Un attore che ha reso grande il cinema italiano e che sicuramente avrà ricreato il duo con l’amico Raimondo senza timore di censura alcuna

Correva l’anno 1922 e a Cremona, il giorno del 23 marzo, nasceva un bambino destinato ad entrare nell’Olimpo degli attori italiani: Ugo Tognazzi.

Suo padre, Gildo, di professione ispettore di una società di assicurazioni, era costretto a viaggiare molto per motivi di lavoro e così il piccolo Ugo, visse gli anni dell’infanzia in varie città per tornare poi, nel 1936, a Cremona. Dopo il conseguimento del diploma di ragioniere, trovò nel salumificio della Negroni. Ma nel tempo libero amava recitare in una compagnia filodrammatica del dopolavoro aziendale.

In realtà il suo esordio teatrale era già avvenuto al teatro Donizetti di Bergamo, all’età di quattro anni ed anche sotto il secondo conflitto mondiale, si dedicò ad organizzare spettacoli di varietà per i commilitoni.

Tornato a Cremona dopo l’armistizio, lavorò come archivista. Nel 1945 la passione per lo spettacolo lo spinse a trasferirsi a Milano dove prese parte ad uno spettacolo per dilettanti, tenutosi al Teatro Puccini. Fu questo un vero e proprio trampolino di lancio poiché venne scritturato dalla compagnia teatrale di Wanda Osiris.

Il suo debutto davanti alla macchina da presa avvenne nel 1950 con un film diretto da Mario Mattoli “I cadetti di Guascogna” assieme a Walter Chiari.

30 anni senza Ugo Tognazzi, il "colonnello" della commedia all'italiana -  Tgcom24
Fonte: Tgcom24 – Mediaset Play

Nel 1951 conobbe colui che sarebbe diventato il partner comico col quale condividere enormi successi, Raimondo Vianello. I due formarono una coppia di grande successo e dal 1954 al 1959 lavorarono per la RAI nel varietà “Un due tre”.

Ma quelli furono anche gli anni della censura. Le loro battute colpivano tutti, fino ad arrivare a toccare Presidenti della Repubblica e del Consiglio, provocando così interventi drastici dei censorii. La chiusura del programma avvenne il 25 giugno 1959, quando il duo Tognazzi-Vianello decise di mettere in burla un incidente avvenuto durante la sera della prima alla Scala e che era stato volutamente ignorato dai principali mezzi di stampa: protagonista Giovanni Gronchi, Presidente della Repubblica che, a causa del tentativo di un gesto galante con una signora, cadde a terra per la sottrazione della sedia accanto al presidente francese De Gaulle.

Il duo comico ebbe l’ardire di ripetere la scena in televisione: Vianello tolse la sedia a Tognazzi che cadde a terra con Vianello che commentò “Chi ti credi di essere?”. Tognazzi rispose: “Beh, presto o tardi, tutti possono cadere”. 

La sera stessa Ettore Bernabei decise la cancellazione immediata della trasmissione dal palinsesto e il direttore della sede di Milano venne licenziato immediatamente.

Gli anni ’60 videro Tognazzi entrare nella commedia all’italiana con titoli come “La voglia matta” (1962), “Le ore dell’amore” (1963), “I mostri” (1963), “Il magnifico cornuto” (1964), “Straziami ma di baci saziami” (1968), “Il commissario Pepe” (1969), “Venga a prendere il caffè da noi” (1970), “La supertestimone” (1971), “In nome del popolo italiano” (1971), “Vogliamo i colonnelli” (1973),”Romanzo popolare” (1974), “La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone” (1975), “L’anatra all’arancia” (1975), “La stanza del vescovo” (1977) e “Il gatto” (1977). Compare, inoltre, come uno dei protagonisti nelle mitiche trilogie di “Amici miei” (1975,1982,1985) e “Il vizietto” (1978,1980,1985), che rappresentano l’apice del suo successo

Si auto-diresse in cinque film (“Il mantenuto”, (1961); “Il fischio al naso”, (1966); “Sissignore”, (1968); “Cattivi pensieri”, (1976); “I viaggiatori della sera”, (1979) e nella serie televisiva “FBI – Francesco Bertolazzi investigatore” (1970).

Fu grande amico di colleghi come Vittorio Gassman, Paolo Villaggio, Marco Ferreri, Luciano Salce e Mario Monicelli.

Della sua vita privata sappiamo che ebbe tre compagne e quattro figli. Suo figlio Ricky (anche lui attore e regista) fu il frutto di una relazione, iniziata nel 1954 e finita nel 1961 con una ballerina britannica, Pat O’Hara. Poi fu la volta di Margarete Robsahm, attrice norvegese e partner nella pellicola “Il mantenuto” dalla quale nel 1964 ebbe un secondo figlio Thomas.

Nel 1972 sposò l’attrice Franca Bettoja e la coppia ebbe due figli, Gianmarco e Maria Sole.

Una delle grandi passioni di Ugo Tognazzi era la cucina: “Nella mia casa di Velletri c’è un enorme frigorifero che sfugge alle regole della società dei consumi. Non è un “philcone”, uno spettacolare frigorifero panciuto color bianco polare. È di legno, e occupa una intera parete della grande cucina. Dalle quattro finestrelle si può spiarne l’interno, e bearsi della vista degli insaccati, dei formaggi, dei vitelli, dei quarti di manzo che pendono, maestosi, dai lucidi ganci. Questo frigorifero è la mia cappella di famiglia”. E ancora: “Dopo aver preparato una cena, la mia più grande soddisfazione è l’approvazione degli amici-commensali. E in questo, tutto sommato, non faccio che ripetere ciò che mi accadeva a teatro e che ora, col cinema, mi viene a mancare: il contatto diretto col pubblico”

Negli ultimi anni di vita fu vittima della depressione. L’attore si spense nel sonno all’età di 68 anni a Roma per un’emorragia cerebrale, il 27 ottobre 1990. Le sue spoglie riposano nel cimitero di Velletri.

Un attore che ha reso grande il cinema italiano e che sicuramente avrà ricreato il duo con l’amico Raimondo senza timore di censura alcuna.

Stefano Boeris

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