Analizziamo tutte le implicazioni del colpo di stato in Birmania
Risale ormai a più di un anno fa il colpo di stato militare organizzato in Myanmar, un atto di forza ingiustificato che non solo ha annullato un decennio di apertura democratica del paese ma ha anche compromesso la biodiversità e gli ecosistemi di quest’ultimo.
Il Myanmar è un Paese con una lunga storia di sfruttamento eccessivo delle risorse (dai minerali e pietre preziose alle foreste, al petrolio e al gas) che ha generato inquinamento e degrado ambientale, nonché violazioni dei diritti umani e conflitti lunghi decenni.
A causa di una combinazione di fattori politici, in particolare l’insicurezza causata dagli scontri tra l’esercito del Myanmar e le forze di resistenza locali, l’impatto sull’ambiente e sul cambiamento climatico è aumentato. Lo sfruttamento delle risorse naturali ha fornito una fonte finanziaria sia per le operazioni militari che per la violenza contro i civili, proprio come ha fatto per decenni il precedente regime militare.
Di conseguenza alcune organizzazioni internazionali, donatori e gruppi della società civile, a partire dall’instaurazione del nuovo regime, hanno sospeso il tanto necessario lavoro di mitigazione e adattamento climatico. Con il passare del tempo sono aumentati i problemi di sicurezza ed è diventato sempre più difficile collaborare con i militari.
Molti organismi che spingevano il governo a diventare più equo e più verde sono stati messi a tacere. Alcuni di loro sono in fuga, altri sono presi di mira dai militari che vogliono nascondere le preoccupazioni per le attività a danno dell’ambiente della giunta e i controversi progetti infrastrutturali, che spesso coinvolgono soggetti corrotti.
Il colpo di stato ha chiaramente bloccato tutte le attività ambientali e climatiche, aggravando la situazione di disagio preesistente. I disordini e l’incertezza hanno distrutto ogni capacità di risposta all’emergenza ambientale e deteriorato ulteriormente le già fragili condizioni socioeconomiche della popolazione birmana.
Inoltre, il lavoro di diffusione di una maggiore consapevolezza ambientale, iniziato dalle associazioni, si è improvvisamente interrotto, lasciando un vuoto nel dibattito pubblico.
La società civile si trova ora in una situazione di stallo, senza risorse e capacità di fronteggiare le sfide. La giunta militare, pur di arricchirsi, utilizza tutte le risorse a disposizione, senza curarsi degli effetti disastrosi che ciò provoca, la popolazione infine sostiene il fardello di tali scelte scellerate, in balìa di una crisi umanitaria e ambientale.
Alberto Fioretti