19, a causa di restrizioni e lockdown in tutto il mondo, si era registrata una netta diminuzione della richiesta di voli anche nella stagione di punta. Di fronte all’inevitabile calo dei ricavi, molte compagnie aeree hanno optato per un taglio di una buona fetta dei posti, ricorrendo al licenziamento del personale di terra, e in alcuni casi anche dei piloti e assistenti di volo. La bolla è definitivamente esplosa con l’arrivo del nuovo anno e con i passi avanti nella lotta al coronavirus, che ha permesso ai governi di allentare i provvedimenti degli anni passati.

Di fronte ad un simile scenario, era del tutto prevedibile un aumento vertiginoso delle prenotazioni dei voli, soprattutto nei mesi di vacanze. A ciò sarebbe dovuto corrispondere un incremento di personale ma le compagnie si sono fatte cogliere di sorpresa e non sono riuscite a rimpiazzare nella maniera adeguata i dipendenti licenziati.

Fonte: Globalist.it

Il fenomeno ha già raggiunto dimensioni spaventose; si stima infatti che solamente domenica 17 luglio, a causa di uno sciopero generale, siano stati bloccati quasi quattrocento voli nazionali ed internazionali. Si tratta de terzo sciopero dopo quelli dell’8 e del 25 giugno, ed è stato indetto dal personale di alcune compagnie low cost e dai controllori di volo dell’ENAV (Ente Nazionale per l’assistenza al volo). Gli scioperanti chiedono a gran voce un miglioramento delle condizioni lavorative ed un aumento dei salari, soprattutto alla luce della scarsità di personale. La situazione è destinata a peggiorare, e sempre più turisti saranno costretti a subirne le conseguenze.

Sì, perché a farne le spese sono sempre i viaggiatori. Il clima che giornalmente si respira negli aeroporti di tutta Europa ve la lasciamo immaginare: sono in molti ad aspettare ore infinite per capire quando partirà il volo, altri sono obbligati a fare ritorno a casa dopo aver visto il proprio volo cancellato. E per chi ha un volo prenotato nei prossimi trenta giorni la preoccupazione cresce sempre di più.

A suscitare scalpore sono anche le modalità attraverso le quali vengono gestiti i cambi di orario e le cancellazioni. Spesso, infatti, si viene informati solamente tramite mail e talvolta anche con enorme ritardo, quando magari si è già al gate o addirittura a bordo dell’aereo.

Se i passeggeri si trovano a dover rinunciare alle proprie vacanze, anche per le compagnie il costo di tutto ciò non è irrilevante. Le richieste di risarcimento da parte dei viaggiatori non tardano ad arrivare. Nel solo mese di giugno le compagnie europee hanno rimborsato i passeggeri per un totale di cinquecento milioni di euro e la cifra potrebbe superare i due miliardi di euro per tutta la durata del periodo estivo.

Giulio Picchia

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